venerdì 24 settembre 2010

Bianconiglio - Qualsiasi Ovunque Sia (New Model Label, 2010)

Tracklist:
1. In Quel Prato Sul Retro

2. Si Diverte
3. Di Giorno in Giorno
4. Frutti di Vento
5. Hey
6. L'Origine di Certi Sogni
7. Gradi
8. Luna d'Ottone
9. Nuda Polvere
10. Sul Mare delle Pupille
11. Jonny (Tanti Sogni Morti Con Lui)
12. Maiali Governanti
13. CH3 CH2OH
14. Qualsiasi Ovunque Sia

Lo dico subito così poi non c'è più bisogno di ricordarlo: il suono della grancassa quando il batterista usa il doppio pedale mi ha lasciato abbastanza spiazzato. Soprattutto perchè nel resto del disco il mix era ottimo. Spero non ci sia sotto lo zampino di una sovraincisione, ma non sono questi i problemi.

Una delle band più visionarie del nostro nord, i Bianconiglio, direttamente dalla mantovana Sermide (ma molto vicino alla provincia, veneta, per chi non lo sa, di Rovigo), come i loro compaesani Terzobinario, sono già attivi da anni e spaccano in due i timpani di tutti gli ascoltatori impazzando soprattutto nei palchi della loro zona. Con il loro disco di debutto, "Lo Scatolino Sporco", ci avevano mostrato com'era facile fare un crossover che funziona, in un'epoca in cui già, nel 2008, era morto e sepolto da tempo. Lo hanno seppellito, prendendosene anche i meriti, i Linkin Park e i Korn postumi (non ditemi che li considerate ancora in vita), insieme a tutte le band più o meno commerciali del filone. Ma in Italia, a parte i Linea 77, c'è poco da ricordare e tutto ciò che c'è è un accozzaglia di band che più o meno sopravvivono; i Bianconiglio si innestano in questo settore e, dopo aver esordito con un album di tutto rispetto ma senza particolari segni di originalità, hanno deciso di impregnare il "sophomore" di influenze nuove e singolari inserti dub. Il linguaggio è rimasto lo stesso: liriche graffianti, semplici ma dotate di una certa presa, con qualche citazione e fortificate dall'utilizzo della doppia voce, in puro stile Emo e Nitto, si sa. Un susseguirsi di cambi di tempo mai troppo "progressivi" e una sola parola d'ordine per quanto riguarda l'aspetto ritmico, l'aggressività.
Si apre il fuoco con "In Quel Prato Sul Retro", con un testo leggermente intimistico e piuttosto curato nella stesura e nella metrica, un arrangiamento sterile ma decentemente evoluto, tanto da rimanere stupiti quando arriva quello stralcio dub che ricaccia già in gola ogni dubbio. Bel brano, così come "Si Diverte", molto simile a tantissimi brani di ogni band nu-metallara che abbia visto almeno una volta i riflettori puntati addosso, ma che dimostra una carica decisamente inarrestabile. Così com'è inarrestabile la furia dei distorti anche in episodi più "sporchi" come "L'Origine di Certi Sogni", altro momento di scintillante rap metal, dove la linea vocale raggiunge i vertici dell'espressività (era successo prima solo in "Di Giorno In Giorno", in tutto il suo splendore dubstep, quasi reggae, tra i brani migliori). Spezziamo le catene e andiamo verso le novità dei momenti meno "cattivi". Melodia coinvolta in momenti sperimentali che ricordano vagamente certe digressioni à-la-Muse epic time, cioè quelli recenti (ascoltate i dischi interi, MTV-nerdacchioni, e non solo i singoli), come nella title-track, o più alternative-oriented nel ritornello di "Luna d'Ottone", che comunque per la maggior parte della sua durata è fatta di chitarre graffianti come poche altre volte accade nel lavoro intero. Poichè il disco è comunque fortemente crossover, ma si lascia inebriare di qualche arpeggino e suoni funky che lo elevano a piccola gemma del crossing over come lo intendono i biologi. Combinazione genetica, proprio così, quasi un esperimento, nel loro caso.
Anche l'artwork ha il suo perchè. Copertina disegnata davanti e dietro, un paio di animali sul retro che non riesco a identificare con qualche accenno emo sul'abbigliamento, un coniglio innamorato di una TV di fronte a te che l'hai appena comprato. Nel booklet testi e crediti, su uno sfondo di foto, macchie di sangue (o inchiostro?) e qualche abbozzo che galleggia tra impressionismo e pop-art. No, non ne so niente di arte, ma anche questo colpisce sotto al mento. Ottima mossa. 

E' un disco sicuramente ben fatto. Le musiche sono composte, e suonate, da gente che sa il fatto suo. Ci sono Clà e Macio senza peli sulla lingua che in alcuni brani le cantano a tutti ("Maiali Governanti"), infilando rime e scioglilingua degni del miglior rappettaro d'oltreoceano. Ci sono bassista e batterista in grande spolvero a spingere nel posto giusto, aiutati da un sound quasi sempre (vedasi l'incipit della recensione per chiarire il "quasi) ottimo, per una produzione pulitissima. Indipendentemente dal target che si prefigge, è un lavoro che giunge come una manna dal cielo per chi, come me, considera questo stile una cosa superata e ripercorsa in lungo e in largo senza più tante ancore di salvezza da afferrare. Loro l'hanno presa. Consigliati.


"Fatti cullare da questo torpore".
Voto: 7+

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