mercoledì 9 febbraio 2022

Sasha Vinci - Mercurio (aA29 Project Room, 2021)



Sasha Vinci è un artista siculo con un notevole curriculum che spazia dalla scultura al disegno le cui opere sono esposte in diversi musei e luoghi artistici d'Europa. Con "Mercurio" l'artista inserisce anche la musica al suo bagaglio artistico e, visto il suo interesse verso la 'performance', era un'aggiunta che effettivamente non poteva mancare. L'album è stato concepito durante il lockdown che ha congelato l'Italia e il mondo intero per un paio di mesi nel 2020 a seguito dell'esplosione della pandemia di Covid-19 e vuole essere una risposta al silenzio e all'isolamento di quel periodo. L'album è stato realizzato con l'aiuto di Vincent Migliorisi, musicista collaboratore da tempo con Vinci all'interno delle sue performance. 

I testi sono stati scritti nello stile dell'artista, da sempre interessato al simbolismo, e sono un viaggio personale nelle sue ispirazioni e ossessioni. Lo stile lirico utilizzato è improntato verso l'evocativo e, come tale, a volte è reso in maniera un po' astratta e non di immediata comprensione. È sicuramente una scelta voluta: l'artista, in realtà, si apre molto più di quanto possa sembrare a prima vista. Oltre a mettere nero su bianco le sue ispirazioni principali (Pier Paolo Pasolini su tutti), pezzi come "Castelli di sabbia""Il magnifico volo" e "Penna e calamaio" dimostrano anche una certa sensibilità umana. Tutto ciò, però, non viene mai reso in maniera esplicita ma affidandosi, appunto, a simboli e metafore. Se da un lato questo spinge l'ascoltatore a ragionare sulla prosa, dall'altro chi si trova davanti questo disco come introduzione all'opera di Vinci potrebbe non avere tutti gli strumenti per capirlo e l'ascolto potrebbe rivelarsi difficoltoso. A ciò va aggiunto il fatto che il cantato e le melodie vocali risultano particolarmente monocordi, a volte anche un po' indistinguibili. Con questo, comunque, non si intende dire che l'album suoni tutto uguale: gli arrangiamenti sono ben realizzati e aiutano a dare dinamicità al prodotto finale. Notevoli, soprattutto, le musiche di "Silenzio", "Poesia della crudeltà" e "Un giorno senza ore"

Giudicare questo prodotto risulta abbastanza difficile. Da un punto di vista strettamente musicale, il disco si presenta di più come un recitativo in musica e, a livello melodico o canoro, non offre poi molto. Certamente, come dimostrato da una fetta di cantautorato e da gruppi come Massimo Volume, nel panorama musicale c'è spazio anche per lavori di questo tipo ma il risultato finale è un po' troppo derivativo, soprattutto in momenti come "Il magnifico volo" che sembrano pescare a piene mani dallo stile di Franco Battiato. Dall'altro, più che un'opera a sé stante, questo disco è stato presentato come parte di un ciclo di opere realizzate in vari stili e, come tale, per comprenderlo del tutto sarebbe necessario avere una conoscenza almeno generale del percorso artistico di Sasha Vinci. Tenendo conto di tutto ciò possiamo giudicarlo come un album interessante negli intenti, dietro il quale sicuramente ci sono persone che hanno lavorato molto per la sua realizzazione, ma forse non del tutto riuscito nei contenuti.

lunedì 7 febbraio 2022

1000STREETS - Electro Way (EPOPS Music, 2021)



Primo album in studio da parte di questo collettivo di talentuosi musicisti di Trieste. Come indicato dal nome stesso del progetto, anche se il lavoro prosegue in una direzione artistica omogenea, questa strada si dirama in tanti generi musicali quanti sono quelli che hanno influenzato i membri dell'ensemble. Questo tipo di varietà si riflette, ovviamente, anche nella musica proposta e il risultato finale è decisamente pregevole.

