Tracklist
Un album dai titoli vagamente incomprensibili e verosimilmente insensati. Però è un disco che non scorre senza lasciare il segno. Cascate di suoni sintetizzati, melodie quasi paradisiache, che portano alla mente metafore da trip lisergici con lo stesso ritmo con cui le undici tracce riempiono l'atmosfera della camera in cui si sta ascoltando questo "Causers of This".
Un album dai titoli vagamente incomprensibili e verosimilmente insensati. Però è un disco che non scorre senza lasciare il segno. Cascate di suoni sintetizzati, melodie quasi paradisiache, che portano alla mente metafore da trip lisergici con lo stesso ritmo con cui le undici tracce riempiono l'atmosfera della camera in cui si sta ascoltando questo "Causers of This".
Se fosse un film sarebbe ambientato in qualche mondo fantasy dai colori freddi, forse pieno d'acqua e con l'avviso per gli epilettici prima dell'inizio. Non ci sono cambi di tempo esagerati, guizzi frenetici o spezzoni ballabili, ma gli strobo ci starebbero sicuramente bene. Subito nel mood caloroso ma contemporaneamente glaciale dell'album con la combo Blessa e Minors, la seconda più una colonna sonora per un viaggio in macchina veloce, senza intoppi. Insomma, non una cosa da tangenziale di Milano. Più una rilassata discesa dalla pista da sci verso il paese a valle. Groove poco complessi e livelli di synth anche troppo compressi, per un suono veramente molto lavorato e che risulta essere, forse proprio per questo, di notevole impatto. Lo sentiamo anche in tutti gli altri pezzi, vedi soprattutto Lissoms, forse l'unica vagamente danzabile, e You Hid, dove il beat quasi hip-hop rimanda ad alcuni rapper americani per l'uso che la voce di Chaz Bundick fa delle basi che ricopre. E più colorata è l'atmosfera anche nei passaggi vagamente tribaleggianti di Talamak e nell'inebriante (ecco forse un titolo azzeccato) Thanks Vision, che nonostante il bassissimo tasso di “orecchiabilità” del disco (no, non è un difetto) forse vi resterà in testa più del dovuto. Forse un brano che merita qualche critica è Fax Shadow che si sbilancia in un paio di cliché che peraltro non combaciano neppure troppo, creando un senso di straniamento che rende quasi fuori luogo il brano, anche se in un ascolto integrale del lavoro nella sua interezza pochi se ne accorgerebbero.
Un tentativo di descrivere questo album senza citare nessun gruppo, nessuna influenza, nessun genere, non può che concludersi con questa frase, che è più che altro una dichiarazione d'intenti. Decriptando questo messaggio scoprirete che alla fine l'album mi è piaciuto molto anche se non mi ha entusiasmato certo come altre rivelazioni dell'elettronica degli ultimi anni, però se dovessi scegliere tra l'album in questione e qualsiasi disco di indie, chillwave, trip-hop (o definizioni casuali analoghe) forse ultimamente mi piacerebbe dare una considerazione speciale a questo. Tutto qua.
Siamo nel sottobosco della cultura indie, quella del microblogging e del social network musicale più “esclusivo”, e questi pezzi ce lo confermano. Magari qualcuno ha già scoperto ed apprezzato questo progetto prima di codesto debut album ma per me resta una novità, e che novità. Chance per tutti, anche per Toro Y Moi.
Voto: 7.5
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