mercoledì 1 gennaio 2014

Into Deep #11 - Yesterday And Today - I Beatles negli USA





Penso che non ci sia bisogno di nessun tipo di presentazione per i Beatles, sicuramente il gruppo più famoso di tutti i tempi che, stranamente, in questo blog non ha ancora ricevuto uno spazio vero e proprio. Per chi se lo chiedesse, questo non è per un presunto fastidio da parte degli autori verso il gruppo ma, perché, essendo il più famoso di tutti i tempi, si rischia di cadere nella retorica parlando di loro. Sarebbe molto più facile trattare della loro musica se si potesse avere accesso ad una discografia diversa. Non intendiamo dire album inediti o composti da canzoni inedite, ma una discografia nella quale le canzoni sono organizzate diversamente.

Per fare questo, in realtà, non abbiamo bisogno di cercare universi paralleli: basta andare oltreoceano per scoprire che gli album, così come li conosciamo noi, là non sono usciti fino al 1987. Come pratica comune della maggior parte dei gruppi Inglesi esportati in America (la stessa cosa successe anche ai Rolling Stones, per fare un esempio), nel grande continente, tutto il materiale pre"Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" venne organizzato in maniera completamente differente. Da quell'album in poi, su richiesta dei Beatles stessi, le due discografie combaciano, ma negli USA sono stati aggiunti due album. Uno di questi, "Magical Mystery Tour" è stato ufficializzato nella discografia Inglese a partire dal 1976, ed è stato ristampato su CD insieme agli altri. Perché mai negli Stati Uniti gli album non sono arrivati in maniera normale? Beh, prima di tutto, i Beatles avevano la fastidiosa abitudine di non includere i loro singoli su disco. Questo, a dire loro, veniva fatto per non imbrogliare i fan che, una volta acquistato il 33 giri, si sarebbero ritrovati due brani ridondanti. Se da un punto di vista intellettuale tale cosa risulta assolutamente onesta, da un punto di vista commerciale è assolutamente deleterio. Inoltre, lo standard di brani in America, in quel periodo era di 12 per disco e i Beatles, spesso e volentieri sforacchiavano. Ecco quindi che, per togliere tali misfatti, i dischi vengono smontati e completamente rimontati. Non solo, così facendo, si ha anche molto più materiale per produrre molti più album. Dal 1963 al 1967 gli album dei Beatles in Inghilterra, così come loro li avevano concepiti sono stati sette: "Please Please Me", "With the Beatles", "A Hard Day's Night", "Beatles for Sale", "Help!", "Rubber Soul" e "Revolver"; in America sono diventati dodici: "Introducing... The Beatles", "Meet the Beatles!", "The Beatles' Second Album", "A Hard Day's Night", "Something New", "Beatles '65", "The Early Beatles", "Beatles VI", "Help!", "Rubber Soul", "Yesterday and Today" e "Revolver", ai quali va aggiunto anche "The Beatles' Story", un documentario audio, parte a tutti gli effetti della discografia ufficiale, per un totale di tredici. Ad aumentare la confusione, le versioni Americane di "A Hard Day's Night", "Help!", "Rubber Soul" e "Revolver" non combaciano con quelle Inglesi.

Poiché i fan dei Beatles oltreoceano erano assolutamente ignari del fatto che gli album che compravano non fossero gli originali, molti di loro sono rimasti stupiti e confusi quando nel 1987, con le prime edizioni CD, tutto il primo periodo dei Beatles fosse presentato in maniera completamente diversa. Inoltre, i veri fanatici, sbavavano da tempo dietro le versioni Americane dei dischi dei Beatles, perché i mixaggi, che fossero stereo o mono, erano radicalmente diversi. Per questi motivi, la richiesta di una ristampa su CD, magari a parte, di questi dischi, è sempre stata alta. In alcuni casi, i fan sono stati accontentati. Come già detto, il primo disco Americano ad essere pubblicato su CD fu "Magical Mystery Tour", adottato assieme alla discografia ufficiale e stampato assieme al resto del catalogo nel 1987. "Meet The Beatles!", "The Beatles' Second Album", "Something New" e "Beatles '65" videro finalmente la luce su CD nel 2004 all'interno del lussuoso cofanetto "The Capitol Albums Volume 1", che li ristampava in mono e in stereo. Analogamente, "The Early Beatles", "Beatles VI" e le versioni Americane di "Help!" e "Rubber Soul" vennero riunite nel 2006 nel "The Capitol Albums Volume 2". Tutti gli altri album sono rimasti non disponibili in digitale: alcuni per motivi di copyright (la versione Americana di "A Hard Day's Night"), altri per richiesta specifica dei membri sopravvissuti dei Beatles ("The Beatles' Story"). Tuttavia, la situazione è solo temporanea: tutta la discografia Americana, ad eccezione di "Introducing... The Beatles" e "Rarities" verrà ristampata nel cofanetto "The US Albums", previsto per il 21 Gennaio 2014. Ogni CD verrà anche venduto separatamente, in tiratura limitata, ad eccezione di "The Beatles' Story".

