martedì 9 novembre 2010
Nichelodeon - Il Gioco Del Silenzio (Lizard Records, 2010)
Recensione scritta per Indie for Bunnies
Tracklist:
1. Fame
2. Fiaba
3. Claustrofilia
4. Malamore e la Luna
5. Amanti in Guerra
6. Ombre Cinesi
7. Apnea
8. Il Giardino degli Altri
10. Se
11. Lana di Vetro
12. Ciò che Rimane
I Nichelodeon sono un progetto estremamente interessante. Direi quasi tossico, ma poi dovrei stare lì a spiegare perchè ho usato questo termine, e non ne ho voglia. Sono nati tre anni fa, salvo poi debuttare con uno strepitoso Cinemanemico, che mi inviarono a casa senza neppure pagarlo (= la gentilezza dell'artista), manifesto iniziale della loro produzione, direttamente preso da un live. Abbiamo usato troppi plurali perchè in realtà la mente del progetto è Claudio Milano, eccentrico musicista che ha fin da subito deciso di lasciare da parte codici e canoni già decisi dal mondo del rock e della musica italiana, per decollare con un insieme di manifestazioni artistiche che raggiungono il loro climax proprio con questo full-length, supportato da un DVD, intitolato "Come Sta Annie?", in cui al Bloom di Mezzago (MB) si può vedere la band intenta a musicare la puntata finale della serie Twin Peaks. L'intero set è riportato su questa video-testimonianza che ci dà subito una chiave di lettura ottima anche per lo stesso Gioco del Silenzio: un album da gustare non solo con l'udito, ma anche con gli occhi, che suscita immaginifiche riflessioni ed evoca pensieri astratti, variopinti, in più frangenti, seguendo la tracklist e anche prescindendo da essa. Insomma, più lo ascolti (e in qualsiasi modo lo ascolti), questo è un album che ti prende e tende a sconvolgerti. Sarà l'immensa capacità di questi pezzi di penetrarti dentro e di risultare d'impatto pur lasciando da parte scontatezze codificate ed esagerate soggezioni alla melodia che sconfinano, molto spesso in questo genere, nel disavanzo, così come può essere il songwriting raffinato e mai banale che conferisce al tutto un'aria pregiata, quasi di lusso. In ogni caso, il disco è fico, questo è poco ma sicuro.
Dentro di lui, atmosfere malinconiche, laconiche, che si sollevano in sprazzi di theremin e bombarda che quasi ironici spiazzano l'ascoltatore, così come quell'ocarina (suonata dal buon Max Pierini, protagonista anche al basso), che arriva quando meno te l'aspetti. A partecipare al progetto ben quindici musicisti, che portano così tantissime influenze, interferenze, prepotenti contaminazioni: nonostante questo non c'è un attimo in cui l'eccessiva presenza di strumenti diversi porti confusione né caos all'interno dei pezzi, che sono tutti nitidamente scaglionati, assemblati in maniera perfetta, con precisione geometrica. Lo dimostrano "Amanti In Guerra", "Se" e "Lana di Vetro", tra i più evocativi, ma anche "Claustrofilia". Diciamo che si accavallano sensazioni, influssi e situazioni talmente differenti che una recensione non potrà mai descrivere appieno tutto quello che c'è nel disco. "Ombre Cinesi", poi, batte tutto. No, meglio non dire ftw, troppo nerdacchiona come espressione, ma ci starebbe tutta. Se il trend più evidente è quello di sporcare tutti i brani di un lontano jazz che non arriva mai a palesarsi appieno, tutto il resto è definibile solamente con il termine sperimentale, perchè qualcosa del genere io sinceramente non l'ho mai sentito, né in Italia né nell'universo dei Nick Cave e degli sperimentatori di varia natura.
In generale, possiamo dire che:
- Claudio Milano ha di nuovo colpito nel segno, citando e riscrivendo brani che già incluse a suo tempo nel perfido ma perfetto Cinemanemico, scrivendo un disco che, per la mole di materiale e di contributi che si porta dentro, necessiterebbe di sforzi descrittivi a dir poco biblici
- La qualità generale della scrittura e dell'esecuzione è più che notevole, sicuramente tale da poter definire questa gemma uno dei dischi dell'anno
- Dischi come questo non escono tutti i giorni e quindi c'è senz'altro da esaltare, oltre agli aspetti qualitativi e quantitativi già citati, anche quelli più emozionali, dove continue direttive pregne di sentimentalismo quasi protoromantico guerreggiano sanguinosamente contro un'aggressività che se non si esterna con la musica si concretizza comunque in quella scaturigine di immagini che il disco per forza solleva fieramente
Se non avete voglia di darvi la zappa sui piedi evitando di ascoltarlo solo perchè non avete trovato la recensione esauriente, fateci un favore (a me e ai Nichelodeon), comprate il disco ed ascoltatelo. Qualunque genere vi piaccia, qualunque età abbiate, qualunque percorso musicale abbiate intrapreso, vi sconvolgerà. Potrebbe non piacere, certo, per la sua troppa delicatezza che lo rende talmente di nicchia da infastidire anche gli esperti, ma tutto ciò non lo rende forse ancora più figo?
Voto: 9
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