Abbiamo parlato, qui, del loro disco. Li abbiamo apprezzati per quello che suonano, ora apprezziamoli per quello che dicono.
Sotto, un'intervista ai Lingalad.
Ciao ragazzi, è stato un piacere sentire un bel disco di folk italiano come il vostro. Una domanda sparata così, diretta: come mai la scelta di questo genere? Qual è il vostro background artistico?
Il background nel gruppo è molto eterogeneo: dal rock, al folk, dal jazz all'heavy metal. Tra le diverse isole su cui abitare tutti insieme, abbiamo deciso di condividere quella del folk. Crediamo sia il genere più adatto a veicolare le storie che raccontiamo.
I titoli delle canzoni mi fanno pensare a un forte legame anche con il territorio. O sono troppo complicato io? "Toni il Matto" che sembra quasi uno di quei personaggi dei piccoli borghi rurali, la pietra di Erice, poi la pioggia, insomma, di cosa parlate nei vostri testi?
Sono tutte storie che può capitare di ascoltare in una locanda, raccontate da vecchi personaggi o bizzarri figuri. Oppure portate dal vento alle orecchie di chi vuole ascoltare. Molte le abbiamo raccolte nella nostra terra di origine, la Lombardia. Altre hanno il sapore del mare, come la pietra di Erice. Tutte hanno però un denominatore comune: storie in bilico tra passato e presente, tra oblio e memoria. Con la speranza che non vengano dimenticate del tutto.
Com'è la scena musicale nella vostra zona? Avete mai collaborato o avete intenzione di collaborare con altri artisti che fanno un genere analogo, o, perchè no, completamente diverso?
Nella Locanda del Vento sono entrati vari artisti: per esempio Roberto Scola, un ottimo fisarmonicista che ha suonato ne Il profumo del tempo, oppure Francesca Cazzulani, voce in Alice. E ancora Davide Camerin, meraviglioso cantautore che ci ha regalato un'emozionante interpretazione di Toni il matto.
Per quanto riguarda la scena musicale della nostra zona, dobbiamo constatare che il cantautorato, come altrove, è sempre più sommerso da decine di discutibili tribute band
Cosa ci si deve aspettare da un vostro concerto? Un live set normale o c'è di più?
Dipende dal contesto in cui suoniamo. Passiamo da un set folk rock, con batteria e basso, ad un live acustico composto principalmente da chitarre, flauti e percussioni. Questo perchè ci capita di suonare in location molto diverse: dalla manifestazione intenazionale su grandi palchi, all'intimità di un monastero di montagna.
Una domanda difficile: perchè suonate? Cosa volete comunicare, quali sono i vostri obiettivi?
L'obiettivo, che poi è anche il motivo per cui suoniamo, è far conoscere delle storie attraverso le nostre canzoni e allo stesso tempo conoscere luoghi e persone viaggiando per concerti. Il tutto con la consapevolezza di non ambire a nient'altro se non al divertirsi suonando insieme. Tutto quello che ci è successo negli ultimi dieci anni, dagli articoli sul Corriere della Sera ai concerti a New York, non è mai stato qualcosa a cui ambivamo davvero. Tutto è successo naturalmente, quasi per caso. E quindi ci sembra giusto lasciare anche il futuro al caso (che qualcuno chiama destino).
Come vedete il futuro dei Lingalad, altri dischi, tour, progetti d'altro tipo?
Altri dischi per ora no. Dobbiamo riprenderci ancora dalle fatiche della Locanda! Piuttosto tanti concerti e la realizzazione di un nuovo dvd l'anno prossimo, in collaborazione con la Filmaker dei fratelli Piccioli. Raccolglierà materiale inedito: sia video nuovi che backstage. E, come al solito, un video parodia di un nostro video ufficiale. Nel primo dvd ("I sentieri di Lingalad") "il Vecchio Lupo" divenne "Il vecchio luppolo", nel nuovo dvd "In viaggio ancora" si trasfigurerà in un ben più gogliardico "In Piaggio Ancora"...
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