lunedì 26 ottobre 2009

Area - Caution Radiation Area (Cramps, 1974)


Non mi stancherò mai di ripetere che gli Area sono la miglior cosa che sia mai apparsa nel panorama musicale Italiano, e questo grazie anche (ma non solo) alla poliedrica voce di Demetrio Stratos.
"Caution Radiation Area" edito nel 1974 è sicuramente il loro album più sperimentale. Proprio per la sue (a volte eccessive, come nel caso della conclusiva "Lobotomia") sperimentazioni, "Caution Radiation Area" risulta l'album più inquietante dell'intera discografia. Il fatto inoltre che l'album inizi sulla falsariga del precedente "Arbeit Macht Frei" (1973) e prosegua pian piano verso la follia pura rende il tutto ancora più allucinato. Ma partiamo con ordine.

L'apertura, affidata a "Cometa Rossa", è un vero classico. L'incredibile voce di Stratos che intona un testo in Greco tristemente ispirato alla strage del Politecnico di Atene, è da brividi.
A parte il rumoroso inizio con vari suoni di natura industriale, anche la seguente "ZYG (Crescita Zero)" si mantiene su basi più prog classico che prog sperimentale. Si tratta di un ottimo brano, dove ogni musicista da un saggio di bravura, operazione nella quale Paolo Tofani con il suo lungo solo di chitarra risalta particolarmente.
Le cose tuttavia, prendono un brusco taglio con la seguente "Brujo" (che in Spagonolo significa "stregone"), una specie di miscuglio tra quanto è avvenuto fin'ora nell'album (progressive rock di alta caratura) e tra quanto avverà (selvagge sperimentazioni). Dopo sei minuti di folli improvvisazioni (trale quali spicca un ottimo assolo di Patrizio Fariselli), il brano si calma quasi di colpo, in modo che Stratos con il tono che lo contraddistingue possa recitare il testo del brano, su una base di sintetizzatori che crea molta inquietudine, cosa arricchita anche dai vocalizzi di Stratos (al limite dello psicopatico) e da un effetto eco applicato sulla sua voce.
Il secondo lato del disco è senza dubbio il più sperimentale. La lunga "MIRage? Mirage!" è, a mio parere, il capolavoro dell'album. Comincia con atmosfere molto oscure e sperimentali (che ricordano un po' l'opera di John Cage). La voce di Stratos si muove lenta, tra inquietanti e distanti suoni di clarino e di percussioni, che si avvicinano sempre di più, fino a culminare in una stupenda rullata di Giulio Capiozzo (probabilmente uno dei batteristi con più gusto al mondo), e trasformarsi in un veloce ritmo jazz (supportato da una delle migliori linee di basso di Ares Tavolazzi), che però continua a essere reso inquietante dai sintetizzatori. Tutto questo però non dura a lungo. La musica infatti si ferma quasi di colpo e ci lascia ad un momento nel quale tutti i membri del gruppo leggono vari testi sovrapposti senza sottofondo musicale inizialmente sottovoce poi sempre piùforte (tra cui una recensione negativa a "Arbeit Macht Frei", un manuale di istruzioni per creare una molotov e la guida dei programmi tv), che piano piano si trasforma in una specie di canto spettrale, fino a culminare in un angosciante urlo che diventa sempre più alto fino al suono di vetri che si frantumano. Il brano, infine, finisce con una sezione strumentale che inizialmente ricorda alcune parti di "Lumpy Gravy" di Frank Zappa, prima di "normalizzarsi" in una sezione melodica tipicamente Area, e, infine terminare sugli stessi inquietanti suoni che hanno aperto il brano. Un gioiello, che purtroppo, a causa della sua complessa e discontinua natura è impossibile da riproporre dal vivo.
Chiude l'album "Lobotomia". Se Finardi un anno più tardi criticava l'avvento della televisione cantando "Con la radio si può scrivere/leggere o cucinare/Non c'è da stare immobili/seduti lì a guardare/E forse proprio questo/che me la fa preferire:/è che con la radio non si smette di pensare" ("La Radio" dall'album "Sugo", 1975), gli Area si dimostrano molto meno amichevoli e più sadici.
"Lobotomia" è un volutamente inascoltabile pastiche di suoni sintetizzati sempre più alti, tra i quali si sono divertiti ad aggiungere citazioni come la sigla di Carosello o del telegiornale. Infine termina su un rumore tipo sega circolare. Un brano che dal vivo veniva reso ancora più inquietante con trucchi coreografici, come ad esempio luci potentissime puntate verso gli occhi del pubblico, oppure spegnere completamente le luci e avvolgere il pubblico in fili di lana prima di riaccenderle.

"Caution Radiation Area", come giustamente ha detto la All Music Guide, è un album probabilmente creato con lo scopo di provocare e di disturbare l'ascoltatore. Ma questo non significa certo che non sia un album estremamente apprezzabile.
Ciò che, tuttavia, non lo rende perfetto è la pesantezza di alcune sezioni (mi riferisco a, appunto, "Lobotomia", ma anche ad alcune parti di "Brujo"), e senza dubbio non è il miglior posto per partire per apprezzare la musica degli Area. Ma resta un lavoro incredibile nel quale la musica a volte sembra che possa letteralmente uscire dalle casse e aggredire l'ascoltatore (cosa che in un certo senso accade con "Lobotomia" che ad un volume esagerato può causare danni ai timpani), assoldato da quello che probabilmente è il gruppo più intelligente che l'Italia abbia mai avuto.

Voto: 9

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