Con queste premesse, sembra che sia una buona occasione per rivisitare una interessante pagina dimenticata della storia dei Beatles e di riuscire così a parlare del gruppo senza sfociare nella solita adulazione retorica.


INTRODUCING... THE BEATLES
(Vee-Jay, 10 Gennaio 1964)

Il primo disco Americano dei Beatles, sorpresa, non esce per la Capitol ma per la Vee-Jay. Essenzialmente, si tratta di una versione mozzata dell'Inglese "Please Please Me": da 14, i brani passano a 12. La Vee-Jay, comunque, non aveva ancora un contratto ben definito con i Beatles e, infatti, la pubblicazione dell'album lasciò molte battaglie legali tra la Vee-Jay e la Capitol che, in effetti, possedeva diritti su buona parte del catalogo Beatlesiano a questo punto. Il disco uscì in due versioni: nella prima, i due brani rimasti fuori erano "Please Please Me" e "Don't Ask Me Why", precedentemente uscite come singolo negli USA. Tuttavia, la Capitol minacciò ripercussioni legali in quanto deteneva i diritti sui brani "Love Me Do" e "Please Please Me", usciti come singolo in Europa. Per questo la Vee-Jay dovette interrompere la produzione e sostituire quei due brani con i due precedentemente tagliati. Come potete immaginare, quindi, il disco è più interessante per questo tipo di aneddoti che per la sua qualità in sé. Comunque sia, le vendite non scarseggiano di certo e, ad oggi, entrambe le versioni dell'album sono quotate moltissimi soldi.



MEET THE BEATLES!
(Capitol, 20 Gennaio 1964)

Cercando di ignorare l'album precedente, la Capitol annuncia il debutto dei Beatles nella grande mela 10 giorni dopo l'uscita del disco precedente, con questo album. La copertina e la scaletta (anche nell'ordine) riprendono quelle del secondo album Inglese "With the Beatles", ma "Please Mr. Postman", "Roll Over Beethoven", "You Really Got a Hold On Me", "Devil in Her Heart" e "Money" (quattro delle cinque cover presenti sull'album) vengono sostituite dal singolo "I Wanna Hold Your Hand", il suo retro Americano "I Saw Her Standing There" (in Inghilterra il primo brano di "Please Please Me" e già apparsa 10 giorni prima su "Introducing... The Beatles") e il suo retro Inglese "This Boy", poste all'inizio dell'album. Né "I Wanna Hold Your Hand""This Boy" erano apparse su LP in Inghilterra. Il risultato è un album perfetto come presentazione ai Beatles, ma meno coeso nei contenuti della sua controparte Inglese. Come prevedibile, il disco schizza subito al primo posto in classifica per undici settimane quando il disco successivo, lo rimpiazza. Per la prima volta, in America, un artista viene surclassato da sé stesso nelle vendite!




THE BEATLES' SECOND ALBUM
(Capitol, 10 Aprile 1964)

