martedì 5 luglio 2011

Yes - Fly From Here (Frontiers Records, 2011)



E’ USCITA LA NUOVA COPERTINA DI ROGER DEAN

Si lo so, il titolo è un poco provocatorio ma di tutti i numerosi componenti, passati e rimasti (perché personalmente lo considero un componente effettivo degli YES), Roger Dean è l’unico che non mi ha mai deluso. E poi quando c’è lui c’è anche Steve Howe e viceversa. Sia la copertina che il solito meraviglioso confezionamento, a cui ci ha abituato la band da (quasi) sempre, non sono però l’unica cosa gradita di questo nuovo album degli YES che arriva dopo 10 anni dal ben apprezzato "Magnification". La storia e le problematiche (nel caso degli YES quasi sinonimi) tra i due album sono cronaca accessibile a tutti e non starò qui a ripeterle.

Il risultato, parafrasando Il Gattopardo, è “bisogna che tutto cambi perché tutto resti uguale”.

Via Jon Anderson, il quale si è permesso di ammalarsi durante un importante tour (quale affronto). Il bradipo, noto anche come Chris Squire, non si è lasciato sfuggire neanche per un istante l’occasione per defenestrarlo completamente e sostituirlo con nuove(?) leve.
Riccardone Wakeman, poi non è mai stato un esempio di salute e quindi fuori anche lui ma d’altronde è dal 1971 che appare (quando appare) nei dischi degli YES per cortesia della A&M records, quindi al fatto che possa mancare ci siamo abituati.

Secondo l’assioma che quella di Anderson sia l’unica (a volte irritante) voce possibile per gli YES (chi ha detto Trevorn Horn?) chi era l’unico al mondo che poteva sostituirlo se non qualcuno che proviene dal fandom, che conosce a mena dito ogni istante della loro discografia e che l’ha pure cantata a mo’ di imitatore fino a ieri ? Ma Benoit David, ovviamente.

E incredibilmente nei minori (per fortuna) momenti in cui fa l’imitatore, sembra proprio di ascoltare l’ex calciatore di Accrington nel Lancshire ma ancora più incredibile, nei maggiori (per fortuna) momenti in cui decide di fare il cantante, David si dimostra perfettamente calato nel sound YES ... o dei Buggles ? ... no degli YES.

Sono passati appena pochi istanti dall’addio di Anderson e Wakeman ma tanto le lacrime si sono già asciugate, ed ecco apparire Trevorn Horn e Goeff Downes. Il primo nel ruolo che sa fare ottimamente, ossia il produttore, l’altro nell’unico ruolo che sa fare, il tastierista (oltre ad affossare e rendere di nicchia, un gruppo miliardario come gli ASIA). E i due ne approfittano subito per proporre a Squire, Howe e Alan White (a questo punto il trio che crea stabilità e continuità al progetto YES) uno scarto da studio risalente ai tempi di DRAMA.

WE CAN FLY (from Here)

(Voci dicono che ne esiste una versione dell’epoca, fine 70/inizio anni 80, con Bill Bruford , se è vero, il demo DEVE essere MIO).
I tre si guardano tra loro perplessi per un attimo e poi si rivolgono ai due Buggles: “Ma non l’avevamo scartato da DRAMA ? E poi non l’avevate riciclato per le bonus track del CD di voi due, Adventures in Modern Recording ?

“E’ vero”, rispondono i due Buggles “ma ci è venuta la genialata di ampliarla in un’intera suite e la faremo con l’ottica dei grandi anni 70 ma con le tecniche di incisione, missaggio e registrazione più moderne e all’avanguardia e sarà la più lunga delle “poche” suite che gli YES hanno fatto fino ad oggi” (circa una dozzina).

Grande idea ... : Dice Howe.

... così manterremo i vecchi fan e ne prenderemo di nuovi tra i loro nipoti: Dice White.

Hic: Dice Squire.


E proprio con questa suite inizia il nuovo album degli YES da cui prende il titolo, disponibile in CD normale al prezzo standard di mercato ma per pochi €uro in più con DVD comprendente documentario e video del singolo We Can Fly, che è anche il secondo movimento della suite e per molti €uro in più, un box nero, contenente quanto sopra, più vinile, più maglietta .. uaoh.

