Ed ecco il debutto per il cantautore desiano Massimo Zuin, che insieme a Matteo Consonni (Batteria) e Claudio Cupelli (chitarra) forma il progetto denominato Zuin, che io personalmente avevo conosciuto sul palco del Primo Maggio di Roma. Giunto ai primi trent'anni, Massimo vuole dire la sua su quanto ha vissuto, visto e conosciuto, filtrato da un linguaggio semplice che vuole dichiaratamente raggiungere un pubblico più ampio possibile, senza un ermetismo che a ben sentire le sue parole forse non sarebbe nemmeno pane per i suoi denti. Quando parla di relazioni interpersonali, come in "Caro Amico (Ti Sfido)", "Monza-Saronno" e "Sottopelle", la visione è sempre cinica e pessimistica, ma è ben chiaro che tutto questo deriva genuinamente da un vissuto, e non da un'invenzione lirica, con sensazioni nostalgiche e malinconiche però in un certo senso reazionarie nei confronti di quella mestizia suscitata dai ricordi. L'uomo sa costruire tanto quanto sa distruggere, e lo sentiamo in "Il Profumo di un Albero", sottilmente venata da un buonismo ambientalista che comunque si può tollerare grazie ad una scelta accurata dei termini, e in "Credimi", dove si affronta il tema del divorzio.
Musicalmente funziona molto bene la fusione di musica folk, rock, pop, cantautorato, confezionando il tutto in maniera elegante quanto basta a non eccedere in eterogeneità e contemporaneamente a rimanere sempre in territori "radiofonici".
Tra rimandi cinematografici e di cultura popolare, un'ottima conoscenza della lingua italiana tale da alleggerire il tutto evitando ampollosità e monotonia e l'essersi avvalso di musicisti eccellenti, "Per Tutti Questi Anni" vince una competizione molto difficile in un anno in cui tantissimi lavori cantautorali non hanno saputo andare a fondo e regalare tanta spontaneità, personalità e profondità in un'ottica easy-listening, mai pesante né opprimente. Complimenti a Massimo.
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