Apoteosi, un nome sconosciuto a moltissimi. Sono un gruppo Progressive Italiano, precisamente Calabrese, degli anni '70 che probabilmente è conosciuto solo da chi è appassionato del genere e chi, assatanato di Prog, cerca di conoscerlo nei minimi particolari. La band è formata da un quintetto per 3/5 rappresentato dai fratelli Idà, Silvana (voce), Massimo (tastiere) e Federico (basso, flauto), alla batteria Marcello Surace, alle chitarre e alla voce in un caso particolare Franco Vinci, che è leader dell'unica cover band Italiana di Eric Clapton. Sembrano tutti nomi sconosciuti ma notando la loro bravura nella composizione del loro unico album omonimo pubblicato nel 1975 viene da chiedersi il perchè di questa così poca conoscenza. Per prima cosa questo elemento è dovuto al fatto che l'album, prodotto dal padre Idà che sarà poi anche direttore della trasmissione Sarabanda condotta da Enrico Papi, è stato prodotto in un numero limitatissimo, infatti probabilmente oggi varrebbe una fortuna; forse tutto questo è dovuto dal fatto che questi musicisti avevano più che altro l'intenzione di "provare" invece che di iniziare un vero e proprio cammino.
Come detto l'album degli Apoteosi dal nome Apoteosi è un album di grandissimo valore, colmato dalla bravura dei partecipanti e dalla bellezza di tutte le canzoni che ne fanno parte. Fondamentale è il ruolo delle tastiere di Massimo Idà che addirittura allora aveva soltanto 15 anni e sentendolo suonare con tale leggerezza viene da pensare a un talento immenso della musica, quasi come un dono naturale. La voce di Silvana Idà è molto simile a quella di Anna Rita Luceri degli Abash ma non è amata da molti, questa caratteristica infatti è stata una delle motivazioni della poca conoscenza dell'album pur essendo una voce bellissima, ed è stata anche una novità. La voce femminile si era vista, infatti, in pochissimi gruppi Prog in Italia, tra i più importanti ricordiamo la voce lirica degli Opus Avantra.
La prima canzone intitolata Embryon è un autentico brano di introduzione a quello che sarà il vero capolavoro di un album sensazionale. Già si riesce a percepire l'importanza delle tastiere e soprattutto l'influenza del pianoforte che viene molto utilizzato così come nel Banco Del Mutuo Soccorso. Lasciata l'introduzione si perviene nel pezzo più bello dell'intero album diviso in due capitoli o parti come voi preferiate. Il primo, dal titolo Prima Realtà ha un introduzione in pianoforte che poi lascia il posto alla voce che per la prima volta si sente nell'album, tutte le volte in cui la voce femminile è presente vuol dire che è in atto un momento più soft, quindi più lento e melodico. Dopo il cantato si arriva ad una lunga parte strumentale con continui cambi di ritmo dove si riprende l'introduzione. E' molto suggestivo anche il tocco quasi Jazz che in alcuni casi caratterizza la batteria di Marcello Surace; come in molte parti interviene il pianoforte che spesso contrassegna un cambio di ritmo verso il più lento. Il secondo capitolo, Frammentaria Rivolta, inizia esattamente dopo la ripresa dell'introduzione del capitolo precedente, il piano si fa sentire nell'introduzione prima di arrivare ad un ritmo velocissimo che lascia di nuovo il posto ad un emozionante finale cantato. E' un brano questo assolutamente non facile da capire per il motivo che è molto variegato, neanche il ritmo è facile da seguire ma il tutto è sicuramente affascinante e lascia sempre una voglia di riascoltare perchè si è sempre convinti di aver perso qualcosa o di non aver capito un determinato frangente. Il secondo brano dell'album è diviso in tre capitoli. Il primo, Il Grande Disumano, come da caratteristica dell'intero album inizia con l'introduzione di Massimo Idà, qui chi canta è il chitarrista Franco Vinci che pur per poco si rende protagonista di un ottima prova vocale dall'impronta più hard alla Ian Gillan che soft. Il secondo capitolo, Oratorio (Chorale), è un inno di stampo religioso dove si invoca Dio pregandolo di una sofferenza interiore, tutto caratterizzato ovviamente da un accompagnamento tipicamente da Chiesa e da cori gregoriani. Notare che tutti i capitoli non spezzano mai il brano ma sono uniti perfettamente tra di loro. Arriviamo all'ultimo capitolo, Attesa, che è uno strumentale dove si alternano chitarra e tastiere. Il quarto brano è Dimensione Da Sogno, un lento, un brano soft, dai toni pacati, uno di quei brani dalla durata più corta che quasi tutti i gruppi Prog usano, basta pensare a Still You Tour Me On degli Emerson, Lake and Palmer, a proposito di ELP, si sente anche l'impronta di Keith Emerson sulle tastiere, oppure possiamo pensare anche ad I Know What I Like dei Genesis; comunque sia è un brano per la maggior parte cantato che lascia poi il posto alla canzone finale interamente strumentale. Il quinto ed ultimo atto omonimo, dal titolo Apoteosi si svolge su una base di basso uguale per l'intera durata della canzone ma è come se non fosse mai ripetuto. Si parte da una prima atmosfera iniziale a toni più marcati nel finale. Questo brano segna la fine dei 35 minuti che contrassegnano quest'album, dalla stessa durata quindi di Felona E Sorona de Le Orme e di YS de Il Balletto Di Bronzo.
Alla fine di quest'opera più la si ascolta e più ci si innamora. Possiamo affermare che sia uno dei tanti capolavori del Progressive Italiano, un movimento che resiste ancora oggi. E' un album che meriterebbe di essere ascoltato non solo dagli amanti Progressivi ma anche dagli esterni, quelli che amano tutta la buona musica in generale. Apoteosi rimarrà comunque sia e purtroppo un nome semisconosciuto ma importante per chi lo conosce, al di là del fatto che ad una persona non possa piacere la voce per esempio; è un grande album e merita grande considerazione per la bellezza, per la complessità e per la bravura dei componenti della band.
Voto: 9
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