La Capitol, con il titolo affibbiatogli, mette ben chiaro che "Introducing... The Beatles" non sarebbe da considerare parte della discografia, ma la storia non si può riscrivere e, in realtà, questo è il terzo album Americano del gruppo. In questo caso, il disco non si basa su nessun album Inglese ed è un puro pot pourri assemblato dalla casa discografica Americana. Sulla prima facciata, abbiamo quattro dei cinque brani di "With The Beatles" esclusi da "Meet The Beatles!", a questi brani vengono affiancate "Thank You, Girl", in Inghilterra lato B del singolo "From Me to You" (brano, in quel momento, non pubblicabile dalla Capitol, ma presente su "Introducing... The Beatles") e "You Can't Do That", che in in Inghilterra era apparsa sul disco "A Hard Day's Night". Il lato B si apre con due brani in quel momento inediti in Inghilterra: "Long Tall Sally" e "I Call Your Name", prosegue con il quinto brano ancora inedito da "With The Beatles" ("Please Mr. Postman") e si conclude con entrambi i lati del 45 giri Inglese in madrepatria inedito su 33: "I'll Get You" e "She Loves You". Il risultato finale è un disco puramente rock'n'roll, forse un po' troppo banale e ripetitivo, ma perfetto per il pubblico Americano che, in effetti, lo adora e lo fa salire immediatamente primo in classifica.




A HARD DAY'S NIGHT
(United Artists, 26 Giugno 1964)

Con la Beatlemania alle stelle, non c'è da stupirsi se il quartetto Liverpooliano diventa protagonista di un lungometraggio e, chiaramente, con l'uscita del film, deve uscire anche la colonna sonora! In Inghilterra, l'album omonimo al film consiste delle sette canzoni presenti nella pellicola, più sei nuove di zecca che rappresentano il sound attuale dei Beatles. In America, forse per avere più materiale da pubblicare in futuro, il disco omonimo, invece, è la colonna sonora vera e propria del film: i brani aggiuntivi vengono esclusi (a parte "I'll Cry Instead", scritta per il film, ma successivamente non inserita) e vengono sostituiti da rifacimenti orchestrali (ad opera di George Martin, da sempre il vero quinto Beatle) di cinque brani del quartetto. Il risultato finale, chiaramente, suona esattamente come una colonna sonora, più che come un disco a sé stante (nonostante la presenza di classici come "And I Love Her"), e, anche se rappresenta un'alternativa interessante per i collezionisti e per i fan, ancora una volta, l'album Inglese originale gli è preferibile. Non essendo quest'album edito dalla Capitol, non è stato ristampato su CD assieme agli altri. Dato che contiene materiale esclusivo, la sua imminente ristampa è particolarmente interessante!



SOMETHING NEW
(Capitol, 20 Luglio 1964)

La Capitol, come al solito, riorganizza il materiale per i propri comodi, intitolando furbescamente l'album "Something New", qualcosa di nuovo. Chiaramente, il titolo è furbesco fino ad un certo punto perché, "I'll Cry Instad", "I'm Happy Just to Dance With You", "Tell Me Why", "And I Love Her" e "If I Fell" erano già apparse sulla versione Americana di "A Hard Day's Night". Inoltre, la Capitol ha anche inserito dei riempitivi che suonano anacronistici col titolo: i due brani rimanenti dell'EP "Long Tall Sally" e la versione in Tedesco di "I Wanna Hold Your Hand" (intitolata "Komm, Gib Mir Deine Hand"), scelta apparentemente incomprensibile, ma spiegabile dal fatto che questo disco è stato venduto anche in Germania. Insomma, alla fine, degli 11 brani contenuti nel LP, solo tre sono davvero nuovi. Inoltre, a causa dell'accostamento di brani sofisticati che segnano il nuovo processo evolutivo dei Beatles (come "And I Love Her") al vecchio materiale rock'n'roll, il prodotto finale risulta una delle pubblicazioni meno coese della discografia Americana. Non solo: suona proprio come un assemblaggio studiato a tavolino e non troppo ben riuscito di materiale preesistente ed effettivamente è proprio così.



THE BEATLES' STORY
(Capitol, 23 Novembre 1964)

Prima vera e propria esclusiva per gli States, questo doppio LP consiste in un documentario audio nel quale si racconta la storia dei Beatles, intervallata da spezzoni di interviste, rivisitazioni orchestrali dei vari singoli e frammenti dal vivo registrati all'Hollywood Bowl. Introdotto così sembra essere più interessante di quello che è, ma purtroppo, la storia si concentra di più sul fenomeno della Beatlemania che nel processo creativo/evolutivo del gruppo, gli splendidi arrangiamenti orchestrali di George Martin sono usati solo come sottofondo e i frammenti dal vivo sono così brevi da poter passare inosservati. Come immaginabile, quindi, questo è solo un prodotto del tempo, ad uso e consumo per il pubblico del 1964. Comunque sia, per non essere altro che un costoso album documentario, il disco vende piuttosto bene: nel Gennaio 1965 si trova ben al settimo posto nella top 10.



