giovedì 14 gennaio 2010

Githead - Landing (Cargo Records, 2009)


I Githead sono una di quelle band che si forma dall'unione più o meno sincera di componenti provenienti da frontiere simili (mah...come gli Alter Bridge? Si ok non c'entrano proprio niente avete ragione, però ci siamo capiti), in questo caso dal mondo del post-punk. Bastava dire superband o supergruppo, ma sono troppo abusate come espressioni. Un po' come l'accezione “indie”. Si tratta di Spigel e Franken direttamente dai Minimal Compact, Colin Newman dei celeberrimi Wire e Scanner, cioè Robin Rimbaud, famoso ormai da quasi trent'anni nella scena dell'elettronica per le diavolerie elettroniche che porta sul palco (in primis cellulari, quando ancora non erano un fenomeno di massa).
Questo disco non ha di per sé niente di cui sorprendersi se non l'onestà con cui Wire e Minimal Compact si fondono, creando un prodotto volendo simile ma forte di suoni più moderni, al passo coi tempi, più vicini alle sonorità alternative che nel 2009 vanno tanto di moda anche per chi tenta di proporre ancora generi “vecchi”. Il vintage fa sempre figo. E' così che si apre l'album, con Faster, primi quattro minuti strumentali del disco, incipit ballabile ad un lavoro poco vario ma che riesce comunque a dare una visione a 360° del progetto Githead (anche per chi non ha ascoltato i tre album precedenti). E' un pop elettronico, quasi krautrock, a fare da cornice alla musica, con groove di batteria e di basso molto lineari, squadrati e che in alcuni tratti ricordano addirittura i primi lavori dei Devo (l'intro di Before Tomorrow). So che non serviva dirlo, ma occorre specificarlo: i rimandi e le reminiscenze prettamente eighties non mancano, come in Landing e in From My Perspective, che racchiude anche qualche sprazzo di new wave nei sintetizzatori molto aggraziati che ornano il brano. Riff easy-listening zero, nonostante gli schemi compositivi abbastanza semplici. Sprazzi di Stereolab negli echi della conclusiva Transmission Tower e in Lightswimmer, dove prevale, come nel resto del disco, un assetto quasi minimalista nella costruzione dei brani, senza fronzoli e con gli accenti posizionati su alcune parti che si devono, questo nelle intenzioni della band, marchiare a fuoco nella mente dell'ascoltatore.
Questo “Landing” è un disco di per sé emblematico. Va digerito con qualche ascolto ponderato e libero da stereotipi, perché etichettarlo post-punk è veramente riduttivo. Gli ingredienti sono molto più numerosi e i Githead hanno fatto un gran lavoro a trasformarli con un loro approccio personale in un prodotto valido e dall'aria nuova, nonostante le influenze affondino tutte le loro radici in percorsi seguiti particolarmente negli anni delle zeppe e dei pantaloni a zampa. Insomma, tanto tempo fa. Ormai lo possiamo dire.
Un disco apprezzabile, magari non il capolavoro che ci si aspetta da certi nomi, ma senza sbavature.

Voto: 7+

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