Fontan è un progetto scandinavo che negli ultimi anni si sta facendo notare nella blogosfera alternativa e nelle sottoculture dell'elettronica scoperchiate dall'attenzione che il web riserva a qualsiasi cosa (si, ho letto l'articolo che parla della morte del pop su Rolling Stone, e allora?) per la sua freschezza, le canzoni di quasi-pop contaminato da atmosfere post-rock immerse nel krautrock, nel synth-pop, nell'elettronica più ricercata, da Bon Iver. Un lungo giro di parole per dire che questo strano “Winterhwila” è veramente un piatto ricco. Di quelli che si pagano cari ma volete avere almeno una volta. C'è dance quasi ballabile in Early Morning (presente in tre versioni nel promo del disco) e nella parte centrale di Neanderthaler, un innesto dei Devo più tamarri in un'occulta atmosfera depechemodiana (però accelerati, mentre si sentono chiaramente con beat più consoni in The Bridge). Si sperimenta con la costruzione dei pezzi nelle lunghe Nightrider e ...You Too: molto migliore la prima, con diversi giochi di synth e invasioni sonore a dividere le varie parti, mentre la seconda si perde un po' nella ripetitività di un groove piuttosto banale. Comunque apprezzabile.
Questo disco presenta moltissime sfaccettature dell'elettronica, partendo dagli anni '70 fino a penetrare con violenza nell'era del digitale, quella che fa molta paura ai puristi del passato. Certo, forse lo sono anche i Fontan, ma questo disco dimostra una consapevolezza compositiva tale che sicuramente i dubbi sulla loro bravura scompaiono già dopo le prime tre tracce. Date loro una chance, vi farete cinquanta minuti di godimento acustico. Che non guasta mai.
Ps. Prendete qualche pastiglia con effetto amnesiaco, altrimenti non dimenticherete più i riff di chitarra di Neon Snakes.
Voto: 8
Voto: 8
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