BEATLES '65
(Capitol, 15 Dicembre 1964)

Nonostante il titolo, questo album è stato pubblicato alla fine del 1964. Questo rende il 1964 un anno piuttosto prolifico per i fan Americani: ben sette pubblicazioni in dodici mesi. Questo LP è probabilmente l'unico caso in cui l'album Americano è superiore a quello Inglese. Il disco si basa essenzialmente su "Beatles for Sale", all'epoca l'ultimo album uscito in Gran Bretagna, ma sostituisce sei dei brani con "I'll Be Back" da "A Hard Day's Night" (ancora non pubblicata dalla Capitol), e, soprattutto, lo splendido singolo "She's A Woman"/"I Feel Fine". Queste piccole aggiunte rendono molto più gradevole e variegato quello che, a parere di chi scrive, è l'album forse meno interessante dei Beatles. Chiaramente, ancora una volta, non tutto il materiale si sposa bene, ma il risultato finale è comunque piuttosto buono.



THE EARLY BEATLES
(Capitol, 22 Marzo 1965)

In attesa di avere nuovo materiale su cui mettere le mani, la Capitol, finalmente, si aggiudica i diritti per l'album "Please Please Me" e lo ristampa. Il disco è essenzialmente, una versione troncata dell'"Introducing the Beatles" uscito per la Vee-Jay il Gennaio dell'anno precedente che, a sua volta, era una versione troncata del disco originale. Vengono escluse "I Saw Her Standing There" (uscita su "Meet the Beatles!"), "Mysery" e "There's a Place". Niente di essenziale, quindi, e niente che il pubblico Americano non potesse già procurarsi prima, e, infatti, l'album è il primo a non andare al primo posto nella classifica Americana. A dire il vero, non arriva nemmeno nella Top 10, ma la Beatlemania è ben lunga dall'essere finita!



BEATLES VI
(Capitol, 14 Giugno 1965)

Per la prima volta, vengono dati in esclusiva alcuni brani per il mercato Americano. "Bad Boy" e "Dizzy Miss Lizzy", due cover di Larry Williams vengono registrate appositamente per questo album: il grintoso sound rock'n'roll di questi due brani era perfetto per il pubblico Americano. Gli Statunitensi vengono premiati anche con due brani ("You Like Me Too Much" e "Tell Me What You See"), che,  in Inghilterra, vedranno la luce solo due mesi dopo su "Help!" (i Beatles decideranno di utilizzare anche "Dizzy Miss Lizzy" nella scaletta di tale album). Il resto del LP è completato dai brani rimanenti di "Beatles for Sale" e da "Yes It Is", in Inghilterra il lato B di "Ticket to Ride" (il lato A in sé viene messo da parte per la versione Americana di "Help!"). Ancora una volta, un buon prodotto montato apposta per piacere al pubblico Americano (che, infatti, manco a dirlo, lo fa arrivare al primo posto in breve tempo), ma che fa soffrire molto la creatività del gruppo, relegandoli ad un solo genere e non facendo trasparire, invece, la continua evoluzione della loro musica. Nel Regno Unito "Bad Boy" comparirà per la prima volta sull'antologia "A Collection of Oldies but Goldies" nel 1966, e finirà ufficialmente su CD nel primo volume di "Past Masters", stupendo doppio CD contenente tutti i brani non presenti sugli album Inglesi a 33 giri.



HELP!
(Capitol, 13 Agosto 1965)

Analogamente a "A Hard Day's Night", in America l'album uscito per promuovere il film "Help!" viene reso la colonna sonora del film stesso. Quindi, solo sette delle canzoni dell'album originale, le sette che apparivano nel film, vengono pubblicate, mentre i rimanenti brani del disco consistono in partiture orchestrali scritte da George Martin come musica di sottofondo per l'album. La versione originale di "Help!" era un disco cruciale per i Beatles, perché segnalava perfettamente uno spartiacque tra la musica relativamente semplice e rock'n'roll dei primi anni e quella evoluta e sofisticata degli ultimi. Rimontando l'album, nemmeno a dirlo, questa cosa viene completamente persa, sebbene, comunque, si possa intuire che l'album sia musicalmente molto diverso da quanto gli è stato preceduto. D'altro canto, solo in questa versione dell'album è possibile gustarsi gli splendidi frammenti orchestrali di Martin, di alta caratura, per cui, nonostante tutto, anche questa versione alternativa ha i suoi pregi. Ancora una volta, nonostante questo sia un disco poco convenzionale rispetto agli standard (ovviamente, si parla della versione Americana), ai fan dei Beatles la cosa non sembra interessare. Anche questa volta, infatti, va al primo posto e ci resta per ben nove settimane! Insomma, per fare una battuta un po' stupida, potremmo certo dire che, in quel momento, da quel punto di vista, non avevano bisogno di nessun aiuto.



