I Wilco arrivano con questo omonimo disco dall'ironico titolo al settimo lavoro, con un gran fardello sulle spalle. Il compito è decidere che strada intraprendere, se esplorare qualcosa di nuovo o adagiarsi sugli allori dei successi passati. Dopo la deviazione leggermente mainstream degli ultimi lavori, questo album si propone di tornare alle origini della band, senza però raggiungerne la vera essenza. Il risultato è comunque buono. Nel dettaglio:
Questo disco è un vero miscuglio di musica d'oltreoceano e d'oltremanica, elaborato in maniera genuina come pochi se ne vedono ancora. Contiene le influenze del pop d'oltreoceano, del rock più commerciale, e di alcuni rami del prog; ci troviamo Neil Young, ad esempio, ma anche Bob Dylan, i Beach Boys, e cambiando continente, i Beatles e i Genesis.
Le prime tre tracce del disco, Deeper Down e One Wing soprattutto, ci fanno subito capire di che pasta sono ancora fatti questi musicisti, e tra il pop complesso e il rock citazionale vecchio stampo arriviamo a Bull Black Nova, bel pezzo che tratta la tematica dell'omicidio in maniera “onirica”, giocando sul contrasto musica/parole e combinando melodie più “divertite” ad altre più introspettive e dai toni scuri. Le sorprese continuano con la distesa You And I (featuring con Feist), una beatlesiana Everlasting Everything e soprattutto You Never Know, altro viaggio nel passato molto riuscito.
Il rock degli Wilco non scherza. Variopinto e multiforme, supportato da una tecnica sopra le righe (da apprezzare particolarmente le chitarre che a volte sembrano rincorrersi, creando un effetto di disorientamento sonoro evidentemente difficile da riprodurre) e da testi a volte divertenti ed altre più intimistici, referenziale quanto basta, e non da ultimo autocompiacente. Gli ingredienti per un bel disco ci sono tutti e il modo di disporli all'interno di questo lavoro non dispiaceranno certo gli amanti di tutte le band citate, anche se mancano le novità per chi ha già assaporato e gradito tutta la loro produzione passata, alla quale sono forse troppo legati.
In ogni caso un disco piuttosto interessante, consigliato ai fan per una conferma e ai nuovi ascoltatori per una sana iniezione di rock “classico” suonato da una band del 2000.
Voto: 7+
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