Ad un primo ascolto la cosa che si nota di più, oltre alla gradevolezza della musica, è la buona resa della commistione tra vintage e moderno. Le dimostrazioni più lampanti sono "Mainerio", dedicata al compositore cinquecentesco Giorgio Mainerio nella quale musica da camera, rap e swing creano un connubio musicale tanto improbabile quanto funzionale e "Golden Tank #1000" che vede la partecipazione dei Radio Zastava che suona come musica prodotta da qualche orchestra jazz di un secolo fa che ha in qualche modo avuto accesso ad attrezzature moderne. Oltre alla superba capacità musicale dei componenti dell'ensemble, l'album vanta anche di una buona scelta per quanto riguarda il cantato, affidato a diversi ospiti per ogni brano: di questi vale la pena citare soprattutto il trio vocale Les Babettes nella divertente "Tommy on the Bone". La sequenza del disco funziona molto bene, in particolar modo la pausa chill di "Intermission" posta a metà disco e la conclusiva "To Kolophio", un po' hip hop, un po' cinematica. La durata dell'album è anche particolarmente azzeccata: con i suoi 30 minuti il disco non solo non rischia di diventare indigeribile, un pericolo in cui questo tipo di musica può facilmente cadere, ma lascia anche spazio a ripetuti ascolti in modo da poterlo assimilare e goderselo più in fretta. In aggiunta alle considerazioni musicali, un'altra cosa che colpisce ad un ascolto attento è quanto l'album suoni piacevole all'orecchio a livello di suoni: la cosa smette di stupire quando ci si rende conto che il mastering è stato fatto agli Abbey Road Studios di Londra. Non mancano, comunque, i classici trucchi di produzione, come la simulazione di un grammofono che perde i giri su "Golden Tank #1000", usati però in maniera intelligente ed efficace.

"Electro Way" si presenta come un lavoro ben confezionato, realizzato da un team di musicisti e produttori validi e perfettamente consci dei propri obiettivi e di come raggiungerli. Il risultato sicuramente ripaga le aspettative e si presenta come un lavoro frizzante ma non frivolo, apprezzabile sia ad un ascolto superficiale sia ad uno più profondo. Con queste premesse, sicuramente un secondo lavoro sarebbe altrettanto interessante: speriamo di non doverlo attendere troppo a lungo. Nel frattempo, l'ascolto è consigliato.

mercoledì 2 febbraio 2022

Helle - Disonore (Volume!, 2021)



Helle è il nome d'arte di Lisa Brunetti, cantautrice bolognese che, nonostante la giovane età, ha un curriculum notevole che vanta collaborazioni con Ricky Portera e Bruno Mariani. Dopo la pubblicazione di diversi singoli finalmente è uscito "Disonore", lavoro nel quale l'artista intende fare una solta di viaggio interiore nell'ipocrisia nei comportamenti quotidiani per mettere l'ascoltatore di fronte ai compromessi che chiunque è costretto ad accettare nella vita di tutti i giorni per poter andare avanti. 

Certamente le esperienze musicali di Helle si riflettono nella realizzazione del disco: quello che colpisce l'orecchio in primis è quanto questo album, a livello di melodie, cantato e produzione, sia credibile nel contesto della musica pop odierna. La musica offerta è un electro-pop maturo, orecchiabile e ben congegnato che, benché a livello di dinamica si mantenga più o meno tutto sullo stesso territorio, presenta una eccellente produzione con delle sonorità che all'orecchio suonano assai piacevoli e, soprattutto, adatte ai testi della giovane cantautrice. Le canzoni stesse sono decisamente melodiose e in alcuni casi particolarmente accattivanti come "Barbie" la cui cantilena nel ritornello risulta irresistibile e contagiosa. La cosa più interessante nel quadro sonoro di questo album, però, è senza dubbio il cantato: la voce di Brunetti, impeccabile a livello di intonazione, ha una timbrica distintiva che ad un primo ascolto può non colpire particolarmente ma che in seguito diventa l'elemento musicale predominante che aiuta a rendere le canzoni più personali e intime ma allo stesso tempo molto vicine all'ascoltatore. Ciò è un bene dato che alcune delle liriche ("Tom""Figli delle nube", "Chimere" su tutte) suonano parecchio catartiche, come se fossero state scritte come sfogo in un momento di particolare rabbia. Il linguaggio, in generale, è colloquiale e netto senza essere insulso o stupido e fa apparire il personaggio di Helle rabbioso ma sincero e autoironico con un mordente che ricorda il Morrissey degli Smiths dei tempi d'oro, non tanto a livello di stile quanto nelle intenzioni.

Tutti questi ingredienti rendono "Disonore" un lavoro di buona caratura che, con una diffusione adeguata, potrebbe riscuotere parecchia attenzione ed interesse nel pubblico di massa. Helle ha infatti abbastanza talento e comprensione delle esigenze del consumatore di pop Italiano moderno e, per questo motivo, potrebbe essere un nome di cui sentiremo parlare a livello più mainstream tra non molto tempo.