Gli I Got A Violet sono una formazione rodigina da anni in giro per portare la buona causa del rock'n'roll dove non è mai arrivato. Li abbiamo intervistati per GTBT, dove non hanno evitato, come sempre, di dimostrare la loro spocchia e la loro faccia tosta davanti alle domande degli intervistatori. C'è a chi piace, loro lo sanno.
-INTERVISTA-
Ciao. E' un piacere intervistarvi per GTBT. Io sono di Rovigo e gli I Got A Violet li ho anche visti live più di qualche volta nei paraggi. I lettori però sono di tutta Italia e magari non vi conoscono. Date qualche cenno storico e descrivete, se vi va, il vostro progetto.
Il nostro progetto nasce qualche tempo fa, sono stati anni di sperimentazioni varie, ma è con queste composizioni e con questa line up che ha avuto la sua forma più compiuta, tutto ancora perfettibile s’intenda, comunque sia la via si è in qualche misura tracciata.
L'ultimo disco si chiama "Backwash", quindi "risacca". Il panorama polesano/padano è senz'altro vicino a voi quindi, non solo geograficamente. C'è qualcosa nella vostra musica che vi piace accostare alla vostra terra?
Sicuramente i grandi spazi aperti, l’umidità e l’abuso di vino intervengono a stimolare il nostro immaginario, anche perché viviamo qui e non conosciamo altri modi di vivere che questo. Sono altresì convinto che sia l’artista a scrivere la musica non il posto in cui vive, è da stupidi credere nell’equazione che se uno vive, per dire, a New York o Londra scriverà sicuramente della musica ficcante mentre chi viene da un buco di culo come questo potrà scrivere solo porcheria.
Alcune recensioni hanno dato i giusti meriti ad un album come questo. Vi sentite "compresi" dal mondo della critica musicale o c'è qualcosa, un messaggio, un aspetto o altri dettagli che sentite non siano stati recepiti nel giusto modo?
La maggior parte dei critici passa il tempo ad incasellare dischi per trovare questo o quel riferimento, manca la cognizione di causa. Se ci si lavasse il cervello da tutti gli stilemi che qualche idiota tenta di imporre saremmo tutti più felici e con la testa più fresca e ricettiva.
Domanda banale. Quali sono le vostre influenze? Nel vostro "garage" c'è una determinazione che è comunque molto punk, sotto certi punti di vista anche new wave. Vi riconoscete in queste etichette?
Le nostre influenze sono tante, tutto quello che ascoltiamo, in modi e misure differenti ci influenza, l’unica etichetta in cui ci riconosciamo è il rock’n’roll, il resto sono chiacchiere
Noi non abbiamo bisogno di etichettarci per capire quello che suoniamo è un altrui necessità
I live sono sempre più una realtà utile alle band perché i dischi si vendono sempre di meno. Che ne pensate della registrazione di bootleg da diffondere gratuitamente su internet e della diffusione digitale della musica?
Il bootleg è qualcosa per i fissati di un gruppo, io personalmente preferisco realizzare dischi in studio, magari in presa diretta, se uno voule il live si vada a vedere il gruppo. Il digitale (mp3) ha la qualità della spazzatura, purtroppo si è perso il senso di cosa significhi ascoltare un disco, oggi si corre freneticamente, tutto deve essere veloce e poco ingombrante, reperibile in tempo reale, lo sforzo mentale e il romantico della ricerca vengono così definitivamente eclissati.
Non so perché mi è venuta in mente questa domanda. Se doveste fare una canzone nel vostro dialetto, di cosa parlereste e come la intitolereste? Potete non rispondere, haha. A parte gli scherzi, i vostri testi sono in inglese e si collocano quindi su un livello diverso rispetto all'alternative "che conta" qui in Italia. Da dove viene la scelta di NON cantare in italiano?
Il “che conta” già dice tutto. Magari a noi eccita il non contare un cazzo, così possiamo fare gli antipatici e odiare tutti gli altri, combinare brutti scherzi e sparire senza troppo clamore. Io piuttosto chiederei agli altri da dove derivi la scelta di cantare in italiano musica di chiare origini anglosassoni…
Quali sono i progetti futuri di voi I Got A Violet? Qualche nuovo progetto in studio?