RUBBER SOUL
(Capitol, 6 Dicembre 1965)

Se la scelta di modificare "Help!" era stata deleteria, ancor di più lo è stata per "Rubber Soul". "Rubber Soul" è, infatti, il primo vero album dei Beatles ad essere veramente ricco nei contenuti e il primo ad esplorare diversi stili di musica, tutto in maniera perfettamente convincente. Questo, però, alla Capitol piace poco e, forse temendo di fermare la Beatlemania dando in pasto al pubblico un disco troppo sofisticato, decide di rimontarlo con l'idea di fare "l'album folk dei Beatles". Per fare questo, toglie i brani più movimentati o sofisticati ("Drive My Car", "Nowhere Man", "What Goes On?" e "If I Needed Someone") e li sostituisce con due brani esclusi da "Help!", entrambi posti a inizio facciata ("I've Just Seen A Face" e "It's Only Love"). Alcuni fan (curiosamente, il 90% di loro di madrepatria Americana) sostengono che questa versione dell'album sia superiore all'originale che, a loro parere, sembra un'accozzaglia di canzoni non relazionate tra loro unite senza un filo logico, ma, secondo chi scrive, questa versione del disco non fa altro che rendere uniforme e forzato un album originariamente notevole per essere particolarmente variegato, ancor di più paragonandolo a quanto uscito precedentemente. Non solo, la differenza stilistica con i due brani dall'album precedente non passa certo inosservata. Forse il miglior esempio di come un'operazione può rovinare un'opera artistica.



YESTERDAY AND TODAY
(Capitol, 20 Giugno 1966)

Questo album è sicuramente il più conosciuto della discografia Americana; non tanto per i suoi contenuti, quanto per la macabra copertina che, nel giro di una settimana, dovette essere sostituita da un'altra più innocua. Il processo di sostituzione fu così sbrigativo che, per alcune copie, venne semplicemente incollata sopra la nuova copertina. Qualcuno dice che l'immagine originale sia una metafora su come i Beatles percepivano la loro discografia all'estero. Nonostante tale idea sia molto interessante, si tratta solo di una coincidenza. Per quanto riguarda la musica, questo album è un completo pot pourri: vengono recuperati i quattro brani mancanti da "Rubber Soul", "Act Naturally" e "Yesterday" da "Help!", le due canzoni ancora non stampate su LP in America, le due facciate del singolo "Day Tripper"/"We Can Work It Out" e tre gustosissime anticipazioni dal futuro "Revolver" (che uscirà in Gran Bretagna due mesi dopo): "I'm Only Sleeping", "Doctor Robert" e "And Your Bird Can Sing", curiosamente tre brani di Lennon. Per casualità, questa accozzaglia di brani suona come un disco che avrebbe potuto benissimo essere stato assemblato dai Beatles stessi e con tutti i brani di altissima caratura. Persino le divertenti "Act Naturally" e "What Goes On?" (entrambe cantate da Ringo) si sposano bene col resto dei contenuti e aiutano ad alleggerire un po' il tono. Certo, è meglio ascoltare la configurazione originale dei brani, ma anche questo LP funziona bene e, sicuramente, coloro che all'epoca erano ignari che non si trattasse di un disco vero e proprio, non si saranno certo lamentati sentendolo.



