giovedì 21 aprile 2022

Daniela D'Angelo - Petricore (Volume!, 2022)


 

"Petricore" è il primo lavoro solista della cantautrice Daniela D'Angelo, all'attivo dal 2012 prima con la band Distinto e successivamente nel progetto artistico In DA House. Il disco, inciso presso gli studi Adesiva Discografica, è stato realizzato sotto la direzione artistica di Vito Gatto e registrato in presa diretta da un trio composto dalla cantautrice (voce, chitarra), Ivano Rossetti (basso) e Mamo (batteria) con in seguito sovrapposizione elettroniche. 

Che il disco sia un prodotto pensato e realizzato con uno schema preciso in mente è già evidente dalla sua rappresentazione, a partire dalla copertina creata da Clara Daniele, visual artist con una particolare preferenza verso l'imperfezione. L'album si pone l'obiettivo di rappresentare una sorta di percorso spirituale basato sulla crescita personale in seguito ai rapporti d'amore ed è strutturato in una sequenza che si pone lo scopo di funzionare bene sia a livello concettuale che musicale. In effetti, sebbene ci sia una certa omogeneità nel sound, data soprattutto dalle aggiunte elettroniche del produttore Gatto, c'è una buona varietà musicale e momenti più pacati ("Questo cuore") vengono affiancati ad altri decisamente più ritmati e irrequieti ("Suppergiù") dando anche l'opportunità di prendere un po' di respiro con un breve intermezzo posto a metà album ("Esercitazioni"). Le liriche del disco sono piuttosto ben riuscite, soprattutto quando i testi esprimono insofferenza ("Suppergiù" e "Butto giù"), risultando catartici e coinvolgenti: in questi momenti, il cantato di D'Angelo è particolarmente espressivo e ciò contribuisce a dare credibilità ai contenuti. Come già menzionato, a livello di sound il disco è permeato di atmosfere prevalentemente cupe date dalle sonorità elettroniche ad opera del produttore Gatto che però, per fortuna, non danno sensazione di freddezza: nonostante risaltino particolarmente, non sono necessariamente in primo piano, bensì un ingrediente di un sound dato anche da una registrazione di una band live in studio, le cui performance sono misurate e professionali. 

"Petricore" è, in definitiva, un prodotto che risulta apprezzabile per la sua realizzazione più che per le sue intenzioni: sebbene si noti una coerenza tematica all'ascolto dei testi, senza le spiegazioni dell'artista è un po' difficile collocarle in una cornice. Detto questo, come collezione di canzoni funziona abbastanza bene e lascia in bocca un sapore di professionalità, dato dalla pregevolezza della produzione e del cantato.

martedì 19 aprile 2022

Blu 21 - Ricordami (Autoproduzione, 2022)


Blu 21 è un duo elettro pop composto da Paolo Bottini (arrangiamenti e musica) e Sergio Guida (cantato e testi). Dopo una collaborazione di tre album con la band Underdose, i due hanno deciso di mettersi in proprio e, durante il lockdown, hanno composto e realizzato insieme alcune canzoni, completandosele a vicenda, che in seguito hanno dato forma a questo "Ricordami", fresco di uscita.

Il disco è permeato da un'atmosfera fortemente amara. Le canzoni, anche quando hanno un messaggio di speranza ("Parlami di te" e "Mercoledì" che aprono l'album, entrambe legate alla voglia di reagire e di rinascere, in contesti diversi) hanno tutte un sottofondo cupo e malinconico, certamente fortemente influenzato anche dal momento storico in cui è stato concepito l'album. Di conseguenza, musica e cantato si muovono sullo stesso livello e risultano adeguati e complementari alle intenzioni, con un approccio tecnico/stilistico professionale e ben studiato. Le basi musicali sono efficaci, sia dal punto di vista delle melodie che della scelta dei suoni, e sono decisamente gradevoli e ben prodotte. Il cantato aggiunge una componente molto melodica alla musica e dimostra buone capacità vocali e interpretative, soprattutto nei momenti più drammatici, come nella conclusiva "Poi chiudo gli occhi", ballata struggente dedicata alla scomparsa di un genitore. Tra gli altri pezzi che si possono ricordare "1980", che probabilmente include la base musicale più interessante dell'intero album e "Ti vedo chiaramente", pezzo che probabilmente non farebbe brutta figura in una classifica mainstream grazie alla sua riuscita melodia pop ben supportata dal cantata.

Se, però, il punto di forza del disco è la coerenza, il suo svantaggio è quello di non offrire molta diversità: singolarmente ogni brano funziona bene ma, a livello di sequenza, si arriva al termine dell'album con l'impressione di aver ascoltato un blocco unico che rischia di far risultare l'intera opera un po' monocromatica. In ogni caso, si tratta di un lavoro che ha sicuramente una sua personalità e che cattura in maniera piuttosto egregia un certo tipo di mood.

giovedì 14 aprile 2022

Fred Branca - Romantico Punk (Cane Nero Dischi, 2021)

 


"Romantico Punk" sarà anche il debutto discografico di Fred Branca, pseudonimo di Federico Branca Bonelli, ma non è il suo ingresso nel mondo della musica: egli è, infatti, all'attivo da tempo come polistrumentista e produttore, nonché come fondatore della Cane Nero Dischi, etichetta discografica che, ovviamente, distribuisce anche questo album.

