Marco Negri è un cantautore mantovano, pronto a esordire sulla scena con questo suo "Il Mondo Secondo Marco" che già dal titolo appare come un'indicazione di quanto la musica per lui sia racconto, opinione, urgenza comunicativa. Nello scorrimento del disco, all'ascolto, notiamo un primo grande punto interrogativo, riferito all'eterogeneità del tutto: in pochissimi minuti sentiamo influenze britanniche (Oasis, Blur, Manic Street Preachers, Joy Division, ma anche Rolling Stones), americane, sia nel punk che nel pop, (Ramones, Blink 182, forse pure i Pearl Jam), passando per le testimonianze che il movimento grunge post-Seattle ha lasciato in Italia (Afterhours, Marlene Kuntz, Ritmo Tribale, Estra) e l'elettronica primordiale di Kraftwerk, the Human League e i numi tutelari da cui questi primi esempi ormai preistorici di synth-pop hanno ricevuto tanta linfa vitale, come ad esempio i Roxy Music. Se poi ci soffermiamo ad analizzare anche la tradizione cantautorale italiana, i cenni reggae, il blues, possiamo tranquillamente dire che c'è di tutto, come a voler fare con la propria musica anche una rassegna complessiva dei propri ascolti.
In merito, dicevo "punto interrogativo" perché per dare corpo e coesione ad un lavoro così composito bisogna investire tutto sui testi. Parlare di sé stessi è da sempre un'arma a doppio taglio, perché si può essere spontanei e genuini, veri, ma anche non essere compresi. In questo caso, l'uso di un linguaggio semplice e puntuale - nel senso che non si presta a interpretazioni del singolo, risultando chiaro a tutti fin dal primo approccio con i pezzi - regala alle canzoni, tendenzialmente, una maggiore digeribilità, mentre dall'altro non va oltre l'autobiografia rivissuta tramite diversi momenti, dalle difficoltà economiche, gli amori, gli errori del passato su cui riflettere, il sempreverde tema del rapporto padre-figlio. Per creare empatia con una narrazione di questo tipo, occorre quantomeno aver vissuto sensazioni e situazioni simili, e questo sicuramente sarà per molti un elemento di identificazione nel progetto di Negri.
Gli arrangiamenti molto, troppo, vari sono comunque abbastanza ben fatti, e i suoni opportunamente missati e masterizzati, dando alle parole una cornice di classe e di pregio. Si poteva forse spingere un po' di più, ma schiacciare i suoni in questo modo è essenziale quando si ha la necessità di lasciare spazio alle parole, scelta che condivido.
L'impressione generale è che Il Mondo Secondo Marco sia grigio interiormente e troppo variopinto esternamente, in questo senso perdendo in coerenza. Il disco scorre comunque in maniera fluida e non risulta pesante. Per questo motivo può in qualche modo cogliere nel segno per chi intende divertirsi con la scoperta di un nuovo lavoro musicale, meno in chi è alla ricerca di qualcosa di innovativo,
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