RECENSIONE E FOTOGRAFIE DI ELEONORA VERRI
Sono emozionata, è la prima volta che vedo dal vivo gli Shellac,il gruppo del mitico Steve Albini.
Chi non conoscesse questo signore è pregato vivamente di ritornare nella cameretta ad ascoltare i gruppetti usa e getta che vanno tanto di moda in questo momento.
Steve Albini, dall’aspetto vagamente nerd, è sicuramente una delle figure più importanti della scena musicale mondiale degli anni ’80-‘90. Oltre ad essere il cantante degli Shellac è ben più noto per il suo lavoro di produttore per gruppi come Nirvana, Sonic Youth, The Stooges, Mogwai, The Jesus Lizard, Pixies, Jon Spencer Blues Explosion e molti altri.
Purtroppo il live a Bologna è stato spostato per problemi burocratici dal Locomotiv all’Estragon, noto per avere un’acustica pessima se non la peggiore di tutti i club musicali frequentati nella mia vita.
Per fortuna prendo posto davanti e almeno per questa sera sarò in grado di godermi il concerto anche se sotto la solita cappa fumosa, in barba ai divieti di fumo.
L’apertura del concerto è affidata al gruppo Bellini formato da Agostino Tilotta e Giovanna Cacciola già membri degli storici Uzeda, dal bassista Matthew Taylor (The Romulani) e il batterista Alexis Fleisig (Girls Against Boys, Soulside).
Gruppo sorprendente che mi ha lasciato a bocca aperta sia per l’energia pazzesca del batterista che per la bellissima voce della cantante, a tratti struggente quando esegue la canzone “The Thin Line”.
Numeroso il pubblico che applaude,accorso da più parti d’Italia per vedere gli Shellac ma che premia i Bellini con l’ascolto e il gradimento.
Sono le 23.00 e finalmente vedo spuntare Steve Albini, Bob Weston e Todd Trainer che montano la loro strumentazione.
Il pubblico composto sia da ragazzini di primo pelo che da over 40 non vede l’ora,è impaziente e quando attaccano inizia il pogo.
Fanno pezzi memorabili come “Steady as she goes”, “Crow”, “My Black Ass”, “Prayer to God”, “The End Of Radio”, “A Minute”, “Squirrel Song”, “Boycott”, “ Ghosts”.
Suoni perfetti, la chitarra tagliente di Steve, il basso distorto di Weston,il batterista che picchia duro (e che mi ricorda tanto Jack Skeletron), si divertono e ci danno dentro.
E’ un concerto pazzesco, Trainer è sconnesso dalla realtà e gronda di sudore, il bassista, chiede al pubblico di fargli delle domande e la sottoscritta si imbarazza e non poco per la marea di cagate che la gente riesce a chiedergli tra cui “cosa ne pensi di Lady Gaga?”, decisamente momento FAIL.
Steve Albini ci offre il suo repertorio di conoscenza della lingua italiana composta esclusivamente da bestemmie e dalla parola spaghetti alla bolognese (qualcuno lo avverte che non esistono?).
Il concerto dura un’ora mezza, le mie orecchie fischiano e fischieranno anche i giorni seguenti, ma ne è valsa la pena.
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