I boss di Good Times Bad Times e Impatto Sonoro si siedono davanti a un computer a discutere di cose che interessano a loro, a voi, a tutti.
Nella prima chat si è parlato di band emergenti, locali, centri sociali, etichette, booking agencies e tanto altro. A voi la lettura.
=CHAT=
F: Eccoci qua, due poveri musicisti come tanti che pensano che in Italia si possa ancora suonare e camparci sopra dignitosamente...
B: Non c'è niente di meglio di questo quadretto per descrivere noi e tanti altri. Mi sa che la situazione politica non è l'unica cosa preoccupante qua. Dove andremo per suonare tra qualche anno? Torneremo alla tradizione dell'occupazione abusiva o ci faremo sempre mettere in piedi in testa dal sindaco di turno?
F: Beh, trovare spazi dove potersi esibire è sempre stato un problema, forse oggi è ancora più complicato. I comuni di certo non aiutano, e forse l'hanno sempre fatto poco. Ma il problema più grave secondo me è nei locali in genere che, anche quando hanno la possibilità di organizzare concerti e concertini monopolizzano il palco con le solite cover band di musica vecchia, morta e sepolta. Quanto all'occupazione abusiva, ai Centri Sociali e agli spazi autogestiti la situazione non è migliore. Parlo di Padova, ma i pochi spazi che ci sono non danno molta voce a gruppi emergenti con proposte proprie.
B: Si appunto. Tutto è marcio, anche ciò che non dovrebbe esserlo. Mi stupisco che il Pedro, o andando più su, il Bruno (a Trento) o il Rivolta (a Marghera), non si rendano conto che hanno in mano la possibilità di aiutare un sacco di gente a farsi sentire, visto che comunque un minimo di giro ce l'hanno. Le cover band almeno non sono chiamate così spesso lì, a meno che non facciano cover degli Ska-P, ma quello è un altro discorso. La mediocrità del pubblico in Italia che preferisce ascoltare un gruppo suonare canzoni di altri, lasciando in disparte chi la musica la fa come arte, per dire ed esprimere qualcosa, rende la situazione sempre più desolante. Il giorno in cui Anime in Plexiglass, Diapason Band e gente di questo tipo farà deserto ai concerti, sarà il giorno del riscatto. Per ora ci teniamo i tipici localini che ci fanno smettere alle 11.30 e magari mentre suoniamo ci urlano di abbassare...penoso.
F: Ora vanno di moda anche tutti questi dj set che riempiono i locali...dj che passano per geni contemporanei solo perchè hanno avuto l'acume di fare un paio di collage con le canzoni più in voga del momento. Mi viene da pensare che forse il problema non è solo nei locali, nei comuni, nei centri sociali, nelle associazioni, ma anche e soprattutto nel pubblico...
B: Non dire così, volevo anch'io buttarmi nel mondo dei dj set (in realtà non per guadagnarci soldi, solo per vedere la gente che salta con della musica figa e non con la solita merda...).
Il problema comunque è generale, chi gestisce gli spazi ha in mente solo i soldi (e non lo si biasima in tempi di crisi), ma la gente non gli dà la possibilità di valorizzare quegli spazi, facendogli vedere che l'unico modo di fare cassa è chiamare dj scrausi, magari internazionali, come David Guetta, pagando migliaia di euro, piuttosto che chiamare un bel po' di band fighe, non dico solo emergenti ma comunque del panorama underground nazionale e puntare a dargli visibilità.
Non so, gli italiani riescono sempre a stupirmi. Ad esempio, io posso capire se una città piccola come la mia Rovigo non ha spazi per band emergenti, visto che comunque la mentalità chiusa della gente va di pari passo con l'assenza di spazi fisici e la dimensione molto limitata della città stessa, ma come si può spiegare che in capoluoghi di regione come Aosta, Trieste o addirittura Genova le band emergenti non abbiano uno straccio di posto dove suonare e debbano farsi chissà quanti chilometri, magari neppure spesati, per fare trenta minuti di set di merda e poi tornare a casa senza neanche avere avuto una cena pagata. Colpa delle band? Non credo, anche se il livello medio della musica che viene proposta è in netto abbassamento.
