Mentre fuori si rischia una bufera di neve, dentro dai primi istanti si capisce che il live del Teatro degli Orrori, che giocano quasi in casa da buoni veneti, sarà caldo e movimentato. Il pogo non è mancato, anche se ridotto a pochi caparbi, ma l'Unwound era comunque quasi pieno, sebbene sia necessario che ammettere che questo locale non può contenere certo migliaia di persone.
Il frontman più bizzarro d'Italia, Pierpaolo Capovilla, insieme ai suoi soci arriva a scaldare l'atmosfera quasi un ora e mezza dopo l'orario di apertura, mentre la gente è più che altro preoccupata a pensare alla possibile nevicata che imbiancherà i cristalli delle auto e i tetti anestetizzando non solo il traffico ma anche la voglia di andare a questi concerti. In ogni caso questa specie di “compagnia teatrale”, come a volte si definiscono, sa come intrattenere e il pubblico è presto coinvolto. Così la potenza di Franz alla batteria, le mitragliate del produttore Favero al basso e la pazzia quasi schizofrenica del cantante, ex One Dimensional Man, a volte pacato e riflessivo, a volte veramente al limite degli scleri, sortiscono presto un forte effetto sveglia. Tre o quattro volte si getta (letteralmente) sul pubblico, altrettante si dimostra così distrutto dall'alcol da crollare al suolo, o quasi, nonostante sovvenga qualche dubbio su questa “immagine” forse più apparenza che realtà. In ogni caso il concerto, durato cento minuti esatti, è stato potente, con pochi errori anche se il genere sicuramente non si può definire facile da suonare. La band sta acquisendo un modo di tenere il palco sempre più personale e caratteristico, e lo si percepisce particolarmente se non si è al primo concerto dei TDO.
Nella setlist non mancano alcuni singoli dal primo disco, Compagna Teresa e La Canzone di Tom (penultima in scaletta), mentre si soffre la mancanza di una delle migliori di quel disco, "Carrarmatorock!". Si passa per molte belle canzoni del disco di debutto, come Vita Mia, E Lei Venne! e Il Turbamento della Gelosia, eseguite in maniera davvero esplosiva. Ovviamente i brani suonati provengono quasi tutti dall'ultimo disco, “A Sangue Freddo”, del quale risalta una bellissima versione della conclusiva (sia nell'album che nel concerto) Die Zeit, con Capovilla al basso come ai bei tempi, la traccia di apertura Direzioni Diverse, riarrangiata in una maniera ancora diversa rispetto al remix dei Bloody Beetroots (sempre con sintetizzatori e basi registrate a riempire il suono), e la title-track, che si conclude con un “cortese vaffanculo” di Pierpaolo a chi si rifiuta di applaudire il poeta Ken Saro-Wiwa, a cui il pezzo è dedicato. Stupende anche La Vita è Breve e la straziante E' Colpa Mia, introdotta da un discorso riguardante la stupidità degli italiani che secondo Capovilla è il “fallimento della sua generazione” (riferimento chiaro al governo Berlusconi e ai suoi elettori).
Una sola cosa c'è da dire alla fine di un concerto come questo. La band sta tutt'ora crescendo, come se ce ne fosse bisogno, e i detrattori che continuano a sparargli contro per presunte scopiazzature e comportamenti non proprio simpatici della band qualche volta potrebbero chiudere la bocca e godersi una delle band attualmente più in voga (e a ragione) in questo paese allo sbando sotto qualsiasi punto di vista, ma nettamente in ripresa in quello musicale (nonostante gli artisti siano dei “parassiti” secondo il nostro Ministro per la Pubblica Amministrazione). Concedeteci almeno questo.
Video di Panf75
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1 commento:
non vedo coe non si possa onorare un poeta martire come ken Saro Wiwa. ha ragione capovilla, che ignoranza!
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