REVOLVER
(Capitol, 8 Agosto 1966)

Si va verso l'unificazione con la discografia Inglese. La versione Americana di "Revolver" infatti, si limita ad eliminare i tre brani dalla sua controparte Inglese che erano già stati editi su "Yesterday and Today". Questo rende l'album principalmente un disco di McCartney, con ben tre episodi di George e il solito brano cantato da Ringo. Una cosa, insomma, assolutamente sbilanciata. Un fan Americano, cresciuto con questa edizione dell'album, ha ricordato che "un disco con 14 ottime canzoni è bello, così come un disco con 11 ottime canzoni". La cosa è indiscutibile, ma perché accontentarsi del meno quando c'è il più? Tale configurazione dell'album messa in commercio su CD il prossimo Gennaio sarà estremamente cervellotica e si spera che, quantomeno, sui CD ad edizione limitata vi sia un adesivo che spiega che questa versione dell'album è troncata rispetto a quella classica.


Il disco successivo dei Beatles, il celeberrimo "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band", su richiesta stessa del gruppo, non viene minimamente modificato negli Stati Uniti, e, per la prima volta, i fan di tutto il mondo possono godere di un prodotto artistico vero e proprio. Anche gli album successivi ("The Beatles", conosciuto come "The White Album", "Yellow Submarine", "Abbey Road" e "Let it Be") rimangono immutati. Tuttavia, questo non impedisce alla Capitol di fare più soldi aggiungendo qualche postilla alla loro discografia qua e là...



MAGICAL MYSTERY TOUR
(Capitol, 27 Novembre 1967)

In Inghilterra, i Beatles avevano appena prodotto quello che fu, forse, il loro unico vero flop: il surreale film "Magical Mystery Tour", che confuse i fan e fece storcere il naso alla critica. Si parla, ovviamente, solo del film, perché la sua colonna sonora, sei brani editi in un doppio EP, invece, vengono osannati come al solito da entrambi i versanti e, con gemme come "The Fool on the Hill", "Magical Mystery Tour" e "I'm The Walrus", sarebbe stato molto difficile non farlo. In America, ancora una volta, si decide però di fare testa propria. Il gruppo aveva specificato la sua volontà di non vedere più gli album tagliati e ricuciti, ma qua si parla di un EP, non di un disco. Per cui, si decide che "Magical Mystery Tour" sarà il nuovo LP dei Beatles. Così, l'intero EP viene trasferito sul lato A del vinile, mentre sul lato B compaiono cinque brani che avevano trovato posto sui singoli ma non sugli album. Due di queste, sono deliziose ballate pop, comunque molto avanti nell'arrangiamento e decisamente non trascurabili ("Hello Goodbye" e "All You Need Is Love"), mentre i rimanenti tre brani sono tre capolavori, tra le migliori pagine in assoluto della discografia del quartetto: "Penny Lane", "Baby You're A Rich Man" e soprattutto "Strawberry Fields Forever". Ecco realizzato così il sequel perfetto a "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" che, come il precedente, risulta essere un capolavoro. Capolavoro involontario, certo, ma pur sempre un capolavoro. Forse, l'unica vera mossa geniale della Capitol. Seppur non autorizzata, tale operazione soddisfa anche i Beatles: nel 1976 l'album viene stampato e venduto anche in Inghilterra e, nel 1982, diventa parte ufficiale della discografia, venendo inserito nella cofanetto "The Beatles: The Collection". Da allora, il disco è considerato parte ufficiale della discografia ed è stato ristampato assieme agli altri album Inglesi.


A questo punto, la discografia scorre parallelamente uguale tra i due continenti: le due versioni di "The Beatles" (il "White Album"), "Yellow Submarine" e "Abbey Road" non presentano alcuna differenza. Nel Febbraio del 1970, però, alla discografia Americana viene aggiunto un nuovo album.



HEY JUDE
(Capitol/Apple, 26 Febbraio 1970)