F: Il livello medio delle proposte delle band emergenti si abbassa perchè si abbassa il livello medio della musica italiana in generale. E forse anche perchè c'è un po' di sfiducia in generale. Perchè come dici tu, dopo qualche anno a far concerti non pagati, in cui devi fare chilometri, portarti le birre da casa, mangiare a spese tue, suonare mezz'ora davanti a quattro gatti con il gestore del locale che ogni cinque minuti intima di abbassare tutti i volumi, la voglia di suonare un po' passa e ti metti a fare cover degli Ac/Dc, giusto per prendere qualche cinquantina di euro nei pub.
B: Esattamente. E non nominarmi gli Ac/Dc che ormai li odio a causa di questa gente. A Rovigo c'è una scuola di musica che organizza dei saggi per i propri allievi, e non diciamo la mediocrità sia dei musicisti che della scelta delle canzoni che suonano...ecco come si corrompe il futuro della gente che imbraccia una chitarra sotto i dieci anni.
Diciamo pure che le band sono in una fase di assenza di possibilità di crescere, per i discorsi che dicevamo prima, ma anche perchè chi sta sopra di loro gli fa capire che serve fare sempre le stesse cose per andare avanti. Ed ecco centinaia di imitazioni di Muse o U2, oppure restando in Italia, di Afterhours, Litfiba, Timoria, Marlene Kuntz e soprattutto Verdena. Non è un caso che negli anni '70 una certa capacità tecnica fosse sempre accoppiata con un certo grado di originalità e di ingegno, ed è per questo che band come i Pink Floyd e i Genesis sono passate alla storia, mica per altro. Invece noi chi ci teniamo, i Ministri? E' chiaro che sono un'ottima band, che a me pure piacciono parecchio, però si capisce che le cose sono cambiate quando si ascolta gente così. Dov'è lo spirito che generi come il punk, la new wave, il brit pop o il grunge si portavano dietro quando sono nati? Cos'è stato inventato adesso? La musica emergente soffre anche di questo, del fatto che devono imitare per sopravvivere. E che ne diciamo del modo in cui le case discografiche, le booking agencies e i locali svolgono una funzione quasi "mafiosa" nella scelta di chi va avanti e chi no? E' pazzesco, potrei raccontarti un aneddoto se hai voglia di sentirlo, ma farò finta di non poter fare nomi per evitare casini...
F: I gruppi ormai hanno capito che a osare troppo non si ottiene niente, che voler esprimere davvero quello che vorrebbero espirmere davvero è quasi inutile. Non è un caso che la scena punk in Italia sia praticamente morta per far posto a queste brutte copie emo tipo Dari, Lost, Finley e via dicendo. Stesso discorso per la new wave e per l'elettronica che ormai si è adattata ai canoni di una scena indie che neanche si sa bene che cos'è. E poi, come in tutti i campi, in Italia anche nella musica si va avanti tramite conoscenze, favori ecc. Non vale quasi più nemmeno la questione della fortuna...
B: Oddio, non dire indie ti prego. E' un termine che rovina tutto quello che gli si avvicina haha. Si ma è chiaro che anche questo tipo di appiattimento è inferto dall'alto. C'è gente che se vede una band apprezzata e che si crea un seguito ha il potere di dire ai locali di non accettarti più (pensa che un pezzo di merda di un agente di una booking anche piuttosto famosa l'ha minacciato di fare alla mia band per una storia lunga che non starò qui a raccontare; in ogni caso sono dei mafiosi e basta...). Quindi diciamo che ci si sente un po' in dovere di adattarsi a ciò che sai poter funzionare. Alla fine i Dari se noti sono furbi (o c'è qualcuno di furbo che gli suggerisce cosa fare) perchè hanno iniziato seguendo la falsariga dei Finley e dei Lost, con quel punkettino emo sfigato che non piace a nessuno se non a chi di punk non ha mai capito un cazzo, e adesso che l'elettronica tira un sacco si stanno buttando su quella. Un segno del modo in cui si è disposti a strisciare dietro ai soldi nelle maniere più clamorose.
La questione della fortuna è inesistente, ormai. La fortuna la fa chi conosce qualcuno, e in Veneto abbiamo un esempio clamoroso di conoscenze, raccomandazioni ecc. con certe band che circolano da anni solo grazie a questi meccanismi, che comunque ci sono sempre stati ed è impossibile sperare di espellerli dal mondo della musica. Allora, che cazzo di soluzioni possiamo tirare fuori nel 2011 che sta arrivando? Fare un rogo di tutti gli strumenti?