Il disco consiste in otto canzoni per un totale di 30 minuti esatti di musica scritta, arrangiata ed eseguita interamente dal musicista. Da questo punto di vista, si tratta di un lavoro decisamente notevole: il sound è organico, raffinato e ben costruito, certamente non come una di quelle tante autoreferenziali autoproduzioni che pullulano in questo tipo di genere. Si percepisce anche una visione d'insieme piuttosto coerente: piaccia o non piaccia, questo album è il frutto di un lavoro mirato e consapevole. A livello musicale, "Romantico punk" si mantiene tutto su un pop all'Italiana ma infarcito di internazionali che rendono in una certa diversità a livello di dinamiche e atmosfere. Tra i pezzi più interessanti vi sono "Fellini", delicata e raffinata, un dichiarato omaggio alle atmosfere delle colonne sonore di Ennio Morricone, sebbene a livello di arrangiamento e di presentazione sia piuttosto diverso dall'opera del maestro Romano, "Percussioni latine", pezzo cupo che cattura perfettamente le atmosfere notturne da discoteca o post-discoteca vite però sotto un'ottica poco amichevole e inquietante,  l'orecchiabile "Ballo come mi pare" e la conclusiva "Male come ti amavo" che chiude il disco in atmosfere soffuse ma, allo stesso tempo, irrequieta. I testi sono prevalentemente introspettivi, legati più che altro ad esperienze passate, in primis relazioni sentimentali, spesso e volentieri riviste in chiave malinconica e nostalgica ma non del tutto pessimista. Buona la produzione del disco: i suoni sono chiari, nitidi e rendono l'ascolto molto gradevole. 

Fred Branca ci presenta un lavoro ben studiato e ben realizzato che, al di là, di qualsiasi giudizio estetico, mostra competenza artistica e dal quale traspare molto la personalità dell'artista. Forse, l'unica pecca nell'esecuzione è proprio il cantato: intonato ma non con un timbro sempre immediatamente fruibile. Detto questo, la presenza di un collaboratore esterno avrebbe rotto il concetto della one-man band e, comunque, si potrebbe tranquillamente obiettare che proprio questo tipo di voce particolare aggiunge una personalità particolare e distintiva al disco. Per il resto, sicuramente non farà storcere il naso a chi è interessato alla musica pop Italiana degli ultimi anni.

martedì 12 aprile 2022

Marco Cignoli - Coccodrillo Bianco (Jab Media, 2021)




Classe 1988 e Iriense di nascita, Marco Cignoli è conosciuto perlopiù per la sua attività da presentatore e giornalista. Dopo alcuni singoli e collaborazioni, l'anno scorso è uscito il suo primo album completo, intitolato "Coccodrillo bianco", una citazione ad Alberto Radius che funge da metafora per rappresentare la purezza degli emarginati che sfuggono alle regole della società rifiutandone i compromessi e l'ipocrisia. Il disco è frutto di una collaborazione con i musicisti Daniele e Francesco Saibene, co-produttori e, in qualche caso, comparse musicali.

Nelle liriche Cignoli si presenta come un personaggio allo sbando ma senza prendersi troppo sul serio e con consapevolezza di sé. "Avrei dovuto lavorare in banca/mettermi presto la mia laurea in tasca/sentirmi chiamare dottore [...] e invece scrivo canzoni/faccio televisioni" lo si sente cantare nella terza canzone dell'album, per l'appunto intitolata "Invece scrivo canzoni", anche se poi si affretta ad aggiungere che detesta "i buoni consigli e i comodi appigli", rivendicando quindi la sua identità da coccodrillo bianco del titolo. A volte, invece, la prosa assume toni decisamente più drammatici come in "Menù kebab" nella quale la depressione e l'ansia per il futuro assumono toni decisamente realistici, anche per quanto riguarda il cibo visto come l'esorcismo perfetto delle paure. Non mancano anche la canzoni dedicate al tema delle relazioni: "Mi devo abituare", che apre il disco, e "Bulgaria", entrambe, come di consueto, dolceamare. 

A livello musicale, l'album si mantiene su un discreto pop alla Italiana arrangiato bene e con dei suoni piuttosto piacevoli. Da questo punto di vista, i pezzi che risaltano di più sono "Tamburo", che peraltro si avvale della partecipazione del rapper Berdix, la morbida "Utopia" ma soprattutto la conclusiva "Che ca**o sto dicendo?" (la censura non è ad opera dell'autore di questa recensione!) che, oltre ad offrire un godibilissimo e ballabile ritmo supportato dai fiati, ha anche un divertentissimo testo che rappresenta a pieno le potenzialità del senso dell'umorismo del cantautore di Voghera.

