“This is War”. Sia mai chiamare un disco con un nome che richiami lo scopo per cui è stato fatto. In questo caso sarebbe “sappiamo suonare ma vogliamo per forza sentire le bimbeminchia che ci dicono che siamo fighi per cui facciamo qualche canzone di merda”. La volgarità dev'essere consentita.
Jared Leto tende ad osare troppo. Come quando fa delle performance vocalmente esagerate su disco per poi fare dei live quasi-disastrosi. Alcune volte. Ma l'importante è dare a Cesare quel che è di Cesare per cui esaminiamo il disco dettagliatamente. L'introduzione Escape lascia presupporre un esplosione che puntualmetne arriva in Night of the Hunter, canzone dalla costruzione piuttosto banale (come il resto del disco) ma essenzialmente abbastanza radio-friendly da piacere a (quasi)tutti. Passabile. Closer To The Edge e la title-track This Is War sono praticamente identiche come struttura, e mettono in evidenza uno schema compositivo molto debole, ma funzionale al tipo di target che la band si è data. Alla fine i fasti del primo disco si sono già spenti nel secondo, anche se a livello di produzione continuano a migliorare. E di molto. Si sperimenta un attimo in Search And Destroy e la quasi depechemodiana (per le basi) Stranger in a Strange Land (smetteranno mai di fare canzoni che si chiamano così?), di matrice prettamente elettronica-pop, e con la lunghezza dei brani, che però non corrisponde come sarebbe logico supporre a sviluppi più complesso (la banale ma molto bella Alibi ne è l'esempio più lampante). Il primo singolo estratto Kings and Queens è forse anche il brano più interessante di questo This is War, con un ritornello molto orecchiabile, e l'espressione massima della bravura di Jared Leto. Anche il batterista dà il meglio di sé in questo disco, con alcune parti non proprio semplici nonostante il suo stile sia tendenzialmente molto lineare. Bocciata Hurricane (e poteva essere altrimenti un featuring con Kanye West?), che non prende per niente e risulta forse uno dei peggiori brani mai scritti da questa band. Buono il tentativo di concludere in maniera più “sperimentale” il tutto, con la strumentale L490 a dare quell'effetto di stupore giusto per terminare un lavoro altalenante sia in quanto ad originalità che a qualità della musica.
Il disco di per sé soddisfa appieno le aspettative. Commerciale al punto giusto, radiofonico perché si deve (è questa la politica della band), rock per chi di rock se ne intende poco. Del resto se passano su MTV un motivo (oltre ai soldi che paga l'etichetta) ci sarà. L'importante è non ascoltarli “perché sono fighi” e qualche canzone bella ce la trovate pure. Ascoltabile.
Voto: 6.5
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