martedì 3 maggio 2016

Manuel Rinaldi - Faccio Quello Che Mi Pare (Autoproduzione, 2016)

Dalla sempre fertile Emilia, culla del rock italiano impegnato e soprattutto del rock nazionalpopolare, Manuel Rinaldi impara e mette in pratica una lezione fondamentale: essere diretti (che non significa essere sfacciati), ripaga. Forse, di questi tempi, non in termini economici, ma in quanto a coerenza, potenza del messaggio e riverberazione nei media, l'obiettivo sembra centrato. 
Elemento fondamentale - ovviamente - di questo "Faccio Quello Che Mi Pare", sono i testi. L'impegno più profondo nelle parole rimanda agli Offlaga Disco Pax e a Giorgio Canali, alcune scelte vocali al primo Ligabue, ma l'amore più volte dichiarato nelle interviste per il grunge fanno viaggiare verso i primi anni novanta nostrani per un tuffo nella vera scena post-Seattle italiana: gli Afterhours in lingua inglese, i Marlene Kuntz (pure in qualche passaggio di chitarra), i primi Timoria di "Colori che Esplodono" o addirittura Estra e Ritmo Tribale. Dicevamo però, Ligabue, ed è proprio qui che si va a sbattere contro la scelta di aderire ad un sound radiofonico che a Manuel sembra stare stretto. In aggiunta, fa specie come risulti in ogni brano evidente quanto oltre possa spingersi con un timbro vocale così riconoscibile (in particolar modo in "La Tua Faccia Come Quella di Courtney" e "Lo Stato dei Soldi"). E' così che i testi rivoluzionari, energici ed energetici, con un contenuto tra l'erudito e l'impetuoso, trovano una sorta di frangiflutti che li tiene separati dalla convezione del messaggio in quel fluido così difficile da navigare a vista che è il rock melodico italiano.
Nonostante tutto questo, la compattezza del prodotto, l'ottima esecuzione strumentale e una produzione nitida ma d'impatto, innalzano la sua qualità media e lo rendono un lavoro godibile per quanto la durevolezza nel tempo sia ampiamente messa in discussione dal suo essere già profondamente superato. 

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