lunedì 5 aprile 2021

Rejecto - Prima, Durante e...Dopo? (Autoproduzione, 2021)

Esordisce così, con questo "Prima, Durante e...Dopo?", il rapper Rejecto, artista senza volto che sceglie l'anonimato per muovere il suo primo passo in questo mondo. Un contesto, quello del rap, sempre più saturo ma non per questo privo di spazio in cui muoversi. Il primo aspetto a colpire l'attenzione è la varietà delle basi, per niente modaiole, con un occhio di riguardo al synth pop, all'electro anni '90, con dei buoni bassi da gustare su un ottimo impianto, mentre la voce (giustamente ben in evidenza rispetto al resto, visto il genere) si presenta come un elemento molto più arduo da digerire, con un timbro poco musicale e l'utilizzo di parole non sempre così semplici che possono rendere il tutto un po' sibillino. Immagini, citazioni e calembour colgono di sorpresa fin da subito con l'ottima "Fastfood", con il rappato di Rejecto che procede sbilenco, storto, con quell'incedere molto cadenzato e per niente scontato che calamita l'attenzione in un labirinto di concetti criptici ed enigmatici. "Rejecto", con un beat e un break/ritornello a dir poco fastidiosi, arriva meno ma contiene uno dei concetti cardine dell'opera ("non rappresento nessuno") e lascia spazio ad uno dei momenti più riusciti di questo lavoro, ovvero "Too Skinny", un pezzo molto club-oriented ma contemporaneamente scuro, oscuro, caustico. "Pretty Vacant" ha il beat più tradizionalmente hip-hop ma un ritornello quasi atonale, per non dire stonato, la rende un po' pesante da assimilare. "Spy" ha lo stesso difetto di molti altri brani, sembrando Fabri Fibra che tenta di rappare un po' sopra le sue capacità, e spesso si presenta al limite delle capacità tecniche. La società dipinta da Rejecto è cupa, perduta, piena di contraddizioni e ci pensano "Lockdown, Odio Casa Mia!" e "I Hate Bill Gates" a sottolinearlo nel modo più arrogante possibile. Ovviamente, nell'accezione positiva del termine. 

Le quattordici tracce finiscono un po' a fatica, se analizzate sul piano prettamente musicale e del facile ascolto, ma dall'altro lato ciò che salva questo disco è la sua collocazione nel panorama rap, il suo significato. Da lavoro evidentemente di protesta, di denuncia, di rottura, rifugge ogni estetica e ogni dettame della contemporaneità per essere di conseguenza un prodotto originale, diretto e genuino, relegando così in secondo piano la necessità di essere orecchiabile e facilmente fruibile. La personalità dell'artista erutta in maniera vulcanica in ogni brano, una peculiarità che gli dona senz'altro fotta, carattere e credibilità come poche volte si è sentito ultimamente. La scrittura, le barre, i riferimenti culturali sono tutti azzeccati, anche quando macabri e triviali, tutti funzionali al raggiungimento del risultato. Certo, siamo lontani dall'efficacia di testi di protesta ben più alti di vecchie glorie come gli Assalti Frontali, i Sangue Misto de "Lo Straniero" e i 99 Posse, o ancor di più del primo fenomenale Frankie Hi Nrg, ma la motivazione non manca e i risultati arriveranno. Un po' di gavetta e una maggiore attenzione a rimanere "in griglia" e questo ragazzo potrà combinarne delle belle. Senza dubbio. 

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