lunedì 18 agosto 2008

Captain Beefheart and The Magic Band - Shiny Beast (Bat Chain Puller) (Warner Bros, 1978)

Ogni volta che mi trovo ad ascoltare Captain Beefheart mi stupisco di quanto fosse avanti nei tempi quell'uomo. L'uscita di questo disco è stato un vero e proprio recupero e ritorno all'attività. Gli ultimi 4 anni per Beefheart non erano stati proprio i migliori. Infatti la casa discografica, pensò che Don Vliet (il vero nome di Capitan Beefheart) fosse un artista poco commerciale (e non a torto!) e volle tentare di trasformarlo in tale. Il primo di tali album ("Unconditionally Guaranteed"), ci fece conoscere una versione del Capitano differente dal solito: mieloso, sdolcinato, quasi irriconoscibile (con la sola eccezione di "Upon The My-O-My").

Beefheart lo stesso anno tentò di mischiare il suo amato blues alla musica mainstream con un secondo album, "Bluejeans & Moonbeams". Questo lavoro al contrario del precedente era piuttosto buono, ma il Capitano non si riconosceva per niente, e lui stesso fu molto deluso da tale lavoro, tanto da non organizzare nemmeno un tour. Oltrettutto a complicare la vita del Capitano si aggiunsero dei problemi contrattuali, che praticamente lo bloccarono.

Captain Beefheart, al che si rappacifico con l'amico Frank Zappa (con il quale aveva avuto qualche diverbio anni prima), il quale tentò di tirarlo fuori dai guai portandoselo in tour. Per questo specifico tour Zappa scrisse alcune composizioni per lui, e Vliet ne portò di nuove. Il risultato venne pubblicato sul live album "Bongo Fury", ed è qualcosa di straordinario, sentire due vecchi amici suonare e divertirsi, entrambi con la stessa passione per la musica e per le armonie atonali. Nel 1976 Captain Beefheart iniziò le registrazioni per un nuovo album ("Bat Chain Puller") prodotto appunto da Zappa, ma i problemi contrattuali saltarono fuori di nuovo. La Virgin infatti bloccò la produzione dell'album (che resta tutt'oggi inedito) e limitò la stampa di "Bongo Fury" solo per l'America. Il Capitano a tal punto si arrese, e per due anni scomparve.

Finché nel 1978 non decise di alzare la testa, riformare la sua Magic Band con nuovi musicisti (tra cui il fenomenale Walt Fowler al trombone), recuperare qualche pezzo di "Bat Chain Puller" (dovendo però ri-registrarlo per problemi contrattuali) e comporne qualche nuovo. Il risultato è questo album, una vera e propria manna dal cielo, acclamatissimo dai fan e dalla critica, i quali videro l'attesa rinascita artistica di Vliet, nella quale pochi ormai speravano.

"Shiny Beast (Bat Chain Puller)" trionfa laddove "Unconditionally Guaranteed" fallisce. La musica qua è relativamente accessibile per lo stile di Vliet, ma allo stesso tempo non perde lo stile tipico del Capitano. L'apertura di "The Floppy Boot Stomp" mostra subito di cosa parlo. Bizzarro? Certamente! Trascinante? Anche!
La seguente "Tropical Hot Dog Night" è ancora meglio, soprattutto per il testo.
Che dire poi delle acrobazie strumentali di "Suction Prints" e "Ice Rose"? (Quest'ultima poi con il beneficio di Arthur Tripp alla marimba, uno degli ex-batteristi di Captain Beefheart).
"Candle Mambo" sembra una reprise revisionata e migliorata della title-track di "Bluejeans and Moonbeams", mentre "Love Lies" è un brano d'amore, ma diverso da quelli incolori di "Unconditionally Guaranteed": lento, letargico, trascinato e cantato con una splendida voce roca. Mentre "You Know You're A Man" si rifà un po' al punk, ovviamente visto dal punto di vista del Capitano.
"Harry Irene" è un brano assolutamente unico, molto jazzato, in stile un po' ballata Francese. Qualcosa di assolutamente originale e che allo stesso tempo non ci si aspetta per niente da Beefheart, che però allo stesso tempo risente molto della personalità del suo autore.
Comunque a mio parere il momento più alto del disco lo si raggiunge con "Owed t'Alex" (inizialmente intitolata "Carson City"), che addiritura contiene una sezione centrale che anticipa qualche sonorità tipica degli anni 90.

Direi che se volete avvincinarvi al lavoro di Captain Beefheart, questo album è sicuramente il più indicato, assieme al seguente "Doc At The Radar Station", che seguì egregiamente le orme del predecessore.

Un'ultima cosa su Captain Beefheart. Cercando in internet, ho trovato qualche recensione che parlava di lui come di un Frank Zappa dei poveri. Zappa è l'artista che adoro sopra ogni altro, ma credo che facendo un tale paragone si dimostra di non conoscere né la musica di Zappa né tantomeno quella di Vliet. Entrambi sono (erano, Zappa ci ha lasciati nel 1993, e Vliet ha smesso di suonare da circa il 1981, per dedicarsi alla pittura) dei geni, entrambi sono due artisti estremamente bizzarri e difficili da capire, ma in maniera diversa.
Zappa non avrebbe mai potuto fare un disco come "Safe As Milk" o "Lick Your Decals Off, Baby", così come Captain Beefheart non avrebbe mai potuto fare "Joe's Garage" o "You Are What You Is".

Voto: 10

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