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Non è facile parlare di un disco come questo. La mia passione per la musica di Frank Zappa non è per niente nascosta o nascondibile, ma questo disco è qualcosa di oltre anche per lui. E' in tutti i sensi l'ultima fatica di Zappa. Gli ultimi anni della sua vita, a malattia già iniziata, li ha spesi soprattutto per ultimare questo progetto. Innanzitutto vediamo di capire perché questa è la parte tre indicata nel titolo. La prima parte sarebbe il disco dei Mothers of Invention "We're Only In It For The Money" (splendida parodia del mitico "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" dei The Beatles, dei quali parleremo in un secondo momento in un editoriale apposito) e la seconda "Lumpy Gravy", il primo lavoro accreditato al solo Zappa.
In realtà di "We're Only In It For The Money" c'è poco o niente in questo album, mentre i legami con "Lumpy Gravy" sono molto più forti. Stiamo parlando ovviamente delle "voices inside the piano" e la loro trama. Per chi non sapesse di cosa sto parlando, si tratta unicamente di un esperimento sonoro di Zappa. All'età di 9 anni, il piccolo Frank notò al funerale di sua nonna che le candele rispondevano ad alcune note di organo muovendosi in un certo modo. Scoprì quindi che parlando all'interno di un piano, in base alla nota che la voce fa, la corda che produce la nota corrispondente vibra. Se volete un esempio analogo provate a parlare a voce alta davanti ad un termosifone, ad esempio.
Affascinato da questo, Zappa quasi vent'anni dopo (nel 1967) registrò molte conversazioni senza senso fatte da alcuni collaboratori con la testa dentro ad un piano. La trama non ha molto senso in realtà, ma in questo caso è secondaria: si parla semplicemente di una possibile umanità che viene rapidamente trasformata in maiali e pony che controllano il mondo, e di modi per capire come evitare tutto ciò. Il fatto poi che molti dialoghi siano frutto di taglia e cuci tra voci registrate nel 1967 e nel 1991 rende ancora meno comprensibile tutto ciò. Ciò che interessava a Zappa maggiormente però era l'essenza del suono particolare che hanno tali voci una volta fatte risuonare all'interno della cassa di risonanza di un piano.
L'umorismo che contradistingue Zappa è quasi completamente assente: qualche nonsense volgare in varie lingue su "This Ain't CNN", il titolo di "Dio Fa" (anche se la composizione è tutto meno che divertente) e uno stravolgimento di "In The Navy" dei Village People (irriconoscibile comunque) nella traccia "N-Lite".
Uno dei requisiti per riuscire ad apprezzare questo disco è tenere in mente il momento in cui è stato fatto: Frank Zappa, al momento della produzione del disco, aveva infatti un cancro allo stato avanzato, sapeva che non sarebbe durato molto e non fa niente per nasconderlo in questo album. L'atmosfera è infatti cupa e oscura e la musica è complicata, ostile e di difficile ascolto persino per i fan di Zappa più accaniti.
Zappa non riuscì a vedere questo album nei negozi (Frank morì il 4 Dicembre 1993 e questo disco è uscito il 2 Dicembre 1994, quasi un anno dopo), ma quantomeno riuscì a terminarne una stesura definitiva.
La musica è eseguita quasi interamente al synclavier (aggegio elettronico che Zappa usava per comporre e che utilizzò spesso negli anni 80 nei suoi album. Diversamente dal solito ha però suoni veri campionati, invece di frequenze sintetizzate), con l'ausilio dell'orchestra Ensemble Modern che più volte ha collaborato con Zappa negli ultimi anni della sua vita.
I momenti di maggior interesse sono la già citata "N-Lite", "Put a Motor on Yourself", "A Pig With Wings" (un momento quasi distortamente e perversamente sensuale), "Buffalo Voice", "Dio Fa" e "Beat The Reaper", probabilmente le tre cose più spaventose e agghiaccianti che si possano trovare in un album di Zappa.
Questo ultimo brano in particolare, sembra essere la morte di Zappa espressa in musica. La morte vista dal punto di vista di un uomo che sa di stare per morire è molto diversa dalla morte vista dall'esterno, e si tratta più che altro di un brano paranoico, assurdo, nel quale si mischiano vari elementi apparentemente incompatibili tra di loro e che pare non avere una soluzione propria. In aggiunta a tutto questo, in sottofondo al brano c'è un incessante rumore di pioggia, che prosegue anche nella traccia successiva e di chiusura dell'album, intitolata "Waffenspiel": 4 minuti di rumori di temporale, spari, aerei che passano e latriti di cani. E' già di per se un finale inquietante perché non c'è niente di ciò che ci è rimasto familiare per i 110 minuti precedenti: né le voci, né la musica, solo rumori distanti. Ma, tenendo conto che non è solo il finale dell'opera, ma il finale dell'intera discografia Zappiana, e in un certo senso della vita di Zappa allora acquista una vena disturbante e spaventosa.
E' un disco terribilmente difficile, non adatto al fan casuale e ancora meno a chi non conosce quasi per niente Zappa. Tuttavia, per lo scolaro Zappiano è semplicemente essenziale, ed è un album che dimostra perché Zappa, nonostante il suo senso dell'umorismo particolare e la sua vena goliardica non va assolutamente considerato un artista demenziale.
Un disco da sviscerare, studiare e ascoltare ancora, ancora e ancora.
Voto: 9