venerdì 1 ottobre 2010

Fabri Fibra - Quorum + Controcultura (Universal, 2010)


 Tracklist di QUORUM
1. Intro Quorum
2. Quorum
3. Questo Pezzo
4. Mille Domande
5. Non Ditelo
6. Commerciale
7. Un Calmante
8. Freestyle
9. Nel Mio Disco (ft. Dargen D'Amico)
10. Certe Cose Si Sanno
11. Outro PDF



Tracklist di CONTROCULTURA
1. 6791
2. Escort
3. #
4. Double Trouble
5. -+-
6. Spara Al Diavolo
7. Controcultura
8. Vip In Trip
9. Qualcuno Normale (ft. Marracash)
10. Insensible (ft. Dargen D'Amico)
11. Tranne Te
12. Non Potete Capire
13. 3 Parole
14. Rivelazione
15. Troppo Famoso (ft. Entics)
16. Le Donne
17. In Alto
18. La Fretta (ft. Dj Double S)


Recensione:
Fabrizio Tarducci è arrivato alla fama con delle opere rap che gli aficionados ricordano tuttora come autentici capolavori. Chi vi parla non è un "affezionato", ma sicuramente si vanta di aver ascoltato moltissimi dischi, tra cui appunto la discografia dell'artista senigalliese. E chiunque abbia ascoltato tutti gli album della sua carriera si sarà accorto della caduta di stile avvenuta da Tradimento in poi, votata ad una ricerca continua del singolo (e dei soldi) che Fabri Fibra stesso rivendica. Lasciando stare i seppur validi primi stint come Uomini di Mare, è evidente come Turbe Giovanili e Mr. Simpatia fossero dischi di hip hop completo, con un fulcro saldato in maniera molto convinta in un impianto di testi continuamente altalenante tra impegno, volgarità e disagio. Ed è proprio questo disagio forte e chiaro, questo turbamento di stampo generazionale, che ha causato il successo del rapper. Peccato per la conseguente distruzione artistica, questa invece imperniata nella rincorsa continua di un modo per rimanere sotto le luci della ribalta. Da Tradimento in poi, infatti, si è assistito a un progressivo aumento nella qualità delle basi (sempre in senso radiofonico) con inarrestabile degenerazione del comparto liriche. Rime meno funzionali, a volte ritornelli che esulano dal rap, testi più "compromessi" con quel mondo del successo che sembra sempre tanto criticare. Fino ad arrivare a Controcultura, il vero album, preceduto su web dalla pubblicazione gratuita intitolata Quorum.

In tutto i pezzi nuovi sono ventinove, ma la qualità ne contraddistingue veramente pochi. Tra un'accozzaglia di politica, starsystem e continui accenni pregni di egocentrismo, i testi subiscono la pressione del suo successo, del quale si vanta in una maniera talmente presuntuosa da scottarsi. E' proprio questo uno dei motivi per cui le parole perdono il loro senso, dopo tre dischi di cui si parla della stessa cosa. E dopo che il miscuglio techno+hip hop+voglioesseresuonatoinradio è arrivato alla sua realizzazione massima, non potevamo che assistere esterrefatti a brani come "Le Donne", futuro singolo, supportato da un ritornello da pop fastidioso anni '90 che strizza l'occhio all'America senza passare dal via. Brano orrendo, così come "Tranne Te" e "Non Potete Capire", i più ballabili, che funzionano molto poco se si considera il loro puro intento pop. L'impazzare del rap statunitense evidentemente ha influenzato Fabri anche nei testi e questo è evidente in molti giri di parole che, stranamente, in Controcultura e Quorum abbondano. La voglia di ritornare all'inizio è completamente assente, scialbamente imitata in "Nel Mio Disco", dove il rapper dichiara di voler espletare tutte le sue funzioni corporee in faccia a Paola Barale e Manuela Arcuri, supportato da Dargen D'Amico, uno dei migliori in Italia nel suo settore ma che in questo brano non rende minimamente. Nei vari pezzi si nominano tantissimi personaggi famosi, tutti con palese mancanza di rispetto, vedasi Laura Chiatti, Marco Mengoni, le Bambole di Pezza, Marrazzo, Calissano, Brosio o Versace (e la lista non finisce qui). Se farsi querelare è il modo giusto di fare successo ed entrare nei giornali di gossip, evidentemente Fabri Fibra non è stupido come sembra.
Se invece "Vip In Trip", con un testo osceno e un impianto melodico sopra la sufficienza, è un singolo che funziona poco più che da apripista, si aspetta "La Fretta", insieme a Dj Double S, per ascoltare un brano veramente riuscito: qui si ascolta finalmente una canzone rap con tutti i crismi, con un lavoro di rime notevole e l'utilizzo massimo di quella voce che per i suoi propositi sarebbe ottima. Un altro bel pezzo si trova invece in Quorum ed è proprio la title-track con un gran refrain e un testo sopra la media. 
I restanti brani lasciano abbastanza delusi anche se l'idea di coniugare rap più puro, con le tipiche basi pro-USA che ricordano sempre i grandi del genere (es. "Spara Al Diavolo" e "Freestyle"), a questo techno-pop becero e quasi barbarico, nonostante le rifiniture cromate da venditore seriale, sembra funzionare. Per questo il disco è migliore di Bugiardo e Chi Vuol Essere Fabri Fibra?, ma non gioiamone troppo.

Diciamo la verità: il cliché del rapper folle che vuole uccidere qualcuno, del palazzo che crolla (quante volte lo vuole dire ancora?), della violenza gratuita e del "mi cercano tutti perché sono famoso" ha veramente stufato. Lo svuotamento di contenuti e la fitta assenza di rap che significhi qualcosa rende questo (doppio)disco non solo un episodio triste nella discografia del rapper marchigiano, ma anche un lavoro troppo poco rap per essere definito tale. Poco rap nell'anima, poco rap nei testi, poco rap nei fatti. La sua presunzione potrebbe anche portarlo a commentare una recensione come questa se la leggerà ma la verità è che a me i primi dischi piacevano e sentire della merda così è davvero spiazzante. La verità è che incentrare una carriera sulla tua faccia tosta deve corrispondere ad un contenuto o, perlomeno, ad un'immagine che tu possa sfruttare commercialmente. Fabri Fibra non interpreta questi due condivisibili aspetti del diventare famoso e se ha raggiunto lo stesso la celebrità è evidente che il sistema in Italia è bacato. Ma questo lo sapevamo già.
E ora con le sue parole: "Trovati un lavoro cazzo". 


Voto: 4.5

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