"Coccodrillo bianco" non è un lavoro unico nel suo genere, né a livello di tematiche liriche né per quanto riguarda l'aspetto musicale, ma se non altro ha il pregio di presentarsi sotto una veste fresca, energica ed autoironica che sicuramente ne aumenta molto l'appeal, soprattutto per la simpatia naturale che ispira il cantautore: cosa, ammettiamolo, piuttosto rara in questo genere.

giovedì 7 aprile 2022

Cisco - Canzoni dalla soffitta + Live dalla soffitta (Cisco Produzioni, 2021)


Cisco non dovrebbe aver bisogno di presentazione al pubblico di appassionati di musica Italiana. All'anagrafe Stefano Bellotti, il suo nome è indissolubilmente legato a quello dei Modena City Ramblers, nei quali ha militato fino al 2005, anno in cui ha deciso di intraprendere la carriera solista della quale "Canzoni dalla soffitta" è solo il più recente capitolo. Si tratta di un disco di attualità che vede il cantautore confrontarsi con ciò che la pandemia, tra le varie cose, ha comportato a livello sociale: il controsenso di dover rimanere distanti per spirito di comunità. Per fortuna, il mondo iperconnesso in cui viviamo, offre anche dei vantaggi, uno dei quali è quello di poter collaborare insieme senza doversi per forza incontrare: ecco, quindi, che ad aiutare Cisco nella realizzazione di questo album c'è un cast di ospiti illustri da far girare la testa, a partire da Phil Manzanera, storico chitarrista dei Roxy Music, e dalla cantante Tamani Mbeya, ma anche il nostrano Simone Cristicchi,  l'ex compagno di avventure nei MCR Franco D'Aniello e il rapper Benna.

Come immaginabile, la pandemia ruota intorno alla maggior parte delle tematiche liriche del disco. La danzante "Baci e abbracci" apre il disco in maniera ottimista, immaginando le future feste fatte dall'umanità una volta finita l'emergenza e sulla stessa falsariga procede anche il secondo pezzo, "Andrà tutto bene", intitolata come uno slogan che in questi mesi abbiamo sentito più volte, anche se in questo caso si percepisce un po' di sarcasmo nel testo, soprattutto quando Cisco vede i litigi "nei bar per partite di calcio" come il ritorno alla normalità. A volte il Covid è il protagonista indiretto dei testi come in "Lucho", omaggio al grande scrittore Cileno Luis Sepúlveda, una delle primissime vittime illustri del virus, e "La finestra sul cortile", pezzo in perfetto stile Modena City Ramblers, nel quale il film di Hitchcock viene usato come metafora per rappresentare l'unica visione del mondo esterno di cui molti di noi abbiamo dovuto accontentarci durante il lockdown. C'è anche spazio per qualche omaggio internazionale: precisamente nelle due canzoni che chiudono il disco, "Il fantasma di Tom Joad" e "Fiori morti", rivisitazioni di due brani, rispettivamente, di Bruce Springsteen e dei Rolling Stones che, comunque, suonano coerenti con il resto del disco e non stonano nella sequenza.

La voglia di stare insieme è esplicitata anche dalla presenza di un "Live dalla soffitta", un auto-esplicativo disco dal vivo/non dal vivo nel quale Cisco propone undici pezzi tra cover e rimaneggiamenti di vecchie canzoni tratte dalla sua produzione solista e da quella dei Modena City Ramblers. Tra queste spiccano "Manifesto" de la Bandabardò, dedicata al recentemente scomparso Erriquez, "Bianca", un omaggio alla propria figlia cantato interamente in dialetto Emiliano e precedentemente edito sul disco "Indiani & cowboy" del 2019, e una curiosa ma non del tutto riuscita reinterpretazione per chitarra acustica e voce di "By This River" di Brian Eno. L'atmosfera che si respira in questo disco bonus è decisamente intima: il musicista si accompagna da solo, con la chitarra acustica, l'armonica e il tamburo. Detto questo, c'è comunque, una certa volontà di contatto col pubblico: nonostante l'ascoltatore sia presente solo in forma virtuale, Cisco si prende un po' di tempo per introdurre alcuni dei brani, dandoci l'impressione di trovarci effettivamente in sua presenza fisica.

A livello musicale e di produzione, il materiale suona maturo e convinto e allo stesso tempo coerente con il percorso musicale offerto dall'artista fino ad ora: in particolare, si nota anche una grande abilità nel scegliere gli ospiti in modo che chiunque apporti qualcosa alla musica senza diventarne il protagonista. Queste canzoni e live provenienti dalla soffitta di Cisco hanno il pregio di presentarsi in una veste particolarmente intimista che permette di entrare in simbiosi con il cantautore. Un disco che sicuramente ha tutte le carte in regola per essere apprezzato dagli appassionati del genere.

martedì 5 aprile 2022

Lasersight - Le due porte (RKH, 2021)



Secondo disco in studio del rapper romano in attivo dal 2018. Le due porte del titolo sono una metafora per rappresentare i bivi e le scelte che la vita si pone davanti. 

Nei testi, fortemente personali e aperti e, in certi casi anche un po' sfacciati, Lasersight appare come un personaggio irrequieto, a volte un po' burbero e spigoloso ("Non sarai tu", contro l'ipocrisia e la voglia di apparire a tutti i costi che dilaga socialmente, ma anche l'iniziale e più personale "Limbo" che suonano quasi catartiche nella loro ferocia verbale) al quale però non manca una certa dose di innocenza e giocosità, notabile soprattutto in "Sognamo senza paura", nella quale si rivolge al sé stesso bambino e lo sprona a credere in sé stesso. La capacità interpretativa, alternata tra rappato e cantato, aiuta molto anche nella percezione del contenuto lirico ed è sicuramente adeguata. Musicalmente, il disco si presenta stilisticamente omogeneo ma non senza una certa varietà: per rappresentare al meglio il filo tematico che rappresenta tutto l'album, l'artista ha cercato di aggiungere più colori alle proprie sonorità servendosi di più sonorità grazie anche alla partecipazione di ospiti. Ed ecco quindi che ci si può godere la morbida e delicata voce della torinese Vea in "Così semplice", brano nel quale Lasersight si mette in una luce un po' più vulnerabile rispetto al resto, oppure le sonorità indie rock fornite dai Malpensa in "Turista per sempre", una sorta di lettera d'amore a Roma, dove il rapporto dell'autore con la città, attraverso riferimenti a Pasolini, il Colosseo e la Fontana di Trevi, viene comparato a quello che ha con la propria compagna.

