giovedì 1 aprile 2010

Marti Franco - Se Un Lupo In Una Giornata D'Estate... (Bibione Records, 2010)



Il 2010 è un grande anno per la musica italiana. Ogni genere ha i suoi musicisti a rappresentare quel filone, ma come la mettiamo quando si parla di un artista polivalente, impegnato a sfuggire da ogni etichetta per reinventare definizioni e delimitazioni varie. Trattasi di Marti Franco, icona della musica sperimentale rodigina, proveniente da una lunga tradizione familiare di suonatori di cornamusa presso bande militari e canto corale Le fondamenta della sua proposta vengono messe giù con intrigante genialità partendo dai tempi migliori del minuetto e passando per i toni del blues nero e della disco music, senza tralasciare l'industrial e la musica da camera. 
Nel suo nuovo disco, dodicesimo della sua carriera per la Bibione Records, intitolato ironicamente "Se Un Lupo In Una Giornata D'Estate..." (torneremo poi sui testi per un'analisi più approfondita), nove brani più una bonus track particolare, una suite di nove minuti di clarinetto registrata al contrario il cui titolo, Introspezione Notturna, dalle forti vocazioni mozartiane, si può leggere mettendo in controluce il libretto. Parlando delle altre canzoni, spicca sicuramente Gratta e Perdi, geniale e dissacrante critica sul mondo delle lotterie e del bingo, con una coda di glockenspiel influenzata dal reggae, con inserimenti di chitarra elettrica in puro stile black metal. Oppure Guerra di Montanari, richiamo ai partigiani in una chiave storicamente "nuova". La ballad folk-pop d'ispirazione islandese (Bjork, Sigur Ros, ecc.) contaminata da heavy metal e un incedere che ricorda lontanamente le musiche utilizzate per la danza del ventre, è supportata da un commovente e passionale testo sulla dipendenza da cioccolata di un partigiano vicentino. L'emozionalità legata alle liriche continua sconfinata in Quindici Donne Sulla Cassa Del Porto, in cui la vita di coppia è parafrasata in una specie di vecchio ballo di gruppo celtico in cui quindici donne danzavano a ritmo di tanghi e mazurche sfrenate suonate da bonghi e tamburelli. Il vero lato sperimentale-virtuoso di Marti Franco emerge con prepotenza nel grido di disperazione di Luna di Miele In Kosovo, un canto di protesta che parte con un classico giro di sol su chitarra acustica, il cui suono viene poi sovrapposto a sintetizzatori techno e un gran lavoro di doppia cassa alla batteria, di chiara ispirazione thrash metal. Il finale post-rock crea l'atmosfera giusta, lasciando spazio ai 90 secondi di rumori di onde che si infrangono sugli scogli (registrate con un microfono al largo delle scogliere croate personalmente dal cantautore) che fanno da incipit allo spettacolare strazio di Siamo Tutti Luca, una suite in quattro parti della durata di quattro minuti l'una, contro la discriminazione verso gli omosessuali, scritta in risposta a Povia (dichiaratamente, vedasi booklet), in cui si parte da un chiaro inizio space rock, passando per improvvisazioni jazz, impennate di archi a citare Beethoven e Chopin, per poi terminare in un assolo di xilofono suonato, come ogni strumento presente sul disco, dal buon Marti. 
I testi meritano un'attenzione in più. Si parla di quotidianità, come nella lode al caffè Senza Zucchero o nello sperticato elogio al pollice verde, Il Giardino Fiorito, che contiene un'imponente sezione di fiati a coprire un manto di tastiere registrate su due canali separati per creare un effetto cascata. Si parla poi anche di problematiche legate al sociale, come la presenza di barriere architettoniche per il protagonista di Il Tramonto del Minotauro, il quale non è il personaggio mitologico bensì un anziano signore che si ritrova montagne di multe perché l'ufficio dove doveva recarsi per pagarle non possiede una rampa per disabili. Franco usa un lessico volgare ma accostato a termini più raffinati ed eleganti, con un grande uso di metafore e metonimie legate ai campi degli alimentari e del lavoro, con qualche citazione di prodotti tecnologici per sottolineare il target "universale" del disco, rivolto sia a giovani inesperti che ad attempati cultori della musica sperimentale più d'avanguardia. Un disco per tutti i gusti. Da avere.


Voto: 8.5

3 commenti:

Jacopo Muneratti ha detto...

Ero titubante, ma mi devo proprio ricredere: è un disco veramente eccellente. Uno dei pochi tra quelli che mi hai fatto sentire!

Giovanni Bernini ha detto...

Fakers! XD

Anonimo ha detto...

è un genio!