Recensione scritta per Indie for Bunnies
Tracklist
Quanto indie identico dovranno ancora esportare l'Irlanda e la Gran Bretagna prima di venir denunciate dal resto del mondo per crimine contro le orecchie dell'umanità? C'è da dire che questo genere, al contrario di molti altri come il rap o la techno, che hanno trovato nei cliché e nella ripetitività una miscela di elementi che costituisce per loro linfa vitale, una linfa che ha però privato di ogni difficoltà di lavoro i poveri recensori, continua a produrre chicche non da poco. Se i capostipiti ormai assodati negli anni, tra Oasis, Coldplay, Snow Patrol, Babyshambles, Arctic Monkeys, Franz Ferdinand e molti altri, si sono ritagliati un posto fisso nelle chart, ci sono centinaia o migliaia di band che continuano a nascere, fare successo con un singolo per poi scomparire, o semplicemente nascono e muoiono senza attrarre nessuno al di là degli amici di MySpace.
I General Fiasco stanno girando abbastanza ma suonano talmente sputati a tanti altri che lasciare il segno per loro non è impresa facile, a metà 2010 in maniera particolare. Ci provano comunque, utilizzando l'arma della melodia a presa immediata, quel tipo di composizione puramente radiofonica che ha reso celebri Jet e tanti altri, con ritornelli incredibilmente orecchiabili e riff indimenticabili. Impressionante il risultato raggiunto da questo disco, catchy in qualsiasi secondo del suo running time, così come impressiona l'amaro in bocca che rimane alla fine dell'ascolto, quando ti rendi conto che quello che hai sentito l'avevano già fatto centinaia d'altri gruppi, chi meglio chi peggio.
Scorrono veloci brani come We Are The Foolish, Ever So Shy, Please Take Your Time e I'm Not Made of Eyes, tutte nella tipica velocità di questo genere, a metà tra l'abusatissimo post-punk e l'alternative da classifica, con i loro refrain che come stelle comete si schiantano sui nostri organi uditivi senza scampo per la memoria, mentre brani più rilassati e midtempo come Sinking Ships e First Impressions scappano via senza lasciare traccia nemmeno in quell'angolino del cervello che conserva i ricordi delle canzoni commerciali da canticchiare anche senza pensarci mentre fai la spesa. Ottimo pezzo la title-track, con un finale quasi ballabile e un songwriting molto più originale rispetto al resto del disco, pur senza raggiungere vette particolari. Pezzi notevoli anche Talk to My Friends, con il suo ritmo in levare immancabile per questo stile (e il suo finale improvviso che dà un tocco di classe al tutto), la rocambolesca Dancing With Girls e Rebel Get By, quest'ultima elevabile a esempio massimo del tipo di canzone proposta all'interno di Buildings.
General Fiasco, oltre al nome della band, rischia anche di diventare la previsione più azzeccata di tutti i tempi, e azzeccata davvero, non come le profezie sul 2012. L'importante è che ad ascoltare questo album siano solo i patiti del genere e non i critici troppo severi che lo stanno stroncando ormai da un decennio. E noi diciamo che hanno torto, perché in fondo a questo tipo d'indie vogliamo anche bene, anche se chiamarlo indie non lo salva di certo. Suvvia, lo si ascolta volentieri, no?
Voto: 6
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