A livello di sonorità, il prodotto offerto è credibile e coerente con il genere a cui si approccia. Le collaborazioni sono funzionali e aggiungono qualcosa alla musica ma, allo stesso tempo, non rubano la scena a Lasersight che rimane, in ogni caso, il protagonista assoluto. Un lavoro onesto e cristallino che, piaccia o meno, sicuramente colpisce in pieno gli obiettivi prefissati e racconta molto dell'autore.

lunedì 4 aprile 2022

Tango Spleen Orquesta - Vamos a la distancia (Autoproduzione, 2021)



Nel luglio dello scorso anno è uscito "Vamos a la distancia", il quinto disco in studio della Tango Spleen Orquesta, ensemble multinazionale formato nel 2008 e considerato dagli addetti ai lavori una delle maggiori eccellenze del genere. Attualmente la formazione comprende il bandleader e arrangiatore Mariano Speranza al pianoforte e al cantato, la violista Elena Luppi, la percussionista Anna Palumbo, Vanessa Matarmos al contrabbasso, Luciano Casalino al violino e Francesco Bruno al bandoneon. 

In questo lavoro, la band si destreggia tra rivisitazioni di composizioni di Astor Piazzolla e musiche originali, perlopiù scritte da Speranza stesso, ma anche da Elena Luppi e Anna Palumbo. Come intuibile dal titolo stesso, tratto da "Milonga del trovador", uno dei pezzi di Piazzolla riproposti su questo album, il disco è stato concepito e realizzato durante il periodo di lockdown del 2020. Piazzolla viene rivisitato e adattato al sound dell'orchestra, ma si tratta di un rimaneggiamenti fatti con riverenza e rispetto che, anche se modificano le vesti originali, non ne cambiano le intenzioni. Tre di queste risultano particolarmente interessanti: "Michelangelo '70", posta a inizio dell'album in modo da aprire le danze con freschezza ed energia, la già citata "Minolga del trovador" che grazie alla voce di Speranza acquista delle sonorità particolarmente delicate ed eleganti e "Adiós Nonino", forse il momento più riuscito del disco, introdotto da una brillante prestazione pianistica e in seguito supportato in maniera eccellente dall'intero ensemble. Molto valide, e ben integrate con il resto dell'album, anche le composizioni originali. Di queste, forse la più riuscita è "Dos Aguas", pezzo di ampio respiro che vede le capacità strumentali e di arrangiamento dell'Orquesta in grande spolvero. Altrettanto buona, però, è "Ciao", dalla costruzione intelligente e intrigante. Completano il cerchio "Calles" e "Milonga Schupi", malinconica la prima, dinamica la seconda, che si rifanno esplicitamente alle rivisitazioni di Piazzolla viste sotto la lente dell'Orquesta e "Poeme" un po' un momento di rilascio della tensione accumulata nel corso dell'album posto subito prima della sua chiusura.

Chiaramente il disco è il risultato di un lavoro minuzioso fatto da un gruppo di musicisti che si è autoimposto uno standard molto alto. Allo stesso tempo, oltre ad una chiara competenza e intelligenza nella stesura della musica, ciò che traspare dalle performance è una vera e propria passione verso il genere che rende l'ascolto particolarmente coinvolgente. Tutto ciò rende "Vamos a la distancia" un lavoro consigliabile anche a chi non è avvezzo al tango: in fin dei conti, sentire della musica suonata veramente bene da dei musicisti in gamba non può che essere una fonte di piacere per il vero appassionato di musica.

mercoledì 30 marzo 2022

Andrea Cavina - 10 Lettere (Autoproduzione, 2021)



Andrea Cavina è un valente chitarrista e insegnante di musica Faentino che, dopo un ritiro musicale durato dodici anni, è tornato alle scene nel novembre dello scorso anno con il suo esordio discografico "10 Lettere", che presenta altrettante composizioni che, come esplicato dal titolo del disco stesso, sono tributi a vari artisti (musicali e non: tra loro compare anche Vincent Van Gogh) che, con le loro opere, hanno influenzato la sfera personale e artistica del chitarrista. Per sottolineare l'intimità degli intenti, Cavina si presenta da solo e in veste acustica: le 'lettere' non sono cantate né sono sostenute da musicisti di accompagnamento.

