venerdì 22 ottobre 2010

Lingalad - La Locanda Del Vento (Lizard Records, 2010)


Tracklist:
1. Il Profumo Del Tempo

2. Gli Occhi Di Greta
3. Il Colpo E La Cura
4. Toni Il Matto
5. Il Mio Nome
6. La Pietra di Erice
7. Dono Di Maggio
8. Lio
9. Aria Oltre Le Stelle
10. I Boschi Della Luna
11. L'Abbraccio Del Noce
12. Alice
13. Madre Mia
14. Nella Pioggia
15. Il Mio Nome (Strumentale)

Recensione:

I Lingalad sono una band italiana, geograficamente collocata attorno al lago di Como, dove una volta fioriva gloriosa la popolazione degli Orobi. 
Oggi ci sono invece bergamaschi filoleghisti incazzati e musicisti con le palle, una città che artisticamente, vuoi per reazione ad una posizione politica troppo estremista e populista, vuoi per una questione di DNA, ha sempre prodotto grandi band, perlomeno nel settore alternative degli ultimi anni. Per quanto riguarda i Lingalad, il loro universo è un altro, sono al loro terzo lavoro e hanno scelto di pubblicarlo per l'etichetta veneta Lizard Records, una realtà piuttosto viva e che dà ampio spazio a band di questo tipo, come internet insegna.
"La Locanda Del Vento" è un disco piuttosto lungo, composto di 15 brani, che si allarga molto, dando una delicata interpretazione di quello che è il loro mondo, dipingendo già stralci di realtà utilizzando i titoli, che sembrano molto nomi di fiabe di Esopo o di Rodari, o magari anche qualche libro fantasy (innegabile elemento di ispirazione). Vedasi, per questo, nomi di brani come "I Boschi Della Luna", "La Pietra di Erice" o il più poetico "Il Profumo Del Tempo". Tradizionalmente parlando, questo album ha un piglio che sa molto di cantautorato italiano anche se lo fa suo, esprimendolo con un linguaggio completamente diverso. Motivo di lode per tutto il disco. La sua caratura è quella di "album cantastorie", approfondendo un filone tematico abbastanza naturalista, in senso letterale più che letterario, e intimista, facendo leva sui ricordi, sull'immaginario personale che può diventare collettivo, e soprattutto sull'immaginazione, generata sia da specifiche metafore ed allegorie che da suoni ed arrangiamenti particolari. Queste caratteristiche orientano il disco smaccatamente verso un'impronta folk, ed è proprio quello che, dopo due o tre ascolti, si fa chiaro per tutti. Canzoni come "Madre Mia" e "Lio" possono confermarlo a piene mani, qui si tratta di una serie di racconti che trovano rispettivi significati e connotazioni non tanto nell'attualità, ma nella letteratura.
Il tutto rivestito di rock. L'album è prodotto molto bene e i suoni sono sempre azzeccati e ben calibrati, soprattutto quando si mettono in gioco overdrive e distorsioni. Nel disco anche molti ospiti, come il cantautore Davide Camerin e il doppiatore del personaggio tolkeniano Gandalf nella serie di film del Signore degli Anelli Gianni Musy. Fra gli altri.
Un disco completo, semplice ma con delle personalizzazioni non da poco e che gioca molto sullo spirito folk e tradizionalista della musica italiana. Con fioriture celtiche che non lasceranno l'amaro in bocca a nessuno.

Buono. 

Voto: 7.5

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