Originariamente intitolato "The Beatles Again", questo è l'unico progetto esclusivamente Americano preparato in Inghilterra dalla Apple. Con questa compilation, si recuperano alcuni brani del passato (in nuovi mixaggi stereo) esclusi dalle configurazioni in LP, oppure, non editi dalla Capitol. Si inizia con "Can't Buy Me Love" e "I Should Have Known Better" che erano apparse su 33 giri in America (su "A Hard Day's Night"), ma non ancora pubblicate dalla Capitol, e si procede con una selezione di otto brani tra i vari singoli: il capolavoro "Paperback Writer"/"Rain",  "Lady Madonna" (viene purtroppo esclusa la splendida Harrisoniana "The Inner Light" presente sul lato B) e la versione rock originale di "Revolution", che sul "White Album", è stata inclusa in arrangiamento molto più soft. Sul lato B del disco, c'è la title-track, "Hey Jude" (apparsa su singolo con "Revolution"), il singolo "The Ballad of John and Yoko"/"Old Brown Shoe" e "Don't Let Me Down", gustosa anticipazione di "Let it Be" (anche se non sarà inclusa in quell'album), il lato B di "Get Back", esclusa da questa compilation. Adesso l'album è reso obsoleto da "Past Masters", ma all'epoca, era un succulento archivio con brani bellissimi e acclamatissimi, e quindi, grazie al fatto che fosse una produzione dalla Apple, viene esportato anche in tutto il resto del mondo. In Spagna, all'epoca ancora sotto il Franchismo, "The Ballad of John and Yoko" viene esclusa, per via della parola "Christ" e per un riferimento alla Gibilterra, colonia Inglese all'epoca ambita dalla Spagna. Pare che "Don't Let Me Down" non sia apparsa su "Let it Be" proprio a causa della sua inclusione su quest'album.

"Let it Be" segna, in entrambi i casi, il finale della discografia ufficiale Beatlesiana. A questo punto, per una decina di anni, si campa con delle compilation (i famosi "blue" e "red album" "1962-1966" e "1967-1970" e "Rock'n'Roll Music") e qualche release d'archivio, più interessante ("From Then To You", in America intitolato "The Beatles' Christmas Album", racchiudente in versione completa tutti e sette i divertenti e comici messaggi di auguri spediti via flexi disc ai loro fan e l'unico live album ufficiale fino ad allora: "Live at the Hollywood Bowl", assemblato da George Martin da registrazioni del 1964 e 1965; purtroppo, il contenuto di nessuno di questi due album, ad oggi, è disponibile su CD). L'ultimo vero tassello della discografia Americana arriva solo nel 1980.



RARITIES
(Capitol, 24 Marzo 1980)

In Inghilterra, un titolo omonimo venne pubblicato nel 1978 all'interno del cofanetto "The Beatles Collection", contenente tutti i dischi dei Beatles. La versione Inglese conteneva una selezione di 17 brani non contenuti negli LP Britannici. La scaletta conteneva, però, molti brani che in America erano già stati editi, grazie al rimontaggio degli album, per cui, due anni dopo, viene prodotto un disco omonimo, ma con contenuti e copertina diversa, che dovrebbe colmare alcune lacune della discografia Americana. Questo disco, non ancora edito su CD e non programmato all'interno dell'imminente cofanetto, è tutt'ora considerato una manna dai collezionisti, perché contiene qualche brano ("I Am The Walrus", "And I Love Her", "Penny Lane") in versioni leggermente diverse, sempre tratte da singoli venduti all'estero, che, ad oggi, non sono più disponibili commercialmente. Per il resto, c'è qualche versione in mono alternativa, qualche singolo non ancora pubblicato su album in America (tra cui l'ottima "The Inner Light") e i due brani pubblicati dalla Vee Jay ma non ancora editi dalla Capitol ("Misery" e "There's A Place"), il tutto collegato da una bellissima confezione contenente alcune foto rare, tra cui la famigerata "butcher cover".

Come già detto, gli Americani si renderanno conto solo nel 1987 che la loro discografia non è quella giusta e dovranno rassegnarsi ad apprezzare le configurazioni originali degli album. Le successive operazioni di recupero dei dischi Americani sono, infatti, esclusivamente ad uso e consumo dei nostalgici o dei collezionisti più accaniti. Comunque sia, ad oggi, l'imprinting originale degli Americani ha tutt'ora un forte effetto. Per loro, ad esempio, è impensabile immaginarsi una versione di "Rubber Soul" che non inizi con "I've Just Seen a Face", oppure una discografia a 33 giri da cui manchino brani come "She Loves You", "Day Tripper" e "I Want to Hold Your Hand" e il che la dice lunga su quanto siamo condizionati dalle varie circostanze a considerare "giusta" una versione di un album piuttosto che un'altra. La discografia Americana non impedisce di sicuro di innamorarsi della fantastica musica dei Beatles ma, in molti casi, tende a banalizzare troppo il gruppo, togliendoli un po' di quell'unità speciale, a volte un po' folle, riscontrabile negli album originali ed è sicuramente per questo che, al momento della ripubblicazione in CD, si è scelto di adottare la discografia originale in entrambi i continenti.