Al momento stiamo ben chiusi nel nostro studiolo a scrivere pezzi nuovi.
Grazie per aver partecipato a questa intervista Buona fortuna e un saluto da tutto lo staff.
Il nostro progetto nasce qualche tempo fa, sono stati anni di sperimentazioni varie, ma è con queste composizioni e con questa line up che ha avuto la sua forma più compiuta, tutto ancora perfettibile s’intenda, comunque sia la via si è in qualche misura tracciata.
L'ultimo disco si chiama "Backwash", quindi "risacca". Il panorama polesano/padano è senz'altro vicino a voi quindi, non solo geograficamente. C'è qualcosa nella vostra musica che vi piace accostare alla vostra terra?
Sicuramente i grandi spazi aperti, l’umidità e l’abuso di vino intervengono a stimolare il nostro immaginario, anche perché viviamo qui e non conosciamo altri modi di vivere che questo. Sono altresì convinto che sia l’artista a scrivere la musica non il posto in cui vive, è da stupidi credere nell’equazione che se uno vive, per dire, a New York o Londra scriverà sicuramente della musica ficcante mentre chi viene da un buco di culo come questo potrà scrivere solo porcheria.
Alcune recensioni hanno dato i giusti meriti ad un album come questo. Vi sentite "compresi" dal mondo della critica musicale o c'è qualcosa, un messaggio, un aspetto o altri dettagli che sentite non siano stati recepiti nel giusto modo?
La maggior parte dei critici passa il tempo ad incasellare dischi per trovare questo o quel riferimento, manca la cognizione di causa. Se ci si lavasse il cervello da tutti gli stilemi che qualche idiota tenta di imporre saremmo tutti più felici e con la testa più fresca e ricettiva.
Domanda banale. Quali sono le vostre influenze? Nel vostro "garage" c'è una determinazione che è comunque molto punk, sotto certi punti di vista anche new wave. Vi riconoscete in queste etichette?
Le nostre influenze sono tante, tutto quello che ascoltiamo, in modi e misure differenti ci influenza, l’unica etichetta in cui ci riconosciamo è il rock’n’roll, il resto sono chiacchiere
Noi non abbiamo bisogno di etichettarci per capire quello che suoniamo è un altrui necessità
I live sono sempre più una realtà utile alle band perché i dischi si vendono sempre di meno. Che ne pensate della registrazione di bootleg da diffondere gratuitamente su internet e della diffusione digitale della musica?
Il bootleg è qualcosa per i fissati di un gruppo, io personalmente preferisco realizzare dischi in studio, magari in presa diretta, se uno voule il live si vada a vedere il gruppo. Il digitale (mp3) ha la qualità della spazzatura, purtroppo si è perso il senso di cosa significhi ascoltare un disco, oggi si corre freneticamente, tutto deve essere veloce e poco ingombrante, reperibile in tempo reale, lo sforzo mentale e il romantico della ricerca vengono così definitivamente eclissati.
Non so perché mi è venuta in mente questa domanda. Se doveste fare una canzone nel vostro dialetto, di cosa parlereste e come la intitolereste? Potete non rispondere, haha. A parte gli scherzi, i vostri testi sono in inglese e si collocano quindi su un livello diverso rispetto all'alternative "che conta" qui in Italia. Da dove viene la scelta di NON cantare in italiano?
Il “che conta” già dice tutto. Magari a noi eccita il non contare un cazzo, così possiamo fare gli antipatici e odiare tutti gli altri, combinare brutti scherzi e sparire senza troppo clamore. Io piuttosto chiederei agli altri da dove derivi la scelta di cantare in italiano musica di chiare origini anglosassoni…
Quali sono i progetti futuri di voi I Got A Violet? Qualche nuovo progetto in studio?
Al momento stiamo ben chiusi nel nostro studiolo a scrivere pezzi nuovi.
Grazie per aver partecipato a questa intervista Buona fortuna e un saluto da tutto lo staff.
I Got A Violet ed Emanuele Brizzante per GTBT
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