Cosa aspettarsi dal chitarrista dei Mars Volta, aiutato dal cantante dei Mars Volta e dal bassista dei Mars Volta, con un superbatterista che risponde al nome di Zach Hill? Quello che sentite ascoltando questo “Cryptomnesia” è in effetti, senza pensarci neanche troppo, l’ennesimo album dei Mars Volta. Solito prog psichedelico gonfio di giri di chitarra vorticosi, che incespicano, poi ripartono, si confondono con il basso veloce e graffiante, con la voce sempre molto ‘angelica’ di Cedric Bixler Zavala. Si cerca il filo logico che, spesso, non c’è.
Il prodotto è un disco criptico (termine richiamato anche dal titolo), per niente banale per chi non ha mai ascoltato il genere, mentre prevedibile per i fan delle altre band di questi ragazzi. Già la traccia di apertura Tuberculoids ci fa capire che i tempi di “De-Loused in the Comatorium” rivivono ancora nella memoria di Lopez ecc., e a parte una specie di “mosh” progressivo finale non è in effetti niente di nuovo. E’ un rock più ascoltabile e lineare, quello di Half Kleptos, se “lineare” lo si può definire. Il cantato è sempre il solito, come nella successiva Cryptomnesia, uno dei pezzi più agitati del disco, grazie anche ad un lavoro di batteria veramente notevole. E’ in realtà troppo pomposo, e prima dei suoi sei minuti di durata sarete colti da un irrefrenabile istinto di cambiare traccia. Stesso identico discorso per Shake is For 8th Graders e Puny Humans, aiutate però da una durata, se Dio vuole, più accettabile. Paper Cunts, dal giro vocale quasi pop, risulta grazie ad una base a dir poco complessa, molto interessante e studiata (come se il resto dell’album non lo fosse, direte voi).
Ci sono anche degli episodi strumentali come la tirata They’re Coming to Get You, una pseudo-colonna sonora da gara automobilistica, con una sezione centrale a dir poco tesa, e Noir, con la voce che si inserisce solo per qualche rumore di fondo/bisbiglio, a presagire quell’esplosione finale, una vera e propria aggressione schizofrenica che vi stenderà letteralmente.
Il disco è tecnicamente superbo, e non sprecano un secondo a dimostrare come, nessuno escluso, sappiano padroneggiare i rispettivi strumenti in maniera superlativa. Non è niente di eccezionale invece la composizione, complicata finché si vuole ma senza gusto, soprattutto dopo che tutti gli elementi di questo disco li abbiamo già sentiti nei lavori passati di Mars Volta e At The Drive In (in quei riff più punk/hardcore). Per creare un disco nuovo, Lopez dovrebbe appoggiarsi a musicisti diversi, puntando su un prog più pulito e meno esagerato. In ogni caso, sicuramente il disco piacerà ai fan degli MV ma non ci si aspetti niente di nuovo. Siete avvisati.
Voto: 5,5
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