Il rischio di una produzione del genere è quello di presentarsi monotona o, comunque, interessante solo per gli addetti ai lavori. Tuttavia, il tema del disco dà l'occasione al chitarrista di aggirare l'ostacolo sfruttando a pieno tutta la versatilità che gli offre il suo strumento. In ciò lo aiuta anche l'azzeccata sequenza dei brani che consente alle composizioni di offrire, a seconda dei casi, più respiro o movimento. Si ascolti, ad esempio, la sequenza che parte con "La nanna di Giovanni" e termina con "Alba". Tra i brani più riusciti possiamo annoverare la già citata "La nanna di Giovanni", dalle ispirazioni classiche, la più movimentata "Estate", "Vento nella foresta", più complessa e a vari strati, e la raffinata "Stazioni", memorabile omaggio a due grandi della chitarra jazz: Pat Metheney Andrew York. Un altro buon pregio del disco è quello di offrire atmosfere cinematografiche, da colonna sonora: l'accostamento non è casuale considerati gli omaggi, tra gli altri, a Joe Hisaishi, Ludovico Einaudi e Yann Tiersen. Decisamente molto buona anche la produzione: il suono di chitarra di Cavina è nitido, cristallino ma allo stesso tempo caldo e naturale e, ad un ascolto in cuffia, vi si possono anche scorgere molto distintamente i respiri e le strusciate sul manico che danno un maggiore senso di intimità all'ascolto.

Sicuramente, avvicinare un ascoltatore di musica popolare mainstream a questo tipo di album non è facile: non tanto perché la musica in sé possa risultare ostile, quanto per la differenza stilistica. Eppure, il fatto di essere sospeso tra vari stili ed epoche alla fine risulta essere uno dei punti di forza del disco. "10 Lettere" si rivela un lavoro maturo, ben congegnato e altrettanto ben realizzato che raggiunge molto bene l'obiettivo prefissato in fase di realizzazione senza cadere in cliché. 

venerdì 25 marzo 2022

Soundelirio - Mostralgia (Boleskine House Records, 2021)



Soundelirio è un duo musicale composto da Alessandro Tacchini e Francesco Quinto nato nel 2019 ma agli esordi discografici solo dallo scorso novembre con questo "Mostralgia", sorta di semi-concept album dedicato ai "mostri" intesi come personaggi che, per via della loro storia o personalità, si sono allontanati da quella che è vista come la normalità. Sebbene non ci sia una title-track, il pezzo che sintetizza al meglio questo concetto è l'auto esplicativa "Ode all'anomalia" dedicata ai "dispersi, gli smarriti, a voi figli e ai mai nati, a quei passi falsi, ai caduti" e "agli animali soli che cercano perdono". Le liriche raggiungono sufficientemente lo scopo prefissato dagli autori e hanno la giusta drammaticità, in particolare nel pezzo di chiusura "Storia di A", piuttosto efficace e con il quale ci si può identificare sia con il narratore sia con il protagonista.

Con delle premesse di questo tipo, a livello musicale ci si potrebbe aspettare un lavoro tormentato e sperimentale, ma in realtà si finisce per trovarsi davanti ad un album di rock tipico che strizza l'occhio soprattutto ad alcune produzioni classiche Italiane. Delle dodici canzoni qua contenute, le più notevoli sono sicuramente "La pioggia sopra Yago", basata su riff azzeccati e ritmi trascinanti, "Goodbye Mr. Grey", altro pezzo molto aggressivo nel quale sono presenti anche alcuni interessanti trucchi di produzione come il suono del disco rovinato posto in apertura e "Madeleine", più delicata e malinconica e un buon momento di respiro.

La produzione del disco è valida e adeguata alla musica proposta. Buone anche le performance strumentali: in particolare i riff di chitarra sono presentati con mordente e con timbriche che li rendono convincenti ed accattivanti. Le parti cantate, affidate ad Alessandro Tacchini, sono sicuramente un  elemento che dà personalità alle canzoni, grazie ad una timbrica espressiva e caratteristica, sebbene in alcuni momenti (la già citata "Madeleine") forse sarebbe stato preferibile un cantato più morbido e meno ruvido.

"Mostralgia" appare come un disco dalle premesse ambiziose che però, al momento dell'ascolto, tendono un po' a passare in secondo piano per via della natura del prodotto più improntato verso un certo tipo di rock aggressivo. Per fortuna, da quel punto di vista funziona piuttosto bene e contiene abbastanza materiale solido da garantire una certa memorabilità.

mercoledì 23 marzo 2022

Santo e Stone - Cronico (Vero x Vero, 2022)



Santo e Stone, al secolo Davide Sanfratello e Federico Dipasquale, sono due musicisti Torinesi che, nonostante la giovane età, hanno dei buoni trascorsi nell'ambiente rap e hip hop: il primo pubblicando a nome Sanguefreddo, il secondo come produttore. In tempi più recenti hanno deciso di collaborare insieme, pubblicando alcune uscite indipendenti e, per finire, il loro primo album in studio intitolato "Cronico" e uscito nel gennaio di questo anno.

Il disco è composto da nove riflessioni esistenzialiste nelle quale il duo si pone domande sul significato della vita o, perlomeno, delle azioni che compongono la vita quotidiana. L'atmosfera generale è parecchio tormentata già a partire dai due pezzi di apertura, la sardonicamente intitolata "Outro" (seguendo lo stesso ragionamento, la chiusura del disco è affidata a "Intro") e "Farfalle" che proiettano l'ascoltatore in un clima travagliato e di tensione: la prima dedicata ai danni causati dalle azioni dell'uomo ("se volere è potere e il potere uccide, sono allora un peccatore che non può voler la morte"), la seconda un grido di angoscia e un tentativo di dare una soluzione alla sensazione di smarrimento in un mondo apparentemente insensato nella sua cupezza ("vorrei dipingere ogni cosa che provo, è una messa alla prova quella vera dell’uomo, così posso vedere le emozioni che provo"). Detto questo, ci sono anche pezzi come "Vita" e "Caramelle gommose", due inni all'amore visto come un faro in mezzo all'oscurità, che sebbene mantengano una veste malinconica, aiutano un po' a spezzare la tensione e ad evitare di dare a tutto il lavoro un imprinting troppo disfattista.

