lunedì 15 novembre 2010

Tre Allegri Ragazzi Morti Live @ Deposito Giordani, Pordenone 12 Novembre 2010


RECENSIONE A CURA DI ALESSIA RADOVIC
Chi va ai concerti lo sa, una band che suona nella propria città d'origine dà sempre il meglio di sè e così è successo per i Tre Allegri Ragazzi Morti in quel di Pordenone. La location? Il Deposito Giordani, rimasto uno dei pochi locali che offre un live a cinque stelle senza dover pagare un'entrata salata; a sua volta il pubblico si presenta numeroso e proveniente da tutto il Friuli-Venezia Giulia (abbiamo dato un'occhiata alle targhe delle automobili) e ciò ci rincuora - qualcuno che ancora ama il rock ed è disposto a fare strada c'è.
Dopo un'ora abbondante di attesa ecco i ragazzi morti salire sul palco, accompagnati dal solito "uomo topo" che li accompagna come seconda chitarra. 
S'inizia con qualche pezzo de I Primitivi del Futuro ma è solo quando iniziano le note di "Mai Come Voi" che il pubblico si scalda sul serio. Nulla da dire sull'ultimo album se preso a sé stante ma rispetto ai precedenti lavori manca qualcosa, anche se forse è solo il cambio di stile a creare malinconia nei fans.
Il concerto vola via veloce ed è gia ora del famoso "vaffanculo" (a dirla tutta è famoso solo tra i fan del gruppo, ai novellini crea sempre un po' di sconcerto). Prima di finire il frontman Davide Toffolo spreca qualche parola sui tempi d'oggi in cui la musica e soprattutto gli eventi live sono in via d'estinzione, invita il pubblico a ribellarsi e a fare ciò che più si ama fregandosene dei genitori (cautela, il rock è maledetto ma la vita vera è un'altra).
E così si finisce, sentendosi meno stressati dopo un'ora e un quarto di libertà. Nella scaletta, tra le altre: "Il Mondo Prima", "Mai Come Voi", "Occhi Bassi", "Ogni Adolescenza", "Voglio", "La Faccia della Luna", "Mio Fratellino Ha Scoperto il Rock'n'Roll" e "Il Principe in Bicicletta"


POSTFAZIONE A CURA DI EMANUELE BRIZZANTE
Il ragazzo morto è un prototipo di persona che negli anni '90 ha messo tantissima carne al fuoco, riscuotendo consenso prima di tutto per l'immaginario pittoresco da cui traeva ispirazione (i fumetti intrisi di politica, l'adolescenza, la letteratura più malinconica), e poi per l'aspetto contenutistico che tramite la musica veniva veicolato ad uno stuolo di fans che negli anni è cresciuto consolidandosi e diventando colonna portante della carriera di una band, appunto, i TARM. Nel 2010 si può benissimo dare uno sguardo indietro, per vedere da dove sono partiti e dove sono arrivati ora questi tre artisti, ma non lo faremo, lasciando a voi il piacere dell'analisi. 
Ciò che risulta evidente è che le provocazioni di Davide Toffolo, come quelle citate nella recensione di Alessia, risultano abbastanza stonate quando vengono fatte di fronte a una folta folla di persone mentalmente carbonizzate, senza offesa alcuna chiaramente. E' altresì evidente come il processo di lobotomia che negli anni è stato eseguito dalle persone che ci manipolano, cioè i nostri governanti, abbia cambiato le carte in tavola, e dal '68 al 2010 sono passati troppi anni per pretendere che queste incitazioni à-la-"rivoluzionario che va a drogarsi a Woodstock" facciano ancora presa. Quando si scioperava per i diritti del lavoro e si occupavano le fabbriche per giorni e settimane, e se era necessario per mesi, le persone dimostravano di avere ancora la forza di lottare per ottenere quello che volevano, o quello di cui avevano bisogno. Oggi ci si lamenta a ruota libera, senza trovare la forza né le condizioni psicofisiche adatte per agire, per lottare, per costringere chi di dovere a darci quello che di diritto ci spetta. Giudizi sociopolitici a parte, le dichiarazioni di Davide Toffolo non spingono sul tasto giusto, giacché per quanto sia giusto il concetto di "combattere per riappropriarsi degli spazi" il popolo italiano ha dimostrato di avere degli altri modi di dimostrare il proprio malcontento, cioè lamentandosi, lamentandosi e ancora lamentandosi, piangendo sulla spalla di quello accanto. Inoltre, e non è poco, alcune tipologie di persone non sono pronte a sentirsi dire di rivoltarsi contro i propri genitori (a parte che il pubblico dei TARM ha tra i 20 e i 30 anni mediamente...) e alzare la musica se gli dicono di abbassarla, fumare se gli dicono di non farlo.
Dopo questa lunghissima, e per alcune persone sicuramente esagerata, postfazione, possiamo concludere dicendo che i Tre Allegri Ragazzi Morti abbiano senz'altro il merito di aver fatto da portavoce agli adolescenti italiani per più di vent'anni, ma è arrivata l'ora di divertirsi con del buon "rock'n'roll" (o reggae'n'roll, come lo chiamano ultimamente dopo lo spostamento dell'asse del genere verso questi lidi) lasciando da parte la politica, perché si rischia di sembrare i soliti "comunisti", dei finti impegnati che lo fanno per arrivismo, quando in realtà i buoni propositi ci sono e Toffolo ne è la palese dimostrazione. Il problema è la gente, e se davvero si vorranno adeguare, i ragazzi morti dovranno trovare una nuova nicchia da occupare, perchè questo spazio gli sta abbastanza stretto. Tutto ciò non toglie che il concerto sia stato ottimo sotto ogni punto di vista.

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