Tracklist
Schreifels è un nome importante ma che in Italia pochi conosceranno. Fluttua nella scena rock e alternative da quando, o da prima che, esistesse. E' stato in importanti band come gli alfieri dell'hardcore newyorkese Gorilla Buscuits, gli Youth of Today, i Moondog, i Rival Schools, i Walter and the Motorcycles e infine i Walking Concert, toccando le più diverse nuances dell'indie e del British rock, dopo aver abbandonato quelle del punk estremo; tutto questo ricordando che è un newyorkese trapiantato a Berlino.
E' l'Aprile del 2010 quando esce "An Open Letter To The Scene", il suo primo lavoro da solista dopo più di vent'anni di carriera. Il titolo è niente di più e niente di meno che una dichiarazione d'intenti e lascia presagire, per un produttore di band hardcore politicamente schierate, un contenuto sovversivo o perlomeno pesantemente critico. Non c'è niente di tutto questo nei dieci pezzi contenuti nel disco, anche se qualche accenno di protesta o perlomeno di analisi lo si può ritrovare in qualche frase delle canzoni più agitate. In sostanza l'album è molto British-oriented, con possibili e avveduti accostamenti a band come Babyshambles e il progetto Rival Schools, sempre di Schreifels, ovviamente nomi che hanno radici comuni nelle vecchie glorie inglesi come Elvis Costello e i The Smiths, immancabili influenze di ogni artista che abbia a cuore la cultura musicale britannica. Lo si sente in She Is To Me, nella rilettura di Sucker City degli Agnostic Front, rivista con quello stampo folk rock cantautorale tipico di questo capitolo della vita artistica di Walter; e anche in Save The Saveables. Diciamolo, onestamente, in tutto il disco. Ma c'è di più. Ballad of Lil' Kim, con un titolo acuto nonché provocatorio, se paragonato al nome dell'album, è un brano che tocca con uno spirito molto passionale i cliché della musica brit, senza risultare né scontato né copiato, ma anzi fresco e vicino ai lidi alternative e mainstream dei progetti più recenti coinvolgenti il ritrovato "cantautore", in questa sua nuova veste.
Forse la definizione più appropriata per un album così è quella di indie folk-pop, che può andar stretta per alcuni brani ma ritrovarsi onesta ed adeguata per la totalità di questa "lettera aperta". Soprattutto per i capitoli più sofferenti, dove ogni nota spruzza malinconia languida, grazie alla bellissima voce del cantante, come Open Letter, in conclusione.
Il disco riesce nell'ambizioso tentativo di accorpare moltissimi luoghi comuni del folk e dell'alternative inglese per risultare un'analisi critica di questa scena. Che lo scopo ultimo di Walter Schreifels quando ha scelto per questo lavoro questo titolo fosse proprio questo è una considerazione che lasciamo ad eventuali intervistatori, ma il fatto che questo sia un ottimo disco, benché non presenti alcuna sorpresa o novità, proveniente da una persona con un passato collocato agli antipodi rispetto a questo genere, no, questo non lo può negare nessuno. Piacevole.
Voto: 7.5
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