La prima metà del CD ed il primo lato del vinile contengono la suite in 5 parti e qui come in tutto l’album si può apprezzare il grande lavoro di produzione sui suoni che sono l’altro marchio di fabbrica del gruppo fin dai tempi dell’altro ex semi ufficiale YES, Eddie Offord. Straordinarie dinamiche degne di un vinile e miracolosamente salvate nella stampa in CD, suoni vivi e colorati che donano alla musica una vita tridimensionale e un impatto elevato anche nei momenti meno ispirati.

La voce (vera) di David amplia di molto lo spettro interpretativo ma nei coretti con Squire il fantasma di Anderson è palese quanto nostalgico. In effetti l’apparato melodico di tutta la composizione ci riporta al decennio d’oro del cosiddetto progressive. Nulla di nuovo quindi ma è pur vero che è dai tempi dell’album verde che le suite degli YES sono sempre la solita, magnifica, Close to The Edge.

Se c’è una critica da fare alla suite è la poca presenza di Howe ma trattandosi di una creatura di Downes e di Horn ... la chitarra è presente in modo massiccio nel secondo movimento (quello del singolo) per ovvi motivi di rappresentanza. Un poco all’inizio del terzo movimento: “Sad Night at the Airfield" e, avendola scritta lui, nella 4° parte: “Bumpy Ride”, forse il momento più interessante e “YES” della suite.

Il lato B(?) si apre con “The Man You Always Wanted Me to Be” che , udite, udite, vede per la prima volta in un disco degli YES, Chris Squire come lead vocal (si vede che manca Anderson eh eh eh). Il brano scritto dal bradipo in persona con l’aiuto del suo ex compagno dei Syn, Gerard Jhonson è orecchiabile, ruffianetto al punto giusto e potenziale altro singolo.

Più interessante la successiva, “Life on a Film Set” anch’essa scarto dei Buggles ma qui arrangiata ottimamente. Soprattutto Howe si ricorda chi è con la sua chitarra classica in un brano apparentemente AOR ma chi riserva piacevoli sorprese. Il finale è un poco inconcludente ma azzardo a dire che qui Anderson non avrebbe fatto meglio di David.

Ed ecco finalmente i due pezzi scritti dal solo Howe. Li aspettavo dall’inizio dell’album e il primo, “Hour of Need”, nonostante (o forse a causa) dell’inizio promettente diventa dopo 15 secondi esatti un rilassato brano da spiaggia degno dei momenti più beceri dello Jon Anderson solista ma d’altronde, storicamente i due facevano comunella contro l’altro polo compositivo del gruppo, quello di Squire.

"Solitaire" è il vero momento “solitario” di Howe, come lo fu per il brano "Masquerade" in “Union”. I momenti acustici, “intimi” di Howe sono di quanto più lontano ci possa essere dal mondo YES, dal progressive, dalla cultura Britannica.

Momenti di pace e riflessione.

Chiude l’album "Into the Storm", altro potenziale singolo pop. Scritto da tutti i componenti del gruppo compreso White ma con Oliver Wakeman ( .. oh dad ..) al posto di Downes. Oliver aveva partecipato al tour del 2008 e aveva cominciato a collaborare in studio per Fly From Here fino all’arrivo di Dwones. Nell’album non si specifica dove finisca il lavoro di uno e cominci quello dell’altro e qui è l’unico posto dove appare nei credits. Comunque, forse, parteciperà al tour promozionale.

In ultimo, alla faccia nostra e per la gioia dei collezionisti, in Giappone (i soliti privilegiati) il disco è uscito con un pezzo in più che non è altri che “Hour of Need” lunga il doppio. Chissà se così il pezzo ne giova o ne raddoppia solo l’agonia.

In conclusione un album lontano dalle vette di Keys To Ascension, se vogliamo rimanere in ambiti relativamente più recenti ma lo stesso apprezzabile e piacevole .. e poi c’è Roger Dean.

Per il voto ascoltatelo e datevelo voi.

(Recensione di Donald McHeyre)

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