lunedì 16 agosto 2010

Ligabue - Arrivederci Mostro! (Warner Bros Records, 2010)


Tracklist:
1. Quando Canterai la Tua Canzone
2. La Linea Sottile
3. Nel Tempo
4. Ci Sei Sempre Stata
5. La Verità E' Una Scelta
6. Caro Il Mio Francesco
7. Atto di Fede
8. Un Colpo All'Anima
9. Il Peso Della Valigia
10. Taca Banda
11. Quando Mi Vieni a Prendere? (Dendermonde 23/01/2009)
12. Il Meglio Deve Ancora Venire
13. Un Colpo All'Anima (acusica) - ITunes Bonus Track

Definire Ligabue portabandiera della musica rock italiana è ormai diventata una moda, così come la sua musica, omologata e banale, lontana dai fasti rock che all'inizio potevano almeno dire qualcosa a quella platea (piuttosto numerosa) che, dopo il primo buon decennio del Vasco nazionale, stava ancora emozionandosi con chi voleva importare in Italia AC/DC, primi U2, Bruce Springsteen e quant'altro. 
"Arrivederci Mostro!", per molti un appuntamento da segnare sul calendario, uscito a vent'anni esatti dal bel disco di debutto dell'artista emiliano, rappresenta invece cos'è Ligabue nel 2010, cioè un rocker spompo, stanco, senza originalità e superato dai tempi che pretende rappresentare. Un peccato per una persona in realtà intelligente, simpatica, sicuramente sopra la media delle "rockstar" del suo calibro, ma è facile comprendere come fare della musica di qualità quando c'è chi comprerebbe il tuo disco gridando al miracolo anche se fosse una composizione casuale di flatulenze e rumori di fondo registrati in una campagna argentina, beh, risulti effettivamente difficile. Cosa non fanno i soldi?
L'apertura dell'album è affidata ad un brano pop molto easy-listening, chiave di lettura per l'intero lavoro, con una struttura assolutamente prevedibile, rivisitazione di una carriera sempre in discesa dal punto di vista della qualità artistica, svelando in realtà la novità di Ligabue, che rappresenta in realtà un effettivo declino, anche nella concreta scomparsa dei ritornelli orecchiabili, in virtù di un abbassamento di tonalità evidentissimo nelle linee vocali del correggese, che lasciano spazio ad aperture di chitarra ottime ma sopravvalutate da tutti. Il brano si intitola "Quando Canterai la Tua Canzone", ed è molto simile a "Il Mio Pensiero", hit di un paio d'anni fa, al secondo brano in tracklist "La Linea Sottile" e al primo estratto "Un Colpo All'Anima", singolo fresco ma sottotono. 
Un tentativo di rinnovarsi, piuttosto passionale e solo parzialmente riuscito, si effettua con i brani più rock, aggiornati nel sound comunque irreversibilmente legato (a livello sia di chitarra che di ritmiche) al sound di Bono Vox e compagnia bella. E' il caso di "Nel Tempo", che porta alla luce anche uno sbilenco sforzo di utilizzare un linguaggio diverso (cosa che non si nota negli altri brani, in realtà), citando anche numerosi nomi ritenuti importanti dal cantante (Falcone, Borsellino, Moro, Berlinguer, ecc.). Brano che funziona, non come "Ci Sei Sempre Stata", arrangiato perfettamente ma con una linea vocale che può risultare, ai più, indigesta. E' chiaro che qualcosa non va, e l'uguaglianza dei vari pezzi non solo tra di loro ma anche nei riguardi della vecchia produzione del Liga, è palese. "La Verità E' Una Scelta" sembra un plagio dei Nomadi di "C'è Un Re" e forse per questo è uno dei brani meglio riusciti, con un testo vagamente impegnato ed interessante sotto il punto di vista semantico quanto metrico, indirettamente teso a tributare band come appunto la vecchia formazione dei tempi d'oro di Daolio. Peccato per il ritornello abbastanza melenso. E poi c'è "Caro Il Mio Francesco", canzone/lettera all'amico Francesco Guccini, già collaboratore con "Ho Ancora la Forza", qualche anno fa, che ricalca la vecchia "L'Avvelenata", citandola esplicitamente sia con il titolo che con frasi da essa tratte, per criticare l'ipocrisia e alcuni comportamenti dello star system o della gente nei confronti delle celebrità. Un brano poetico, impegnativo da digerire, con una presa melodica quasi drammatica, che cede solo in alcuni momenti, risultando alla fine il momento più ispirato, nonostante la scarsa originalità anche dell'arrangiamento, dell'intero disco. Resta inteso che sentire Ligabue incazzarsi con la gente dicendo che "rispondere agli insulti è solo bassa promozione", può risultare un happening risibile: nonostante questo ci si può credere. 
Impegnativo invece il tema scelto per "Quando Mi Vieni a Prendere?", che parla dell'omicidio di due bambini e una maestra avvenuto nel 2009 a Dendermonde ad opera di uno squilibrato vestito da Pierrot. Arrangiamento meno insapore del solito, ma un'interpretazione, di nuovo, sopra la media per gli standard dell'artista. Strappalacrime, una volta letta la cronaca nera di quel giorno.
Gli altri brani sono tutti troppo banali per essere descritti in maniera completa, e infatti "Atto di Fede", il migliore della seconda parte del disco, è talmente identico a tutti i brani degli ultimi lavori di Luciano che non ha bisogno di nessuna spiegazione. Può piacere, così come "Il Peso della Valigia", insipida e vuota, ma apprezzabile per l'interpretazione e una scelta di linee vocali che ricalca il cammino classico con una certa trasparenza di emozioni che non sempre Ligabue lascia piovere sull'ombrello dei fan tanto facilmente. Soprattutto quando spinge sulla voce. 
Cosa si salva quindi nel decimo disco di Ligabue? La dedica a Guccini, l'aggiornamento di alcuni tratti del sound e del lessico, un'interpretazione ottima nei momenti più distesi e drammatici, una produzione ottima affidata al bravo Rustici e gli arrangiamenti fantastici dei sessionmen che lo seguono. Per il resto, non è cambiato assolutamente nulla da Nome e Cognome, album debole, fragile, sofferente in tutti i punti necessari per definirlo un "vero e proprio album rock". Essenziale per i fans, inutile per tutti gli altri, ma poteva andare molto peggio. 

Voto: 6-

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