I Meganoidi arrivano a questo "Al Posto Del Fuoco" dopo innumerevoli cambi di rotta che li hanno portati ad un prodotto rock sperimentale come "Granvanoeli", con la scomparsa quasi completa dei fiati, prosecuzione di quella evoluzione che era già iniziata con l'EP "And Then We Met Impero", pubblicato nel 2005. Il risultato è un album molto bello, che mescola il rock commerciale dei Negrita con qualche synth pinkfloydiano e qualche struttura di stampo progressive. Nel dettaglio:
L'album si apre con un brano molto bello seppur non particolarmente originale. Si tratta di "Altrove", in cui il cantato chiaramente influenzato da Pau dei Negrita subito si scontra con il rock mainstream di questi nuovi Meganoidi. Stessa cosa ritroviamo in "Dighe", pezzo interessante anche per il testo, contraddistinto dai riff taglienti che riempiono la strofa . "Dune" è un pezzo che ricorda quei brani quasi post-rock nella struttura che avevamo incontrato in "Granvanoeli”, come il singolo "Dai Pozzi". Un grande uso dell'effettistica nelle chitarre rendono questo pezzo molto atmosferico e potente, un vortice di malinconia che comunica un senso di vuoto che possiamo riempire solo ascoltando il resto dell'album.
"Scusami Las Vegas" e "Aneta" sono due pezzi molto “mainstream” ma non per questo scontati seppur incredibilmente catchy, che come unica nota di demerito possono avere la banalità della struttura, banalità che non ritroviamo invece in "Solo Alla Fine" e "Stormo", pezzi molto più studiati anche se non sensazionali. "Your Desire" è la nuova "Zeta Reticoli", e gioca su un testo molto bello, coinvolgendo anche grazie ai riff molto semplici ma funzionali alla canzone. La conclusiva "Al Posto Del Fuoco" è il pezzo che più si differenzia dagli altri: è un pezzo con influenze quasi punk che rimandano ai recenti Ministri ma con un cantato più vicino a Godano dei Marlene. Interessantissimo sentire la varietà che questo gruppo riesce ancora a presentare all'interno dello stesso disco.
Il livello della produzione è molto buono. I suoni di batteria e basso sono veramente potenti, quasi a scacciare la presenza imponente delle chitarre con vere sferzate che colpiscono l'ascoltatore ai timpani, come nella strofa di "Ima-Go-Go", dove la parte ritmica coinvolge e produrrà probabilmente un po' di pogo con i fan più giovani ai prossimi concerti. Anche la voce è ben registrata, e la performance di Di Muzio si coniuga perfettamente con le nuove influenze che già avevano iniziato a farsi sentire con il singolo del 2004 "Zeta Reticoli". Strumentalmente la band si è sempre dimostrata capace e la striscia positiva continua; gli arrangiamenti non prevedono teatrini di tecnica come potremo aspettarci da altre band sperimentali, ma questi ragazzi sanno utilizzare in modo magistrale i loro strumenti e la loro abilità si vede in ogni singolo brano. Pollice alzato anche sotto questo punto di vista.
Alla fine i Meganoidi sfornano nel 2009 probabilmente il loro album più interessante, proprio per l'inversione di marcia che hanno saputo mettere in scena e che avrà spiazzato molti vecchi fan e molti ascoltatori abituati a "Meganoidi contro Daitarn III".
Una cosa è certa: con lavori come questi nessuno rimpiangerà lo ska-punk dei primi lavori.
Voto: 8
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