Il passato di Dipasquale come produttore si fa sicuramente sentire: dal punto di vista dei suoni e degli arrangiamenti il disco si presenta solido. Certamente non manca una certa varietà: in particolare, si possono gustare delle chitarre sognanti in "Voce dell'essere", delle ritmiche più vicine al pop moderno che al rap su "Caramelle gommose" e della convincenti atmosfere dance su "Ciricado". Questi accorgimenti funzionano bene anche a livello di sequenza, dando così all'album coerenza oltre che doversità.

In definitiva, nel suo genere, "Cronico" è un lavoro che si presenta con una certa credibilità e che raggiunge abbastanza con successo gli scopi prescritti. Non è esente da difetti: in effetti, a volte, certe liriche appaiono un po' ingenue e, forse, un po' semplicistiche rispetto ai loro intenti. Detto questo, è un rischio nel quale forse è inevitabile cadere affrontando tematiche di questo tipo e che, comunque, viene compensato da una certa convinzione nella realizzazione, in particolare per quanto riguarda le voci dei due artisti che lo rendono piuttosto personale e sincero.

lunedì 21 marzo 2022

Tiberio Ferracane - Magaria (MoovOn, 2022)


"Magaria" è il quarto album in studio di Tiberio Ferracane, cantautore Torinese figlio di genitori Siciliani nati a Tunisi. Proprio dalle sue radici l'artista ha preso l'ispirazione per realizzare questo nuovo lavoro, a partire dal titolo che in Siciliano significa "incanto". Coerentemente, il disco pesca a piene mani dalla vita artistica e privata di Ferracane, sia nel linguaggio utilizzato (abbondano le parti cantati in Francese e in Siciliano), sia a livello musicale e compositivo e, per finire, anche a livello di struttura. 

Il disco è, infatti, suddiviso in due sezioni precise: la prima è composta da canzoni originali. Molte di queste sono autobiografiche come la toccante "Dall'altra parte della notte", dedicata alla difficile storia dei genitori, costretti dalla guerra ad abbandonare l'Africa, la dolceamara "Carlo" e il pezzo che dà il titolo al disco e "La casa sognata", permeate di nostalgia e malinconia. Non manca lo spazio, però, anche per l'autoironia, come nella leggera e divertente "Il mio amore di rosso vestita". La seconda parte dell'album è invece dedicata a rivisitazioni di composizioni altrui che sono state importanti per la crescita artistica di Ferracane in vari momenti della sua vita, spaziando da canzoni popolari ad artisti come Celentano, Modugno e Califano. È in questo punto dell'album che le capacità interpretative del cantante vengono messe maggiormente in risalto, in particolar modo nella versione a cappella di "U' pisci spada". L'album viene, infine, aperto e chiuso da due versioni di "Valse à Rocco", pregevole composizione strumentale di Philippe Troisi, musicista Marsigliese di origini italiane e collaboratore di Ferracane, scomparso a pochi giorni dall'inizio delle session di registrazione, al quale è dedicato l'intero album.

Musicalmente l'album funziona bene grazie a degli arrangiamenti molto ben riusciti e di classe e, soprattutto, alla ruvida ma allo stesso tempo gradevole e decisamente personale voce di Tiberio Ferracane, le cui doti di interprete riescono ad elevare le canzoni ad un livello successivo e, allo stesso tempo, a dare importanza e forza alle liriche. Tuttavia, il disco risente anche di una sequenza che forse non sempre funziona in maniera ottimale, soprattutto nel passaggio tra la parte contenente le composizioni originali e quella di reinterpretazioni che, più che uno spartiacque, rischia di essere percepita come un rallentamento del ritmo. In generale, comunque, resta un lavoro ben studiato e ben realizzato che sicuramente è dotato di un certo fascino, non ultimo per via della genuinità negli intenti, percepibile all'ascolto.

mercoledì 9 febbraio 2022

Sasha Vinci - Mercurio (aA29 Project Room, 2021)



Sasha Vinci è un artista siculo con un notevole curriculum che spazia dalla scultura al disegno le cui opere sono esposte in diversi musei e luoghi artistici d'Europa. Con "Mercurio" l'artista inserisce anche la musica al suo bagaglio artistico e, visto il suo interesse verso la 'performance', era un'aggiunta che effettivamente non poteva mancare. L'album è stato concepito durante il lockdown che ha congelato l'Italia e il mondo intero per un paio di mesi nel 2020 a seguito dell'esplosione della pandemia di Covid-19 e vuole essere una risposta al silenzio e all'isolamento di quel periodo. L'album è stato realizzato con l'aiuto di Vincent Migliorisi, musicista collaboratore da tempo con Vinci all'interno delle sue performance. 

