lunedì 1 giugno 2009
Velvet - Nella Lista Delle Cattive Abituini (Metatron, 2009)
Il primo termine per descrivere questo disco non dev'essere qualcosa di prettamente musicale. Pensavo più ad un termine solitamente associato alle gradazioni di colore, cioè “intenso”. “Abbiamo tutti una lista delle cattive abitudini”, dichiarazione degli stessi Velvet, arrivati al quinto lavoro nel pieno della maturità ar tistica, sperando che non sia l'orlo del precipizio. Un album carico, emozionale, energico. Dove si incontrano l'elettronica e il synth-pop di Delta V e primi Bluvertigo, dove Bianconi dei Baustelle canta sul piano soffice del Boosta delle ballate di Terrestre e Amorematico (Subsonica). Qualche sferzata di rock più classico completa l'opera.
Le canzoni di questo disco sono protette da un'aurea strana. Vengono dopo tonnellate di materiale simile dalla florida scena italiana del 2009 ma hanno comunque qualcosa in più. Brani densi ed emotivi, come la lenta “Crollasse Pure Il Mondo” e l'altrettanto cadenzata “Tutti a Casa”, primo singolo che alcuni bollerebbero pezzo à-la-Max Pezzali (non che sia un difetto per certi tratti), ma che nasconde un'anima più cristallina ed originale. Nessuno provi a dire che il Morgan degli anni '90 non c'entra con un gran pezzo come “In Continuo Movimento”, brano veloce e forte di suoni di sintetizzatore veramente bluvertighiani (e ci stava anche la licenza poetica, NDR). Il ritornello di questo pezzo è orecchiabile come pochi, e sulla stessa falsariga troviamo il pezzo d'apertura “I Nuovi Emergenti”, altra ballata a rapida presa. Anche al primo ascolto.
“Il Torto dei Beati” rappresenta la musica popolare italiana che nel ritornello prende coscienza della sua carica rock spesso dimenticata e che ancora incarnano Le Vibrazioni e Cesare Cremonini, probabili spunti per questo pezzo. “Mille Modi Per Sparire” è il pezzo più rock del disco, niente di nuovo ma probabilmente interessante da ascoltare live anche per l'alternanza di chitarra distorta e synth che parte soffuso per compenetrare poi il basso acido di Poffy. Presente nel disco un pezzo strano, diciamo “diverso” dallo standard di un gruppo come i Velvet: si tratta di “Cattive Abitudini”, interessante brano rock simile alle ultime power-ballad dei Meganoidi, con un ritornello non cantato, un esperimento per i quattro di Roma. Esperimento riuscito, dove un Pier ridimensionato e meno banale nelle linee vocali canta “mentre tutto muore ad alta risoluzione”, a metà tra critica e descrizione dell'epoca in cui viviamo. I “tempi bui” che già qualcun altro recentemente ha voluto sezionare e narrare.
Musicalmente le produzioni dei Velvet non hanno mai avuto sbavature e chi partiva prevenuto pensando di trovarsi un album pop ben prodotto e nulla più evidentemente si sarà trovato spiazzato. La produzione è la stessa degli album d'oro dei Bluvertigo, come Pop Tools e Metallo Non Metallo, e la voce tra Samuel Romano e Morgan trova la sua dimensione giusta negli effetti che non sono cosa nuova per Pierluigi Ferrantini, ormai icona di una scena italiana che passa per MTV solo per dimostrare che esiste ma che va ben oltre il classico disco radio-friendly (stabilire un parallelo con i Meganoidi ed i Verdena è d'obbligo). Anche gli altri ragazzi, soprattutto Ale (Alessandro Sgreccia) alla chitarra, fanno un ottimo lavoro e i live sicuramente non tradiranno le aspettative.
I testi seguono quel filone che la musica italiana ha fatto suo per decenni e che probabilmente continuerà a seguire come marchio di fabbrica per lungo tempo. A metà tra frasi d'amore triste e malinconico e dichiarazioni autoreferenziali apparentemente sconnesse, spunta qualche barlume di coerenza in testi-slogan come quello della già citata “I Nuovi Emergenti” e in “Il Torto dei Beati”. Le cattive abitudini italiane. Niente di troppo negativo.
Questo album non segnerà la svolta nella carriera dei Velvet ma è finora l'album più pieno di contenuti e che lascia trasparire più emotività, di cui il quartetto è sempre stato carico pur risultando in qualche passaggio sterile. Non è il caso di questo disco, che se non è originale come qualche ascoltatore più pignolo noterà è comunque un lavoro degno di nota che merita l'attenzione di tutti quei fan del pop/rock elettronico che parte da “è praticamente ovvio che esistano altre forme di vita” e arriva a “ti svegli alle tre per guardare quei film un po' porno”. Passando per “sono in una boyband”, passaggio obbligato.
Consigliato.
Voto: 7.5
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