domenica 5 settembre 2010

Soyuz - Everybody Loves You (Black Nutria Records, 2010)


Recensione scritta per Indie for Bunnies
Tracklist:
1. Around Me, Maybe
2. Strong
3. Drop Me
4. First To Last
5. In The North
6. Tofu
7. Relief
8. Smart Kid
9. I Said No
10. Avoid Contact

Recensione:
Una serie di spedizioni nello spazio organizzate dall'URSS. Questo era il programma Soyuz (o Sojuz). Che il nome derivi da questo? Nome russo, e titolo del disco in inglese, per una band italiana. Le premesse per qualcosa di inatteso ci sono tutte, ma addentriamoci giustappunto all'interno del lavoro.
Il packaging del disco è piuttosto standard (e per fortuna non è un digipak), ma la copertina che ti scruta dritto negli occhi svolge già quell'effetto magnetico che poi la musica confermerà. Perché quello che Lo Giudice, Sprocati e Poli propongono è un rock alternativo, semplice, diretto, genuino, abbastanza fresco da superare le barriere dell'originalità che, in un genere come questo, ti sconfigge sempre. Ed infilando riff semplici ma non per questo banali, linee vocali leggere e radiofoniche, supportando il tutto con un comparto ritmico presente solo quando serve, dando le spalle all'impronta rock'n'roll, il prodotto finale sarà, definitivamente, buono. 
Scartabellando tra la copertina e il booklet si nota la prevalenza della componente "visiva". Gli occhi in copertina, la telecamera all'interno del libretto, questa mano che sposta le tendine per scrutarti da dietro, di nascosto. Forse i Soyuz si sentono controllati, e chi meglio di un programma spaziale potrebbe avere gli occhi puntati addosso e puntarli, contemporaneamente, su tutti gli altri. Ascoltando "First To Last" si rimane immediatamente calamitati dal riff iniziale, inverosimile plagio di un singolo recente di Bon Jovi, che si trasforma poi in una canzone coinvolgente, pressante, potente, di sicuro impatto nei live. Ed è proprio la chitarra ad essere spesso scaturigine dei momenti più memorabili del disco, come nel graffiante contributo che dà in "Strong" e "Tofu" (lasciando perdere l'incredibile citazione, per chiamarla con dignità, che si fa di "Everlong" dei Foo Fighters). E "In The North", con quell'inizio che ricorda molto i nostrani The Fire (e in effetti, tra le band somiglianti, sono quella più papabile), o qualche formazione spesso erroneamente definita emo come gli Sparta o gli At The Drive In del periodo poco-prima-di-sciogliersi. La voce si fregia di un timbro abbastanza riconoscibile, anche questo elemento che svolge da diversivo e contemporaneamente da decorazione, distraendo dalla forte presenza di elementi troppo scopiazzati che comunque non minano la qualità dell'album. 
Superata anche la barriera tecnica, che lascia in ogni caso soddisfatti, ci si scontra con una produzione piuttosto indifferente, potremo dire sterile. Il sound non è caratteristico, e proprio per questo, nel marasma interminabile di gruppi che fanno lo stesso genere, i Soyuz non riescono a trovare con questo full-length una dimensione personale che li renda immediatamente riconoscibili. Lasciando stare il discorso, e sforzandosi di non vederlo come un difetto, di per sé la produzione rende giustizia ad un lavoro sicuramente apprezzabile, musicale, orecchiabile, easy-listening al punto giusto da non mandare al macero tutta la fatica che sicuramente è costato. 
Nulla di nuovo, ma buon lavoro. 

Voto: 6.5

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