venerdì 8 ottobre 2010

Hot Poop - Numero 1 - Pilar Ternera


Voglio inaugurare questa sezione con un gruppo che mi ha impressionato particolarmente fin dalla prima volta che li ho visti dal vivo, nel 2008 al Savoirfest di Borsea (RO). I Pilar Ternera, che prendono il nome da un personaggio dal libro "Cent'anni di solitudine" di Gabriel García Márquez, sono un trio composto da Andrea Mancin alla batteria, Sara Ardizzoni alla chitarra e alla voce e Oliviero Farneti, factotum della situazione, al basso, le tastiere, la chitarra, la voce e anche altro.
La loro musica è un potpourri di sapori misti, che riesce a amalgamare perfettamente ingredienti molto diversi tra loro, rendendo così possibile trovare un pizzico di qualsiasi cosa in questo album, dall'alternative al progressive (anche se il batterista Mancho ha affermato di non amare questo genere). I brani contenuti in questo disco lasciano spesso di stucco per un motivo o per l'altro. La struttura delle canzoni, mai scontata o banale, rende l'ascolto un viaggio continuo.
La capacità tecnica dei musicisti è brillante, così come la capacità compositiva. A rendere ancora più pregevole tutto ciò vi sono anche le ottime voci di Farneti e della Ardizzoni; un fatto abbastanza curioso visto che spesso per gruppi di questo genere la voce risulta invece il tallone d'Achille.
Gli undici brani contenuti in questo lavoro sono tutti eccellenti e variegati (un altro punto a favore se si tiene conto che il brano più lungo dura 4:27"), con la danzante "Pillowla", le bizzarre "Jumping Frenchmen of Maine" e "Our Daily Ration of Sweet Misunderstandment", la ottima quando cripticamente intitolata "-" e la conclusiva "Nembrot" a risaltare rispetto al resto dell'album.
I Pilar Ternera insomma, offrono un lavoro di alta qualità, e non esagero quando dico che è di gruppi come questo che c'è bisogno in Italia. Lasciamo però la parola ai Pilar Ternera stessi:


GTBT: Vedendo un vostro concerto ho avuto l'impressione che improvvisaste molto, mentre ascoltando questo lavoro ho avuto l'impressione opposta, ovvero che tutto fosse molto curato e studiato. Qual'è il vostro vero approcio alla musica?

Oliviero: L'impressione giusta è quella che hai avuto ascoltando il disco: non c'è praticamente nulla di improvvisato. L'unica eccezione è l'ultimo pezzo entrato in repertorio, nuovo e pertanto non presente nel disco, che prevede una sorta di coda con una parte libera di batteria, da noi affettuosamente chiamata "l'assolo dadaista del Mancho": Andrea improvvisa, e io e Sara teniamo invece una struttura rigida sotto. In realtà comunque questo non credo si possa definire "il nostro approccio alla musica", bensì il nostro approccio a questa band: per il momento ci siamo sempre trovati meglio a rifinire i pezzi a monte, ma in altre situazioni musicali ci possiamo trovare più o meno a nostro agio anche improvvisando. Insomma, per quello che mi riguarda, l'approccio alla musica cambia in relazione alle persone con cui suoni e a quello che è il loro apporto alla riuscita finale, e questo senso di contingenza è il bello del suonare in un gruppo, a mio giudizio.

Sara: Dunque a dire il vero dal vivo ci sentiamo liberi di improvvisare giusto in un paio di punti , per il resto diciamo che nel live siamo fedeli alla registrazione..infatti per quanto brevi siano i pezzi sono tutti piuttosto costruiti e pensati per un’esecuzione precisa..questo almeno per ora..e comunque concordo con Oliviero, l’approccio alla musica varia molto a seconda delle persone con cui suoniamo, se ascolti gli altri nostri progetti vedrai che sappiamo dedicarci a cose parecchio diverse..



GTBT: Molti dei vostri brani sono multiparte. La composizione avviene in maniera omogenea?

