giovedì 7 gennaio 2010

Waiting for Memories - Waiting for Memories (autoprodotto, 2009)



I Waiting for Memories sono tre giovanissimi connazionali di Milano. Strano? La capitale dell'indie italiano, come la chiamano in molti (anche se più che indie sarebbe preferibile “underground”), sforna sempre gruppi emergenti pronti per il decollo, anche se la grande hype brianzola tende a smorzarsi TROPPO in fretta. Sarà il caso anche dei WfM?
Con questo self-titled come debutto dimostrano subito una cosa: vogliono spaccare il culo a tutti, senza mezzi termini. Esplode subito Spider Web, brano d'apertura del disco, col suo ritornello che ricorda parzialmente (a noi italiani) i The Fire, ma con un accompagnamento di derivazioni punk, in senso più moderno (si insomma, Foo Fighters et similia). Si osa di più però con The Promise e Crossroads, con dei momenti in cui fa capolino qualche incursione post-punk, garage, e fortemente alternative, poi ancora in As Sweet As Honey, lontani però dagli stereotipi dell'emo e del punk da classifica che ci vogliono propinare Finley e soci/cloni. Riff sempre graffianti, una voce che ben sostiene la pienezza del suono (nonostante il disco non sia assolutamente “overproduced”) con alcuni passaggi più urlati, altri più melodici. Earth, The Sky sembra un singolo di quelle band americane più appartenenti al filone screamo o post-hardcore, come gli Underoath, con una vena melodica volutamente integrata da veri e propri balzi distorti, a confermare l'aggressività del sound evidente praticamente in tutti i pezzi (lo stesso poi in “Red Silence”). L'album si conclude con una cavalcata dal gusto molto Thrice, forse anche Silverstein (quando non strillano), In The Eye of A Storm, brano corto ma emotivamente molto coinvolgente, con alcuni arpeggi di sicuro effetto.
I Waiting for Memories non sono certo la rivelazione dell'anno, e forse nemmeno pretendono di esserlo. Non è un genere nuovo, ma in Italia si tende ad inflazionare sempre un filone troppo melodico, lasciando da parte dischi come questo, che invece meriterebbero grande attenzione (sarà anche colpa della scelta un po' esterofila della lingua inglese?). Un album completo, ruvido, quasi grezzo, probabilmente di grande impatto in concerto (che peralto tecnicamente non sembrano per niente male!). Date a questi ragazzi una chance, vi sapranno far divertire. 
Voto: 7.5 

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