sabato 16 ottobre 2010

Strip In Midi Side - Your Stripping Experience (New Model Label, 2010)


Tracklist:
1. Your Midi Side
2. Everyday Like This
3. The Dreams
4. Bring Me Down
5. Sweet Bastard
6. You Don't Know
7. I Want
8. Speak Up
9. Vintage Improvisation
10. Art Is Insanity

Giotto, Amon, Maks e Akrid. Questi i nomi di battaglia del quartetto campano che si fa chiamare Strip In Midi Side, con un riferimento, lecito, all'elettronica già nel suo nome. Con Your Stripping Experience puntano a definire a modo loro questo genere, dando una dimensione personale al tutto pur facendo tesoro delle lezioni dei più grandi, Depeche Mode, Nine Inch Nails, i Kraftwerk meno sperimentali e l'industrial più melodico, senza tagliare fuori neanche i Nitzer Ebb, con i quali condividono peraltro lo studio di mastering (lo Streaky Mastering, in Inghilterra).

Nel disco troviamo dieci pezzi, per un totale di 41 minuti, una durata notevole considerati molti lavori simili negli ultimi anni. Ma visto che non si tratta di musica commerciale o uscita sotto major, non bisogna stupirsi. L'elettronica di questi ragazzi è profondamente immersa nel panorama EBM e synth-pop, quindi non si possono escludere dalla rosa né i toni più dark, né quelli 80s che ricordano vagamente anche il pop dell'epoca. In "Everyday Like This" ad esempio si fondono perfettamente i Nine Inch Nails di Pretty Hate Machine con una voce che ammicca raffinatamente a Dave Gahan, soprattutto quello della prima epoca. Il brano è costruito in maniera piuttosto studiata, soppalcando distorsioni e sintetizzatori vari nel migliore dei modi, per ricreare quel tappeto di suoni che negli anni ottanta ha cambiato la storia dell'elettronica. Ma lo si rivive, oggi, con un sound più moderno e stemperato. Il brano che strizza di più l'occhio agli eighties è comunque il singolo "The Dreams", non solo il pezzo più easy-listening, ma il più simile ai Depeche Mode, rasentando in alcuni tratti il plagio. Resta comunque orecchiabile, composto molto bene e funzionale al suo status di singolo.
Le sorprese si trovano con "Bring Me Down", manifesto del loro tentativo d'innovazione, che inserisce stop and go il cui impatto è lasciato in mano alle chitarre elettriche più effettate che si possano sentire sul disco, e "You Don't Know", che in alcuni stralci può ricordare perfino i Devo (li ricorderà molto di più "Vintage Improvisation", che più di un'improvvisazione sembra uno degli episodi più studiati e in questo senso si può interpretare come una provocazione), canzone che non si scrolla mai di dosso quell'attitudine catchy che la rende papabile secondo estratto. "I Want" dà spazio per la prima volta alla chitarra acustica ed è il brano meno elettronico, nonostante una batteria sintetizzata che arriva quasi a spiazzare l'ascoltatore sul più bello della distensione, insieme a quel synth martellante da puro shock industrial.
Poche volte incontriamo elementi di rottura, come "Speak Up", un brano aggressivo ma dagli standard molto radiofonici, fissato su una struttura che ricorda da vicino i brani indie tanto di moda negli ultimi tempi di revival, e la conclusiva "Art Is Insanity", un punto di convergenza tra l'industrial che già citavamo e l'EBM contaminato di new wave (del resto la linea di confine quasi non si vede), "di rottura" perchè più lunga della media del disco e per questo meno facilmente digeribile. Resta un ottimo brano.


Il disco si posiziona svariati gradini sopra molti dei lavori usciti quest'anno nel genere. Ha una forte componente di presunzione che gli permette di uscire vincente dalla sfida con i momenti più deboli della storia dei big che cita e dai quali si lascia influenzare, ed è imbevuto di elementi dalla forte caratura anni ottanta, innestandosi quindi in una scena di rinascita controllata che sta facendo molto successo. Inoltre la composizione dei brani è manovrata dai quattro con una consapevolezza notevole, che si vede particolarmente nella grande bravura nell'incastro di parti più rock con parti più elettroniche, synth che piovono all'improvviso come dal cielo e batterie inarrestabili che tramutano il brano più calmo in quello dai ritmi più frenetici. Se volete un lavoro di elettronica che si distingua da tutti quelli che siete abituati a sentire negli ultimi anni, gli Strip in Midi Side fanno al caso vostro. 

Voto: 8

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