sabato 30 ottobre 2010

Ochtopus - Niente Apparente (Ethnoworld SRL, 2010)


Tracklist:
1. Pop Corno
2. Cric
3. Turchetto
4. Rumori di Sottomarino
5. Optional
6. Il Sorpasso
7. A Quai
8. Texas
9. Mi Chiudo In Mi
10. La Val Dla Cana
11. Galeron
12. Polka Miselia
13. Matilde

Ravennati. In sette. Storpiano parole inglesi per fare titoli di canzoni e anche per darsi un nome. Ochtopus, cioè Gianluca Gardelli e Fabrizio Sabia (chitarra), Christian Vistoli alle percussioni e poi fagotto, corno, oboe e sax. Una formazione per niente banale. Dove sono il basso e la batteria, diranno i più saccenti? Lasciate stare, e ascoltate il disco. 
Delle tredici canzoni, tre non sono loro, ma sono fighe lo stesso, a partire dalla rivisitazione in chiave comica di Pop Porno de Il Genio, "Pop Corno". E poi il disco si evolve, diventa un'accozzaglia studiatissima di sudore, folk, afro e pop, il tutto avvolto da quell'aura apocalittico-strumentale che solo una band così poteva rendere. Si alternano momenti acustici, prettamente folcloristici e dotati di un anima quasi improvvisazionale, e altri più spinti, ma sempre supportati dalla varietà fornita da strumenti come i già citati oboe e sax. Non che il fagotto si trovi molto spesso in dischi del genere. C'è umorismo nelle "insegne" dei brani, come "Mi Chiudo in Mi" o "Polka Miselia", e viene trasportato con estrema noncuranza anche in musica, con risultati estremamente divertenti e validissimi a livello musicale: basta pensare che in alcuni momenti ricordano Bregovic, in altri musica sudamericana o africana (ma infatti reinterpretano un brano popolare colombiano, intitolato "Galeron"). 
E mentre sul retro della copertina si staglia il più celebre polpo della storia, Paul, noi ascoltiamo uno dei dischi-rivelazione dell'anno, fatto da una delle band che si sono fatte conoscere soltanto nei festival "di strada", come i Buskers, e che hanno intelligentemente costruito un disco vario, a suo modo ermetico, ma easy-listening, appetibile perché circondato da una mistica atmosfera pop che lo potrebbe addirittura far entrare in radio nonostante un songwriting per nulla semplice e banale. Astrazioni a parte, ascoltatevi "Rumori di Sottomarino" e "Matilde", non c'è niente di uguale e il filo comune lo si fatica a trovare, anche se la presenza di quei fiati rende il tutto omogeneo. Manca una consistenza che svolga la funzione di conduttore, ed è proprio per questo che questo disco non si può contestualizzare, sino a poterlo ascoltare in qualsiasi momento o condizione, per ritrovare il buon umore o per scacciarlo, per ballare o per rilassarsi. 
Cosa serviva di più di così ad un Italia stressata come quella del 2010? Un Lucano, o gli Ochtopus. 


Voto: 8.5

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