domenica 26 aprile 2009

Caparezza Live @ CSO Rivolta 24 Aprile 2009

 
Il concerto del Michele Salvemini nazionale inizia con 1 ora e mezza di ritardo tra i cori della gente (difficile fare una stima, forse piu di 1.000 persone) che inneggiano al Capa. Il palco è gremito di oggetti e strumenti, si sa che i concerti di Caparezza non sono solo musica ma sono anche spettacoli in cui è d’obbligo cantare, ridere, scherzare e non ultimo saltare e pogare.
Il concerto inizia con il primo singolo estratto dal 3° cd Habemus Capa: si tratta di “La Mia Parte Intollerante” e si accende subito il concerto. Il pezzo è seguito da moltissimi pezzi dell’ultimo CD sui quali spicca “Abiura Di Me”, leggiadro tributo ai videogiochi che fa impazzire letteralmente i fans tra salti e grida. Sempre tra le nuove canzoni da ricordare  “Vieni a Ballare In Puglia”, singolo che la gente ha dimostrato di conoscere parola per parola, e che è significato subito dopo la magica frase “e tu dove vai a ballare…” una commistione di danza e pogo che ho visto sinceramente in pochi concerti. Tra i pezzi più vecchi da sottolineare la grande “Iodellavitanonhocapitouncazzo”, l’epica “Vengo dalla Luna” fatta come primo dei due bis e la potentissima “Dalla Parte Del Toro”, tutte canzoni vissute dal pubblico in maniera fisica seppur intima. Tutte le canzoni sono state rese come o meglio del CD, ad eccezione secondo me di “Eroe” che anche se molto intensa e vissuta in modo particolarmente coinvolto dai fans sembrava più scarica del solito, soprattutto per chi ha visto il Capa live altre volte. Ma non è certo questo che ha sminuito un ottimo concerto in cui forse si voleva vedere anche qualche altra hit del passato, tipo “La Fitta Sassaiola dell’Ingiuria” o “Dagli All’Untore”, di cui si sente un po’ la mancanza.
L’esecuzione strumentale della band del Capa è molto buona, sono tutti musicisti eccezionali e del resto non poteva essere altrimenti. Caparezza ci ricorda con citazioni colte all’interno dei suoi testi che se ne intende di musica e la scelta degli strumentisti non lascia scampo. Il batterista in particolare è molto potente e preciso, e spiazza anche con qualche assolo ben congeniato. Tutti ottimi anche a prendere parte alle scenette messe in piedi da Michele che si conferma vero animale da palcoscenico (memorabili quelle relative alla sua “fidanzata” prima di Dalla Parte dl Toro e l’omaggio a Pacman prima di Abiura di Me). Nota di merito anche per i fonici che hanno tirato fuori il meglio dall’impianto del Rivolta, non c’erano sbavature di suono e si riusciva a sentire tutto molto bene anche dalle prime file.
Che dire, Caparezza è davvero un grande artista e riesce a stupire ogni volta, con concerti che sono veri e propri spettacoli, carichi e densi di umorismo e musica e che coinvolgono il pubblico a tutti i livelli. Il basso prezzo a cui siamo abituati non viene alterato nonostante il sempre crescente consenso del pubblico e questo contribuisce a vivere appieno un grande concerto. Consigliato veramente a tutti i fan del grande Capa e anche a chi non lo conosce (esistono davvero?) ma vuole andare semplicemente a divertirsi con ottima musica!

domenica 12 aprile 2009

Devo - Pioneers Who Got Scalped (Warner Bros Records, 2000)


"Pioneers Who Got Scalped" è la classica antologia perfetta per chi deve scoprire i Devo. Purtroppo però è anche la classica antologia che anche i fan del gruppo devono avere, visto che propone inediti e brani rari non disponibli su CD prima d'ora.

