venerdì 17 febbraio 2017

Karbonica - Quei Colori (Zimbalam, 2016)

Sono già parecchi anni che il panorama musicale siciliano sembra vivere un proprio Rinascimento, con progetti di diversa estrazione e tipologia, uniti però dalla cura al dettaglio e sicuramente da una tendenza alla contaminazione. Sarà l'aria che si respira nella provincia dell'impero, in un'isola caleidoscopica ma insieme cupa, lambita da venti africani che ne influenzano finanche i connotati culturali, ma ciò che esce da questa terra così lontana dal Nord iper-industrializzato è sempre più sovente sinonimo di qualità. In merito ai Karbonica, bastano artwork, definizione dei suoni, precisione del mastering e strategie promozionali selezionate a capire che ci sono dietro ragazzi con la smania di raggiungere un obiettivo, insomma, di spaccare. 
Addentrandoci nell'analisi di questo "Quei Colori", ci imbattiamo subito nella sua struttura monolitica, dieci brani diretti al cuore, intensi, con pochi momenti di distensione ben piazzati a sciogliere i nervi. Liricamente, si tende al testo impegnato, ma senza eccessi populistici o pomposi, come sa mettere in musica in maniera impeccabile solo un nativo di queste terre ("Pezzo d'Africa", "La Tua Rivoluzione"). Sonorità piuttosto moderne ("Ti Racconterò", "Scappo Via") attualizzano un sound tendenzialmente piantato fermamente negli anni ottanta (la title track, che può ricordare i primi Diaframma o Litfiba, ma anche "La Tua Città"). I Karbonica, comunque, funzionano meglio quando tentano di avvicinarsi ai costumi musicali degli ultimi tempi, abbandonando i linguaggi grunge, hard rock e new wave. Questo è fondamentalmente il loro limite (anche un po' il look à la primi Timoria), lasciando trasparire che con una bella operazione di sacrosanto ammodernamento potrebbero trovare il loro posto fisso nell'olimpo dell'alternative/indie rock italiano, uscendo dalle retrovie. Per ora, sembrano aver paura di saltare dal trampolino, sebbene in tribuna gli astanti siano tutti sicuri delle loro possibilità.  

mercoledì 8 febbraio 2017

My Escort - Canzoni in Ritardo (autoproduzione, 2017)

"Canzoni in Ritardo" è forse uno dei lavori con la copertina più calzante vista nell'ultimo periodo, soprattutto per chi è stato pendolare almeno per un breve lasso della propria vita. Oltretutto, di questo disco dei vicentini My Escort ci sono tracce online che partono dal 2015 e arrivano ad oggi, facendo pensare al titolo come a una specie di inside joke dato che giunge all'attenzione di molta parte della stampa solo due anni dopo.
Addentrandosi nella musica, dove la mano esperta del produttore artistico Matteo Franzan risulta ampiamente percettibile, scopriamo che l'asso nella manica del quartetto è un'effervescente ed esuberante mistura di sentimentalismo e alta cultura musicale, il tutto rimescolato in un pop trionfale, delicato e levigato. Molte le riflessioni sui rapporti interpersonali, ben interpretate dal frontman Alessio Montagna, ottimo anche dietro il piano, evidentemente un tema toccante e affrontato con tatto, come si ode e comprende in "Le Cose Non Cambiano". Da quest'ultima, risalendo a priori la setlist dal basso, raggiungiamo il singolo "Riflessi", sulla fugacità del tempo, rilettura romantica e per certi versi oscura dell'ormai storicizzato concetto del "carpe diem". Uscendo dal sentiero del pop incappiamo con sorpresa nel funk sbilenco ed accennato di "Privé", un fiume in piena con continue punzecchiature mordaci e una forma allusiva di sotterraneo humour nero.

Il disco, di per sé, è confezionato molto bene, sia a livello di suoni che di setlist, mettendo in riga dieci pezzi di innegabile classe in una sorta di crescendo emotivo. Ripetendo doverosamente gli ascolti, si inizia però a perdere un po' di concentrazione, per la monotonia di alcune soluzioni a livello di arrangiamento, che rendendo il linguaggio pop più flebile, disorientando riguardo il vero obiettivo dei compositori. Si voleva vendere o fare un prodotto di qualità? O entrambi?
In ogni caso, ci siamo abituati ad una deludente scarsità di opere discografiche siffatte negli anni dieci e speriamo, dunque, di poter ascoltare altro materiale molto presto da questi ottimi autori.