domenica 27 marzo 2011

Frank Zappa - Civilization Phaze III (Barking Pumpkin Records, 1994)


Non è facile parlare di un disco come questo. La mia passione per la musica di Frank Zappa non è per niente nascosta o nascondibile, ma questo disco è qualcosa di oltre anche per lui. E' in tutti i sensi l'ultima fatica di Zappa. Gli ultimi anni della sua vita, a malattia già iniziata, li ha spesi soprattutto per ultimare questo progetto. Innanzitutto vediamo di capire perché questa è la parte tre indicata nel titolo. La prima parte sarebbe il disco dei Mothers of Invention "We're Only In It For The Money" (splendida parodia del mitico "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" dei The Beatles, dei quali parleremo in un secondo momento in un editoriale apposito) e la seconda "Lumpy Gravy", il primo lavoro accreditato al solo Zappa.
In realtà di "We're Only In It For The Money" c'è poco o niente in questo album, mentre i legami con "Lumpy Gravy" sono molto più forti. Stiamo parlando ovviamente delle "voices inside the piano" e la loro trama. Per chi non sapesse di cosa sto parlando, si tratta unicamente di un esperimento sonoro di Zappa. All'età di 9 anni, il piccolo Frank notò al funerale di sua nonna che le candele rispondevano ad alcune note di organo muovendosi in un certo modo. Scoprì quindi che parlando all'interno di un piano, in base alla nota che la voce fa, la corda che produce la nota corrispondente vibra. Se volete un esempio analogo provate a parlare a voce alta davanti ad un termosifone, ad esempio.
Affascinato da questo, Zappa quasi vent'anni dopo (nel 1967) registrò molte conversazioni senza senso fatte da alcuni collaboratori con la testa dentro ad un piano. La trama non ha molto senso in realtà, ma in questo caso è secondaria: si parla semplicemente di una possibile umanità che viene rapidamente trasformata in maiali e pony che controllano il mondo, e di modi per capire come evitare tutto ciò. Il fatto poi che molti dialoghi siano frutto di taglia e cuci tra voci registrate nel 1967 e nel 1991 rende ancora meno comprensibile tutto ciò. Ciò che interessava a Zappa maggiormente però era l'essenza del suono particolare che hanno tali voci una volta fatte risuonare all'interno della cassa di risonanza di un piano.
L'umorismo che contradistingue Zappa è quasi completamente assente: qualche nonsense volgare in varie lingue su "This Ain't CNN", il titolo di "Dio Fa" (anche se la composizione è tutto meno che divertente) e uno stravolgimento di "In The Navy" dei Village People (irriconoscibile comunque) nella traccia "N-Lite".
Uno dei requisiti per riuscire ad apprezzare questo disco è tenere in mente il momento in cui è stato fatto: Frank Zappa, al momento della produzione del disco, aveva infatti un cancro allo stato avanzato, sapeva che non sarebbe durato molto e non fa niente per nasconderlo in questo album. L'atmosfera è infatti cupa e oscura e la musica è complicata, ostile e di difficile ascolto persino per i fan di Zappa più accaniti.
Zappa non riuscì a vedere questo album nei negozi (Frank morì il 4 Dicembre 1993 e questo disco è uscito il 2 Dicembre 1994, quasi un anno dopo), ma quantomeno riuscì a terminarne una stesura definitiva.
La musica è eseguita quasi interamente al synclavier (aggegio elettronico che Zappa usava per comporre e che utilizzò spesso negli anni 80 nei suoi album. Diversamente dal solito ha però suoni veri campionati, invece di frequenze sintetizzate), con l'ausilio dell'orchestra Ensemble Modern che più volte ha collaborato con Zappa negli ultimi anni della sua vita.
I momenti di maggior interesse sono la già citata "N-Lite", "Put a Motor on Yourself", "A Pig With Wings" (un momento quasi distortamente e perversamente sensuale), "Buffalo Voice", "Dio Fa" e "Beat The Reaper", probabilmente le tre cose più spaventose e agghiaccianti che si possano trovare in un album di Zappa.
Questo ultimo brano in particolare, sembra essere la morte di Zappa espressa in musica. La morte vista dal punto di vista di un uomo che sa di stare per morire è molto diversa dalla morte vista dall'esterno, e si tratta più che altro di un brano paranoico, assurdo, nel quale si mischiano vari elementi apparentemente incompatibili tra di loro e che pare non avere una soluzione propria. In aggiunta a tutto questo, in sottofondo al brano c'è un incessante rumore di pioggia, che prosegue anche nella traccia successiva e di chiusura dell'album, intitolata "Waffenspiel": 4 minuti di rumori di temporale, spari, aerei che passano e latriti di cani. E' già di per se un finale inquietante perché non c'è niente di ciò che ci è rimasto familiare per i 110 minuti precedenti: né le voci, né la musica, solo rumori distanti. Ma, tenendo conto che non è solo il finale dell'opera, ma il finale dell'intera discografia Zappiana, e in un certo senso della vita di Zappa allora acquista una vena disturbante e spaventosa.
E' un disco terribilmente difficile, non adatto al fan casuale e ancora meno a chi non conosce quasi per niente Zappa. Tuttavia, per lo scolaro Zappiano è semplicemente essenziale, ed è un album che dimostra perché Zappa, nonostante il suo senso dell'umorismo particolare e la sua vena goliardica non va assolutamente considerato un artista demenziale.
Un disco da sviscerare, studiare e ascoltare ancora, ancora e ancora.