I testi sono stati scritti nello stile dell'artista, da sempre interessato al simbolismo, e sono un viaggio personale nelle sue ispirazioni e ossessioni. Lo stile lirico utilizzato è improntato verso l'evocativo e, come tale, a volte è reso in maniera un po' astratta e non di immediata comprensione. È sicuramente una scelta voluta: l'artista, in realtà, si apre molto più di quanto possa sembrare a prima vista. Oltre a mettere nero su bianco le sue ispirazioni principali (Pier Paolo Pasolini su tutti), pezzi come "Castelli di sabbia""Il magnifico volo" e "Penna e calamaio" dimostrano anche una certa sensibilità umana. Tutto ciò, però, non viene mai reso in maniera esplicita ma affidandosi, appunto, a simboli e metafore. Se da un lato questo spinge l'ascoltatore a ragionare sulla prosa, dall'altro chi si trova davanti questo disco come introduzione all'opera di Vinci potrebbe non avere tutti gli strumenti per capirlo e l'ascolto potrebbe rivelarsi difficoltoso. A ciò va aggiunto il fatto che il cantato e le melodie vocali risultano particolarmente monocordi, a volte anche un po' indistinguibili. Con questo, comunque, non si intende dire che l'album suoni tutto uguale: gli arrangiamenti sono ben realizzati e aiutano a dare dinamicità al prodotto finale. Notevoli, soprattutto, le musiche di "Silenzio", "Poesia della crudeltà" e "Un giorno senza ore"

Giudicare questo prodotto risulta abbastanza difficile. Da un punto di vista strettamente musicale, il disco si presenta di più come un recitativo in musica e, a livello melodico o canoro, non offre poi molto. Certamente, come dimostrato da una fetta di cantautorato e da gruppi come Massimo Volume, nel panorama musicale c'è spazio anche per lavori di questo tipo ma il risultato finale è un po' troppo derivativo, soprattutto in momenti come "Il magnifico volo" che sembrano pescare a piene mani dallo stile di Franco Battiato. Dall'altro, più che un'opera a sé stante, questo disco è stato presentato come parte di un ciclo di opere realizzate in vari stili e, come tale, per comprenderlo del tutto sarebbe necessario avere una conoscenza almeno generale del percorso artistico di Sasha Vinci. Tenendo conto di tutto ciò possiamo giudicarlo come un album interessante negli intenti, dietro il quale sicuramente ci sono persone che hanno lavorato molto per la sua realizzazione, ma forse non del tutto riuscito nei contenuti.

lunedì 7 febbraio 2022

1000STREETS - Electro Way (EPOPS Music, 2021)



Primo album in studio da parte di questo collettivo di talentuosi musicisti di Trieste. Come indicato dal nome stesso del progetto, anche se il lavoro prosegue in una direzione artistica omogenea, questa strada si dirama in tanti generi musicali quanti sono quelli che hanno influenzato i membri dell'ensemble. Questo tipo di varietà si riflette, ovviamente, anche nella musica proposta e il risultato finale è decisamente pregevole.

Ad un primo ascolto la cosa che si nota di più, oltre alla gradevolezza della musica, è la buona resa della commistione tra vintage e moderno. Le dimostrazioni più lampanti sono "Mainerio", dedicata al compositore cinquecentesco Giorgio Mainerio nella quale musica da camera, rap e swing creano un connubio musicale tanto improbabile quanto funzionale e "Golden Tank #1000" che vede la partecipazione dei Radio Zastava che suona come musica prodotta da qualche orchestra jazz di un secolo fa che ha in qualche modo avuto accesso ad attrezzature moderne. Oltre alla superba capacità musicale dei componenti dell'ensemble, l'album vanta anche di una buona scelta per quanto riguarda il cantato, affidato a diversi ospiti per ogni brano: di questi vale la pena citare soprattutto il trio vocale Les Babettes nella divertente "Tommy on the Bone". La sequenza del disco funziona molto bene, in particolar modo la pausa chill di "Intermission" posta a metà disco e la conclusiva "To Kolophio", un po' hip hop, un po' cinematica. La durata dell'album è anche particolarmente azzeccata: con i suoi 30 minuti il disco non solo non rischia di diventare indigeribile, un pericolo in cui questo tipo di musica può facilmente cadere, ma lascia anche spazio a ripetuti ascolti in modo da poterlo assimilare e goderselo più in fretta. In aggiunta alle considerazioni musicali, un'altra cosa che colpisce ad un ascolto attento è quanto l'album suoni piacevole all'orecchio a livello di suoni: la cosa smette di stupire quando ci si rende conto che il mastering è stato fatto agli Abbey Road Studios di Londra. Non mancano, comunque, i classici trucchi di produzione, come la simulazione di un grammofono che perde i giri su "Golden Tank #1000", usati però in maniera intelligente ed efficace.

"Electro Way" si presenta come un lavoro ben confezionato, realizzato da un team di musicisti e produttori validi e perfettamente consci dei propri obiettivi e di come raggiungerli. Il risultato sicuramente ripaga le aspettative e si presenta come un lavoro frizzante ma non frivolo, apprezzabile sia ad un ascolto superficiale sia ad uno più profondo. Con queste premesse, sicuramente un secondo lavoro sarebbe altrettanto interessante: speriamo di non doverlo attendere troppo a lungo. Nel frattempo, l'ascolto è consigliato.

mercoledì 2 febbraio 2022

Helle - Disonore (Volume!, 2021)



Helle è il nome d'arte di Lisa Brunetti, cantautrice bolognese che, nonostante la giovane età, ha un curriculum notevole che vanta collaborazioni con Ricky Portera e Bruno Mariani. Dopo la pubblicazione di diversi singoli finalmente è uscito "Disonore", lavoro nel quale l'artista intende fare una solta di viaggio interiore nell'ipocrisia nei comportamenti quotidiani per mettere l'ascoltatore di fronte ai compromessi che chiunque è costretto ad accettare nella vita di tutti i giorni per poter andare avanti. 