I classici ("Uncontrollable Urge", "Satisfatcion", "Come Back Jonee", "Smart Patrol/Mr. DNA", "The Day My Baby Gave Me A Surprize", "Secret Agent Man", "Girl U Want", "Whip It", "Freedom of Choice", "Love Without Anger", "Beautiful World", "Jerkin' Back 'n Forth", "That's Good", "Peek-A-Boo!", "Shout", "Disco Dancer") sono praticamente tutti lì e assieme a qualche altro brano poco conosciuto ("Too Much Paranoias", "Triumph of the Will", "Mr. B's Ballroom") offrono un ottimo riassunto dei vari cambiamenti musicali della carriera dei Devo, un gruppo assolutamente geniale, che, però, nel corso degli anni non è riuscito a rinnovarsi totalmente.

Quello che però interessa il fan medio (come il sottoscritto) sono i brani rari. Finalmente vengono riproposte le versioni originali di "Jocko Homo" e "Mongoloid" disponibli originariamente solo sull'EP "B Stiff" del 1977, uscito poco prima dell'album di debutto "Q: Are We Not Men? A: We Are Devo" che tutt'ora non ha ancora una stampa ufficiale su CD (benché tutti i brani siano stati ristampati, sparsi). Entrambe le versioni sono più lente e arrangiate in maniera leggermente diversa rispetto a quelle che saranno re-incise l'anno successivo.
Anche la title-track dell'EP viene stampata, e si tratta di un ottimo rock basato su una orecchiabile linea di chitarra e un ritmo di batteria sincopata.

"Soo-Bawlz", B-side del singolo "Secret Agent Man" già disponibile in qualche ristampa dell'album "Duty Now For The Future" del 1979, è sicuramente uno dei brani più strani del gruppo, con una melodia e una strofa molto coinvolgenti, e un ritornello quasi inascoltabile. Tuttavia la struttura del brano non convince totalmente, ed è possibile capire perché questo brano venne incluso solo come B-side e non nell'album.

"It takes a Worried Man" è sicuramente uno dei motivi per cui questa antologia è da avere. Trattasi di un brano tradizionale, il cui testo è stato riscritto dal cantante Mark Mothersbaugh, che i Devo avevano inciso (e usato) per il film "Human Highway" del 1982, anche se probabilmente è stata incisa un paio di anni prima. Raramente i Devo hanno raggiunto picche tanto alte. Il brano è allo stesso tempo inventivo e molto orecchiabile. Geniale.

Interessante la versione di "Snowball" apparsa su 45 giri, che oltre a avere sonorità diverse, ha solo la voce di Gerald Casale, invece del cantato all'unisono di Casale e Mothersbaugh come sull'album "Freedom of Choice".

"Working in The Coalmine" cover di Allen Toussaint, registrata nel 1980 e pubblicata nel 1981 come 45 giri, è un altro brano come "It takes a Worried Man", orecchiabile e cheesy a tal punto da essere geniale. Sebbene non presente nell'album originale, è l'unica bonus track trovabile in praticamente tutte le edizioni CD dell'album "Duty now for the Future".

"One Dumb Thing" è una versione primordiale di "Patterns" apparsa sull'album "Oh No It's Devo", ed è un brano dalla buona melodia che però soffre molto delle sonorità troppo elettroniche.

E' impossibile parlare di tutti gli altri inediti/rarità del resto dell'album senza ripetere le stesse cose. Più il numero degli anni progredisce più i brani si fanno fiacchi e elettronici. Degna di nota però è la versione di "The Words Get Stuck In My Throat", un brano a lungo suonato dal vivo e mai inciso in studio fino a questa antologia.

Ottima antologia, ma non esente da difetti. Ad esempio, personalmente credo che si sarebbero potute includere tutte le b-side del gruppo, togliendo qualche brano già disponibile su album. Ad esempio, l'inclusione di "Social Fools" (disponibile sull'EP "B-Stiff") sarebbe stata una scelta quantomeno azzeccata, visto che l'unica stampa in CD che ha avuto (una vecchia edizione del primo album) è fuori stampa da molto tempo, e che la versione pubblicata su "Hardcore Devo vol.1" non le rende giustizia. Anche "Penetration in the Centerfold", "Find Out", "Growing Pains", "Turn Around" (coverizzata addiritura dai Nirvana) e "Mecha Mania Boy", tutte B-side, tutti ottimi brani, spesso migliori di alcuni presenti su album, che, sebbene siano disponibli su CD da qualche parte, sono molto difficili da reperire.

