Se dico "Celebrity Skin" o "Rotten Apples" forse ne ricordate gli autori (Hole e Smashing Pumpkins) ma non il personaggio che li lega. La signorina Melissa Auf Der Maur ha infatti contribuito col suo Fender ai dischi appena citati ed è suo il disco di cui parliamo in questa recensione. Il lavoro che porta come titolo il cognome della bassista canadese (nata in Kenya da padre svizzero e madre canadese) è uscito nel 2004 e vi hanno partecipato musicisti molto conosciuti dell'ambito alternative rock statunitense quali Mark Lanegan (Screaming Trees), James Iha e Paz Lechantin (Smashing Pumpkins, A Perfect Circle), Brant Bjork (Kyuss), Eric Erlandson (Hole), Twiggy Ramirez (Marylin Manson) Josh Homme e Nick Olivieri (QOTSA).
Personalmente sono uno che di solito non ama le voci femminili nel rock (con le dovute eccezioni) ma questo lavoro mi piace parecchio, anche vocalmente.
Dodici sono i brani che compongono questo disco, perciò è meglio darsi da fare.
Si comincia con Lightning is my Girl che apre letteralmente con effetti speciali ad anticipare una costruzione veramente potente: batteria avanti, chitarre distorte a manetta e una voce ammaliante. Il ritornello, grazie a cori veramente indovinati, pare cantato da sirene maliarde.
Probabilmente l'inizio di Followed the Waves è ispirato per davvero alle sirene delle leggende marinare date le sovrapposizioni di voci femminili; i suoni continuano ad essere veramente grossi e in verità echi degli Smashing Pumpkins nelle atmosfere si sentono.
I toni delle chitarre infatti sono scuri: si apre qua e la qualche squarcio di luce ed il ritornello (“my heart lies to you”) ha una melodia accattivante. Nel tappeto sonoro fatto principalmente di chitarre fanno capolino anche alcuni interventi di synth.
Real a Lie apre subito con un drumming movimentato ed un sapiente intreccio chitarristico mentre il bridge è affidato ad una voce con un leggero eco. Il refrain, manco a dirlo, va anche stavolta a segno!
Brano numero 4 è Head Unbound che inizia con una batteria semplice e feedbacks di chitarra: un'atmosfera calma che sembra attendere solo la giusta scintilla per esplodere. Il ritornello apre ma sempre mantenendo la calma che caratterizza il brano. Essendoci James Iha alla sei corde trovarci sentori di Smashing Pumpkins non è difficile.
Il pezzo che arriva ora è il terzo singolo estratto dall'album (a parer mio il più riuscito) e si intitola Taste You, di cui esiste anche una versione in francese (che cercherò) e dove a duettare con la bella Melissa c'è un Mark Lanegan a dir poco sexy (!), che si ritrova ad interpretare col suo vocione la parte dell'amante in una storia tormentata. La song si apre con un riff di chitarra sul quale la cantante/bassista/chitarrista/tastierista canadese mette una linea vocale semplice e accattivante. Il brano poi è un vero e proprio crescendo fino a raggiungere il ritornello (“I will taste you-uh-uh-uh”). Nel finale entra, come detto poco fa, Mark Lanegan che più che cantare parla dandosi botta e risposta con l'autrice del brano.
I'll be Anything you Want a differenza dei precedenti brani risente più del passato Hole della Auf Der Maur: è infatti caratterizzato da un beat più sostenuto e da chitarre più aperte e chiare. Le voci che si sentono sospirare in alcuni punti sotto la linea principale per certi versi ricordano le atmosfere che si creano nei pezzi degli A Perfect Circle.
Beast of Honor è un pezzo allegro e un po burlesque che per i suoni ricorda i Queens Of The Stone Age ed azzecca un altro ritornello (“I'll be anything you want, you'll love me more than you love yourself, on my knees on my knees beging you darling please”) e cita nientemeno che Ozzy (“finished with your woman 'cause she's not me” che riprende “finished with my woman 'cause she couldn't help me with my mind” cantata su Paranoid, il più famoso brano dei Black Sabbath).
My Foggy Notion parte di brutto con un riff “quadrato” fatto da chitarre potenti in primo piano che addirittura coprono la batteria, tenuta stavolta più indietro. Gli archi del brano sono accreditati a Paz Lenchantin, Ana-Vale Lenchantin e Fernando Vela e si sposano perfettamente con gli strumenti elettrici malgrado questi ultimi siano sparati a mille.
Più arioso e luminoso è lo scenario che si ascolta in Would if I Could, pezzo pop che non avrebbe sfigurato come singolo e forse avrebbe potuto dare alla signorina Auf Der Maur più passaggi radiofonici, magari anche qui da noi (peraltro all'epoca dell'uscita di questo disco Melissa suonò al concertone del primo maggio a Roma...ricordo chiaramente la minigonna che indossava). A percorrere Overpower Thee è il pianoforte suonato da Chris Goss, produttore dell'intero lavoro insieme all'autrice dei brani. I toni del pezzo (scritto da Goss e Josh Homme) sono cupi e malinconici, la voce straziata e quasi teatrale: due minuti e mezzo trascorsi con l'immaginazione in un fumoso club anni quaranta con la femme fatale di turno che canta sdraiata su un pianoforte a coda...
Si va invece letteralmente al galoppo su Skin Receiver, dove batteria e chitarra fanno il verso ad un cavallo: i suoni creati per questa canzone con la chitarra sono veramente da fuori di testa! Ah, le urla che si sentono sono accreditate a Josh Homme.
Quest'ultimo firma insieme a Melissa il pezzo che chiude il disco (I need I want I will) e che comincia con i suoni dell'India. La melodia è affidata quasi esclusivamente a vocalizzi, mentre la voce principale parla. Altra cosa curiosa è che per questo brano sono presenti nel booklet i credits per chi ha battuto le mani ed i piedi, ovvero tutti i musicisti che hanno partecipato alle sessions e tale Barry “Tinker” Thomas. Morale della favola: se lei ha bisogno di fare musica e vuole farlo...lo fa.
Lasciate scorrere quest'ultimo brano e troverete una bonus track: ascoltate e poi ditemi.
Disco davvero potente questo, complici i numerosi ospiti (e che ospiti!) gli arrangiamenti ben riusciti ed i suoni studiati ad-hoc per il progetto. Certo gli echi del passato musicale della signorina si sentono, ma non sono così evidenti ed in più c'è da aggiungere che le canzoni sono state scritte molto bene, in modo maturo (questo è il primo lavoro solista).
Ma dai, non sapevo fosse stata modella per una campagna di Calvin Klein...
Voto: 7
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