Certamente le esperienze musicali di Helle si riflettono nella realizzazione del disco: quello che colpisce l'orecchio in primis è quanto questo album, a livello di melodie, cantato e produzione, sia credibile nel contesto della musica pop odierna. La musica offerta è un electro-pop maturo, orecchiabile e ben congegnato che, benché a livello di dinamica si mantenga più o meno tutto sullo stesso territorio, presenta una eccellente produzione con delle sonorità che all'orecchio suonano assai piacevoli e, soprattutto, adatte ai testi della giovane cantautrice. Le canzoni stesse sono decisamente melodiose e in alcuni casi particolarmente accattivanti come "Barbie" la cui cantilena nel ritornello risulta irresistibile e contagiosa. La cosa più interessante nel quadro sonoro di questo album, però, è senza dubbio il cantato: la voce di Brunetti, impeccabile a livello di intonazione, ha una timbrica distintiva che ad un primo ascolto può non colpire particolarmente ma che in seguito diventa l'elemento musicale predominante che aiuta a rendere le canzoni più personali e intime ma allo stesso tempo molto vicine all'ascoltatore. Ciò è un bene dato che alcune delle liriche ("Tom""Figli delle nube", "Chimere" su tutte) suonano parecchio catartiche, come se fossero state scritte come sfogo in un momento di particolare rabbia. Il linguaggio, in generale, è colloquiale e netto senza essere insulso o stupido e fa apparire il personaggio di Helle rabbioso ma sincero e autoironico con un mordente che ricorda il Morrissey degli Smiths dei tempi d'oro, non tanto a livello di stile quanto nelle intenzioni.

Tutti questi ingredienti rendono "Disonore" un lavoro di buona caratura che, con una diffusione adeguata, potrebbe riscuotere parecchia attenzione ed interesse nel pubblico di massa. Helle ha infatti abbastanza talento e comprensione delle esigenze del consumatore di pop Italiano moderno e, per questo motivo, potrebbe essere un nome di cui sentiremo parlare a livello più mainstream tra non molto tempo.

lunedì 31 gennaio 2022

Marco Augusto - Per amore alla vita (Halligalli Records, 2021)



Nuovo disco in studio del cantante italotedesco Marco Augusto, veterano in attività dagli anni '90. Benché non si tratti di un concept album in sé, le canzoni sono legate dal filo conduttore della speranza e della vita intesa come tale e non come semplice esistenza. Non si tratta, però, di ottimismo fine a sé stesso ma di un lavoro nel quale trovano spazio anche tematiche più sofferte come l'amore non corrisposto ("Tranne te") o spaventoso ("Il nostro amore"), la malinconia ("Milano") o l'ecologia ("Terra tremante") affrontate però, appunto, non in maniera disfattista ma propositiva. Ciò che manca ad alcuni di questi testi in sofisticatezza viene compensato dall'efficacia grazie ad una prosa non pretenziosa e a tratti autoironica che li rende gradevoli all'orecchio e impedisce loro di cadere nella facile trappola del moralismo forzato. 

Stilisticamente l'album si muove più o meno tutto nella stessa direzione: si tratta di musica pop che in primis fa affidamento sull'orecchiabilità. Detto questo, l'ascolto non appare particolarmente monotono o stancante perché arrangiamenti, sequenza e produzione sono perfettamente funzionali al materiale proposto. A livello sonoro, la strumentazione si sposa bene con le canzoni e, in quanto ai punti di riferimento, si sentono echi di vari professionisti del pop tra cui Samuele Bersani e Police, soprattutto notabile in "Tranne te", chiaramente ispirata liricamente e musicalmente alla celebre "Every Breath You Take". Il cantato è decisamente azzeccato: le canzoni sono state sicuramente cucite addosso alla timbrica vocale di Marco Augusto e per questo motivo la voce suona naturale e piacevole. Tra i brani più degni di nota ci sono la canzone ecologista "Terra tremante", che vede la partecipazione di Julia Bless, cantante tedesca in attivo in Spagna, la cui voce calda e morbida duetta piuttosto efficacemente con quella di Marco Augusto, "Due cuori" nella quale trova posto anche una buona sezione strumentale supportata da una pregevole prestazione chitarristica, il rock tirato e melodico di "Vai" e la ballata intimista di "Pace" che funziona bene anche posta come pezzo di chiusura. 

In definitiva "Per amore alla vita" è sicuramente un lavoro di buona fattura. Benché a livello di scrittura o di arrangiamento non presenti nulla di eccezionalmente originale, l'obiettivo principale di questa pubblicazione sembra essere piuttosto quello di offrire della musica pop ben congegnata e questo scopo è stato raggiunto abbastanza con successo. Per questo può risultare nelle corde anche di chi non è generalmente interessato a questo tipo di prodotto dato che suona professionale e realizzato non da amatoriali ma da chi fa questo mestiere da tempo e sa come far risaltare le proprie qualità esecutive e di composizione.