Voto: 9

lunedì 14 marzo 2011

PFM - Chocolate King (Numero Uno, 1975)


PFM, non credo ci sia bisogno di presentazioni eccessive. Una delle più grandi realtà del Progressive Made In Italy, uno di quei gruppi che in realtà compete anche con i più grandi di questo genere, insomma un nome, una garanzia. Iniziarono sotto il nome de "I Quelli"; erano canzoni più che altro Rock'n'Roll che Progressive ma già si intravedeva da parte di ognuno destrezza nello strumento. Ogni componente all'interno del panorama italiano risulta tra i migliori in assoluto. Storia Di Un Minuto (1972) è il primo album e tra l'altro il più ricordato soprattutto per la presenza di canzoni come "La Carrozza Di Hans", "E' Festa" e "Impressioni Di Settembre", vere icone di questa band, canzoni sempre riproposte in live. Il gruppo in futuro cercherà successo all'estero e vincerà per due volte il premio come miglior gruppo emergente sulla stampa Inglese pubblicando anche per l'etichetta discografica creata dagli Emerson, Lake and Palmer, la Manticore. Per l'approdo della musica Progressiva Italiana anche sulla west coast la PFM decide di andare alla ricerca di un frontman e lo troverà in Bernardo Lanzetti, chiamato dai fan "The Voice Impossible", il Gabriel italiano, ex cantante in quel momento degli Acqua Fragile. Il risultato sarà un bottino di tre album straordinari ma forse anche fin troppo sottovalutati, alla fine infatti la band deciderà di tornare a lavorare in Italia ma soprattutto di tornare a cantare in Italiano con Passpartù (1978).

Il primo album dell'era Lanzetti rimane storico, Chocolate Kings è uno dei pilastri del Prog Italiano, ma messo molto da parte. From Under è il brano d'apertura in cui la voce di Lanzetti è perfetta e precisa perchè amalgama sinuosamente momenti più soft a pure esplosioni Rock, lo strumentale è tutto affidato nelle mani degli altri membri, Mauro Pagani al Violino e Flauto Traverso spesso è protagonista e si scambia con il virtuosismo di Mussida e Premoli, chitarra e tastiera fino ad arrivare a Franz Di Cioccio dove in alcuni momenti lascia intravedere degli autentici solo di Batteria; da non ti menticare lo straordinario Patrick Djivas, immenso bassista che arrivò nella band dagli Area, insomma mica poco. Il ritmo, nei frangenti più spinti è incalzante, veloce e persuade l'ascoltatore. Harlequin forse è il brano più bello dell'album, poche volte riproposto live ma ultimamente ripresentato anche al Prog Exhibition a Roma. Cosi come in quasi tutte le canzoni dell'album c'è un esplosione nella parte centrale, questa volta contrassegnata da un accelerazione repentina che porta a una mutazione quasi in chiave Hard. Non a caso si diceva che al posto di Bonham i Led Zeppelin provarono a chimare proprio Di Cioccio. In assoluto Chocolate Kings è la canzone che ha la funzione di simbolo, non a caso è la title track dell'album. Non sarà la più bella ma è sicuramente quella che avrebbe in un live l'effetto di una "E' Festa" perchè porta a smuovere il pubblico. Suonata pochissime volte dal vivo, anche perchè è impossibile per Di Cioccio arrivare alle tonalità di Lanzetti, tuttavia un'ottima riproposizione proprio con Lanzetti la troviamo nel cofanetto 10 anni live (1996), diviso in 4 cd, una raccolta di live a partire dai tempi delle cover di Jethro Tull e King Crimson. Out Of The Roundabout, il brano successivo, è quello più riproposto dal vivo, praticamente in ogni concerto, oggi però è Lucio Fabbri, che tra l'altro sostituisce egregiamente Mauro Pagani che abbandonò il gruppo già da Jet Lag, a interpretarla. Paper Charms è il pezzo più lungo, quasi 9 minuti, e pensare che la PFM raramente è arrivata, nonostante la grandezza, a comporre un brano di 10 minuti. Comunque sia, anche Paper Charms per la sua complessità è uno di quei brani che in live, riproposto ad un pubblico esperto farebbe davvero colpo. E' un brano che bisognerebbe risentire perchè inizialmente quasi colpisce di meno però è proprio in questo che sta la caratteristica del Progressive, più si riascolta più si scopre qualcosa, il pluriascolto di un pezzo aiuta a percepirlo e ad apprezzarlo maggiormente.

Chocolate Kings verrà criticato in America e non molto preso bene probabilmente per i testi, quelli che parlano della cosi detta "mamma cicciona che va in giro col mitra e la cioccolata" simboleggiante proprio gli USA. Lanzetti rimarrà poco tempo, solamente tre album, il secondo, Jet Lag (1977), sarà molto più ispirato al Jazz, il terzo, Passpartù sarà un capolavoro di ritmica, tra l'altro con una bellissima copertina. Le redini andranno in mano a un grande Di Cioccio, leader carismatico e dalla ottima voce oltre che grande batterista. La band subirà però un calo, Suonare Suonare (1980) è amato da alcuni e non aprezzato da altri, cosi come Miss Baker (1987), mentre PFM?PFM! (1984) rimane di sicuro il più brutto e meno Progressive album della band che come altri gruppi Prog negli anni '80 a perdere colpi e a diventare più "semplice". Il ritorno avverrà nel 1996 con uno splendido Ulisse (1996) seguito da altri capolavori fino ad arrivare a un nuovo addio di Premoli che già lasciò la band dopo Suonare Suonare. Come vedete c'è tanto da dire, sono un'emblema della MUSICA Italiana, parliamo di musica in maiuscolo attenzione! E l'impressione è che questi "vecchietti" non la manderanno a dire perchè in fondo sono ancora giovani dentro.
VOTO: 8 1/2