sabato 4 dicembre 2010

GTBT Incontra la Scena Italiana #8 - Domenico Cataldo

Ci ha stupito col suo prog, ci stupirà di nuovo, ne siamo certi. Proprio per questo siamo andati a sentire cos'aveva da dirci, con una piccola intervista realizzata via mail. Eccola:

Fare prog, in Italia, nel 2010. Cosa significa? Perchè hai scelto questo percorso? Qual è il tuo background?
Direi che fare prog in Italia è una scommessa, una sfida, poichè parliamo di un genere che nonostante sia molto colto e di ampio respiro, viene trattato come la Cenerentola della musica, oltretutto il binomio prog/pezzi propri è doppiamente difficile da proporre in quanto la maggior parte del pubblico è poco avvezzo ad ascoltare un genere che richiede un approccio "ragionato" ed un tipo di proposta diverso da quanto è dettato dalle abitudini di ascolto. Tuttavia noto che ultimamente si sta intravedendo un barlume di speranza dato anche dalla presenza sempre maggiore di magazine e giornali come il vostro che credono fermamente nell'importanza e nel valore dell'arte, da numerosi appassionati che stanno aprendo blog o forum relativi a questo linguaggio, e anche da noi musicisti, che cerchiamo di onorare la musica nel miglior modo possibile. Amo il prog perchè è un linguaggio che mi fornisce una moltitudine di possibilità di esprimermi, la vita, gli umori, i sogni di ogni singolo individuo hanno infinite sfaccettature e grazie al prog si possono raccontare tutte con estrema sincerità, confesso per quanto, che mi piace pensare alla musica come una forma espressiva che non conosca confini, e che quindi non sia necessariamente annoverata in questo o quel genere. Parlandoti un pochettino del mio storico, ho iniziato a suonare a 15 anni, e in passato ho studiato presso il CPM di Milano seguendo i corsi tenuti da Pietro La Pietra, Danilo Minotti e Bebo Ferra, nel frattempo ho sempre suonato con varie cover bands, ho perso il conto di tutti i gruppi con i quali ho lavorato, ho praticamente suonato di tutto, Rock classico, musica acustica, Heavy Metal, musica brasiliana (Samba e Bossa Nova), fusion, pop e ovviamente Prog. Realizzo dischi e demo dal 1998.

Le canzoni che compongono "The Way Out" dimostrano in maniera molto schietta come ci sia del grosso lavoro dietro alla loro stesura, quanto tempo ci avete messo ad assemblarlo? Ci sono stati dei pezzi scartati?

Per quanto concerne la realizzazione del disco in senso stretto, arrangiamento, registrazione e mixaggio, ho impiegato circa un anno, però tieni presente che si tratta di brani la cui stesura è piuttosto "spalmata" nel tempo, ovvero, The Way Out, I'm searching for a new Identity e Limbo sono recenti ma Pay Attention, Awaiting e Land of Desire risalgono al 1998, i primi due appartenevano già ad una demo realizzata all'epoca, Pay Attention è poi giunta a questo disco con una versione quasi uguale rispetto all'originaria, mentre Awaiting ha subito nel tempo diverse varianti, Land of Desire invece viene pubblicata con "The Way Out" per la prima volta. "Finally I can see the Univers", che è il pezzo che chiude il disco, è una sorta di collage di materiale vecchio, pensato per dare l'idea di un discorso non a sè stante.

Al disco saranno seguiti dei concerti immagino. Come si svolge un tuo concerto?
Certamente, la formazione con la quale sto proponendo questo progetto dal vivo si chiama Domenico Cataldo Rising Prog, composta oltre che da me alla chitarra, da Fabio Zanni, anch'egli alla chitarra, Marco Terzaghi alla voce (alcuni brani precedenti a questo disco erano cantati), Samuele Dotti alle tastiere, Giacomo Danelli al basso, Enzo Ferraro alla batteria. Per la verità la formazione è nuova quindi per ora abbiamo fatto un solo live, ma lo spettacolo consiste nel presentare sia i pezzi dell'ultimo disco (The Way Out) che del penultimo (Eventi Ciclici), abbiamo in cantiere anche qualche cover, sempre inerente al genere proposto.

Se dovessimo nominare qualche influenza, chi nomineresti? So che è brutto, però è facile per un lettore identificare il tipo di genere che fai solo in questo modo...
Le influenze sono molte, oviamente un pò tutto il prog passato e presente, quindi partiamo da Genesis, Pink Floyd fino a giungere ai Dream Theater, chiaramente anche molti chitarristi solisti, oltre a quelli delle bands appena citate (Hackett, Gilmour, Petrucci), Joe Satriani, Steve Vai, Pat Metheny, Mark Knopfler, Scott Henderson, Santana, Van Halen, Hendrix... provenienti da stili totalmente differenti l'uno dall'altro

Il disco a noi è piaciuto molto, tant'è che lo metteremo nella lista dei dischi dell'anno. Cosa pensi che possa significare questo album all'interno di una scena prog italiana?
La notizia che mi stai dando è favolosa, e ti ringrazio veramente di cuore!!! Ritengo che il prog Italiano comprenda tra le sue fila degli autentici capolavori, di fronte ai quali mi sento piccolo, il mio auspicio è che The Way Out possa essere riconosciuto come un lavoro degno di nota, vado molto fiero di questo disco, ma per essere annoverato concretamente nello scenario Nazionale con un valore aggiunto a quanto già esistente devo lavorare ancora, quindi sono pronto a rimboccarmi le maniche, il bello arriva adesso.

Un cenno al tuo futuro. Quali sono i tuoi progetti? Tour, altri dischi, featuring?

Sono già al lavoro per scrivere i brani che andranno a confluire nel prossimo disco, contestualmente sto organizzando i live con i Rising Prog, appena avrò altre date certe ti aggiornerò di sicuro. Sto collaborando anche con due artisti emergenti che proporranno generi molto differenti l'uno dall'altro, e molto diversi anche dal mio, è proprio per questa ragione che mi sento molto stimolato e spronato anche in questi due contesti, sto cercando di dare il mio contributo affinchè questi due nomi possano circolare il più possibile.


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