Oliviero: Generalmente c'è omogeneità di scrittura, ma può capitare anche di giustapporre delle parti separate a mo' di collage; inoltre l'arrangiamento, che è parte integrante della composizione, ma che viene effettuato successivamente alla "scrittura", può frammentare ulteriormente le parti costitutive di un pezzo, così come omogeneizzarle.

Sara: I nostri brani alla fine sono dei piccoli mosaici di un sacco di cose..infatti l’osservazione che più spesso ci viene fatta è che “non siamo inquadrabili in un genere preciso”..per qualcuno questo potrà essere una mancanza, ma per noi è una qualità.. Quasi tutti i brani che senti sul disco (tranne uno..) a dire il vero sono nati circa 10 anni fa, quando Pilar Ternera era un trio che vedeva alla batteria\drum machine un alto componente, Vittorio Pozzato, ora membro dei Canadians.. Spesso ci ritrovavamo di sera in salotto ad improvvisare e a rimescolare le nostre influenze musicali, già all’epoca parecchio variegate.. Il risultato furono due cd autoprodotti, quando veramente l’homemade era homemade .. Entrambi composti da più di 10 brani ciascuno, all’epoca era più difficile di oggi far circolare o promuovere i propri prodotti, ma trovammo i nostri spazi e per lo più ottime recensioni. Dopo anni di separazione , non per motivi umani ma per lo più logistici e geografici , e io e Oliviero ci siamo ritrovati con l’idea di riprendere alcuni dei vecchi brani e riarrangiarli e riregistrarli..e si è unito a noi Andrea alla batteria che ha fatto davvero un ottimo lavoro. Diciamo che abbiamo una visione molto personale del concetto di “omogeneità”.. ci piace esplorare molte atmosfere diverse, e spesso ci piacciono i cambi piuttosto bruschi e spiazzanti, l’inaspettato ha il suo fascino .. Ma non stiamo a preparare i brani “a tavolino”, nascono in modo alquanto spontaneo.



GTBT: Domanda per Oliviero: in base a cosa scegli quale strumento suonare durante un brano?

Oliviero: Per quanto riguarda i pezzi di cui scrivo io l'abbozzo o la struttura la scelta è semplice: se li scrivo al piano suono il piano e se li scrivo alla chitarra suono la chitarra. Nei pezzi di Sara invece la cosa ovviamente cambia; la maggior parte delle volte non è una scelta molto razionale ma di pancia, o se preferisci di orecchio, e pertanto completamente istintiva. Altre volte è capitato invece di provare più di una soluzione e di mantenere la più convincente. Infine, ultimamente capita anche di capovolgere il senso di quanto ho appena detto: nei pezzi nuovi a cui stiamo lavorando ho "trasformato" una parte di basso -e quindi a note singole- in una di piano -e quindi ad accordi- perchè a detta di tutti suonava meglio, e ho trasportato un pezzo scritto alla chitarra sul piano.



GTBT: Essendo la vostra musica un miscuglio di vari generi, non posso fare a meno di farvi l'odiosissima domanda: vi sono artisti o album particolari che sono stati fonte d'ispirazione per voi?

Oliviero: Non mi sento di rispondere in scioltezza, perchè davvero non saprei. Se ti dovessi indicare i musicisti o i dischi che mi hanno ispirato, presumibilmente finirei l'elenco fra un paio di ore, ma non avrebbe molto senso, perchè davvero nell'ambito dei Pilar Ternera non avevo in mente nessuno durante la lavorazione dei pezzi. Poi, è ovvio che molte influenze lavorano anche a livello subconscio.

Sara: Eh la domanda sull’influenze è un must di ogni intervista! Ma si sa, ci vuole..hehe.. solo che nel nostro caso credo sia impossibile trovare un filo conduttore univoco, tutti e 3 abbiamo ascolti diversissimi, a tratti pure in contrasto, ma il bello è proprio questo!! Riuscire poi a trovare dei punti di incontro che ovviamente escono in tutta la loro stranezza.. penso che si possa dire che abbiamo ascolti a dir poco onnivori che passano dal jazz al kraut all’hardcore all’elettronica al postpunk al pop il folk al noise la new wave.. che bello elencare una serie di etichette!!!..del resto come diceva Frank Zappa “parlare di musica è come ballare di architettura”..





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