F: La soluzione non c'è, o meglio, rimane un'utopia, rimane solo da continuare a suonare cercando di esprimere quello che si vuole esprimere con propria libertà, senza l'ossessione di dovere a tutti costi uscire in fretta e furia dalla propria cantina, sala prove, porcilaia. É difficile e frustrante suonare anni senza riuscire a combinare qualcosa di significativo, ma bisogna sempre lavorarci sopra con fiducia. Poi c'è da dire che qui si inserisce anche un altro problema, quello degli studi di registrazione. Ok che siamo nel 2010 e ormai ci si può registrare un disco in casa o nella propria sala prove con un computer, una scheda audio decente e qualche microfono, ma è anche vero che la qualità non è mai ottima, e ci sarà sempre qualcuno (locali, etichette, ma anche webzine ecc) che pretendono registrazioni ad hoc. Che costano migliaia di euro e che a volte possono persino risultare controproducenti. Perchè spesso, per non spendere troppi soldi, si fa tutto in fretta e male
B: Gli studi di registrazione sono a loro modo un'altra associazione a delinquere. Penso che neanche i carrozzieri si facciano pagare così tanto (e qua mi verrebbe da bestemmiare, ma meglio evitare...poi arrivano i soliti leghisti convertiti al cattolicesimo o ex democristiani e ci commentano con cazzate), e un gruppo è costretto a fare un demo registrato in casa a qualità oscene che ovviamente locali, etichette ed agenzie non accettano. Io so che alcune booking agencies vogliono demo fatti bene. Ma se il loro lavoro è quello di essere pagate per far girare una band, vuol dire che quella band ha bisogno di fare concerti per prendere soldi. E solo così potrà fare un disco fatto bene. Quindi, clamorose teste di cazzo, lo volete capire che in questo modo fate andare avanti solo i riccastri maledetti che possono permettersi le migliaia di euro per fare un EP da vendere alla prima etichetta che passa?
E poi anche questo discorso. In Italia ci sono centinaia di etichette che non fanno nulla perché quelle grosse mangiano tutto al posto loro, e vivono in soldoni lo stesso problema che vivono i gruppi. Perché anch'io e te possiamo fondare un'etichetta e scoprire da dentro come se non hai amicizie nelle major non combini un cazzo. A meno che tu non sia Molteni dei TARM e allora riesci anche a fare un'etichetta seria senza vendere il culo a nessuno.
F: E' un maledetto circolo vizioso, perchè per registrare bene devi avere soldi, nessun membro di una band vuole investire troppi soldi di tasca propria per la band (ognuno ha i propri problemi, giustamente). Quindi per registrare bene le band cercano di racimolare qualche soldo dai concerti, ma i concerti non te li paga nessuno, e anzi devi pure spendere per benzina, cibo, alcool e via dicendo. Quindi, sono ormai dell'idea che se una band vuole provare davvero a cercare di fare qualcosa di serio e importante (se crede e ha fiducia nella propria musica) allora deve investire tempo e soldi nella band, farlo diventare una sorta di lavoro.
Cosa che per il 99% delle persone è impossibile.
B: Le soluzioni sono due. O lo fai diventare un lavoro, e si sa che per farlo devi anche sottostare a regole schifose come dare un tot di quel poco che guadagni alla SIAE, all'Empals o a chi per loro (altre mafie...), e perdonami se non ho voglia di dichiarare che prendo 50 euro (anzi 10, se il gruppo è fatto di cinque persone). L'altra soluzione è invece trattare questa cosa come un semplice hobby. C'è chi gioca a calcio, chi gioca a poker, chi va a puttane, chi passa le giornate dietro all'Xbox 360...beh sono tutte cose che in un modo o nell'altro costano, e uno le fa perché gli piacciono. Siamo costretti a trattare la musica come un'attività fisica o sportiva e tenere conto che per farla bisogna pagare oltre che gli strumenti anche il fatto di suonare. E pensare che dovrebbe essere una prerogativa riconosciuta dalla legge quella di vedersi pagati per una prestazione artistica...Che poi comunque se mi parli di "musica come lavoro", allora il lavoro dev'essere pagato bene, altrimenti non è lavoro ma sfruttamento.
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