Anche il flexidisc "Flimsy Wrap" (sebbene sia abbastanza inutile visto che si tratta di un brano parlato non risulterebbe meno inutile di alcuni frammenti parlati tratti da film presenti su questa antologia) la versione jazz di "Shout", disponibile solo su cassetta, e la primissima versione di "Blockhead" disponibile solo su un EP, prima o poi dovranno avere una stampa ufficiale su CD.

Nonostante tutto, da avere, e fortemente consigliato se si vuole scoprire la straordinaria musica dei Devo!

Voto: 8+

Meganoidi - Al Posto Del Fuoco (Green Fog Records, 2009)

I Meganoidi arrivano a questo "Al Posto Del Fuoco" dopo innumerevoli cambi di rotta che li hanno portati ad un prodotto rock sperimentale come "Granvanoeli", con la scomparsa quasi completa dei fiati, prosecuzione di quella evoluzione che era già iniziata con l'EP "And Then We Met Impero", pubblicato nel 2005. Il risultato è un album molto bello, che mescola il rock commerciale dei Negrita con qualche synth pinkfloydiano e qualche struttura di stampo progressive. Nel dettaglio:

L'album si apre con un brano molto bello seppur non particolarmente originale. Si tratta di "Altrove", in cui il cantato chiaramente influenzato da Pau dei Negrita subito si scontra con il rock mainstream di questi nuovi Meganoidi. Stessa cosa ritroviamo in "Dighe", pezzo interessante anche per il testo, contraddistinto dai riff taglienti che riempiono la strofa . "Dune" è un pezzo che ricorda quei brani quasi post-rock nella struttura che avevamo incontrato in "Granvanoeli”, come il singolo "Dai Pozzi". Un grande uso dell'effettistica nelle chitarre rendono questo pezzo molto atmosferico e potente, un vortice di malinconia che comunica un senso di vuoto che possiamo riempire solo ascoltando il resto dell'album.
"Scusami Las Vegas" e "Aneta" sono due pezzi molto “mainstream” ma non per questo scontati seppur incredibilmente catchy, che come unica nota di demerito possono avere la banalità della struttura, banalità che non ritroviamo invece in "Solo Alla Fine" e "Stormo", pezzi molto più studiati anche se non sensazionali. "Your Desire" è la nuova "Zeta Reticoli", e gioca su un testo molto bello, coinvolgendo anche grazie ai riff molto semplici ma funzionali alla canzone. La conclusiva "Al Posto Del Fuoco" è il pezzo che più si differenzia dagli altri: è un pezzo con influenze quasi punk che rimandano ai recenti Ministri ma con un cantato più vicino a Godano dei Marlene. Interessantissimo sentire la varietà che questo gruppo riesce ancora a presentare all'interno dello stesso disco.

Il livello della produzione è molto buono. I suoni di batteria e basso sono veramente potenti, quasi a scacciare la presenza imponente delle chitarre con vere sferzate che colpiscono l'ascoltatore ai timpani, come nella strofa di "Ima-Go-Go", dove la parte ritmica coinvolge e produrrà probabilmente un po' di pogo con i fan più giovani ai prossimi concerti. Anche la voce è ben registrata, e la performance di Di Muzio si coniuga perfettamente con le nuove influenze che già avevano iniziato a farsi sentire con il singolo del 2004 "Zeta Reticoli". Strumentalmente la band si è sempre dimostrata capace e la striscia positiva continua; gli arrangiamenti non prevedono teatrini di tecnica come potremo aspettarci da altre band sperimentali, ma questi ragazzi sanno utilizzare in modo magistrale i loro strumenti e la loro abilità si vede in ogni singolo brano. Pollice alzato anche sotto questo punto di vista.

Alla fine i Meganoidi sfornano nel 2009 probabilmente il loro album più interessante, proprio per l'inversione di marcia che hanno saputo mettere in scena e che avrà spiazzato molti vecchi fan e molti ascoltatori abituati a "Meganoidi contro Daitarn III".
Una cosa è certa: con lavori come questi nessuno rimpiangerà lo ska-punk dei primi lavori.

Voto: 8