Dario Brunori, già in passato con i Blume, viene da Cosenza. Il sapore provinciale della sua musica alberga in tutto questo lavoro, una neanche tanto lunga dissertazione cantautorale dal gusto prettamente italico, con influenze, tra le più evidenti, come Piero Ciampi e Rino Gaetano.
Sono storie personali in cui molti si possono riconoscere, come Italian Dandy, in cui l’eleganza del writing sfila dalla penna di Federico Fiumani dei Diaframma quell’erotismo semplice e raffinato, rivissuto in maniera adolescenziale (i riferimenti ad Edwige Fenech, le frasi come "a sedici anni pensava solo al sesso"), o Nanà, in cui le prime esperienze vissute dal cantante vengono narrate con una rabbia che ricorda parzialmente quell’istinto isterico del primo Vasco Rossi (quello di “Valium” e poche altre perle degli anni’ 80, che si sente anche nelle grida verso la fine di Il Pugile, prima traccia di questo "Vol. 1"), tra carte infilate nella marmitta del motorino, il pallone bucato dal vicino incazzato e il ritornello in cui si grida "la mia non è una vita speciale, e molto spesso me la devo inventare". Un motto per molti dei cosiddetti ‘italiani medi’. E il rifugio è la musica. E per Paolo che non sa "per chi voterà, ma sa soltanto che vuole una moglie", ci sono toni più folk, e spunta Ivan Graziani nelle atmosfere intime sostenute dai fiati.
I ricordi che vuole condividere Dario sono gli stessi di molti italiani cresciuti dagli anni ‘70 in avanti, le preghiere, il calcio ("la sola religione del mondo", come racconta nella marciante Come Stai), l’amore a volte difficile; niente di nuovo ma il filtro essenziale e tendenzialmente pulito con cui narra queste vicende e queste situazioni lo fa emergere come una delle realtà cantautorali che difficilmente verranno considerate dalla stampa di rilievo commerciale, mentre dall’altro lato se lo meriterebbe. Per aver realizzato da solo un disco così completo, limitato nei suoni ma non negli orizzonti che veramente accomunano, fuori dai luoghi comuni, migliaia di noi. In “L’Imprenditore” Dario esterna i suoi dubbi per le differenze che lo separano da tanti altri (che come dirà in “Di Così” vuole "viversi meglio"), mentre "gli asini volano in cielo e fanno debiti per restare in terra, ma io resto qui". E’ una ballata dai toni rock, nell’esplosione a fine pezzo ma anche prima, nella sua rabbia sommessa espressa con la stessa pacatezza del resto del disco. Ed è così che in Guardia ‘82 si parla di un bambino che vedeva una ragazza nuda al mare senza rimanerne impressionato, per poi dieci anni più vecchio accorgersi della sua bellezza. Situazione da film di bassa lega, narrata con i toni di un cantante nostalgico alla Gino Santercole, d’incredibile e volubile sincerità.
Questo è “Vol. 1”, lavoro onesto di un enorme potenza comunicativa, che alza il sipario su un Italia grande ma tutta provinciale, evidenziando quel background che accomuna tutti, nonostante le differenze che si sviluppano quando gli anni passano e le vite di ognuno prendono treni con destinazioni diverse. E solo uno come Dario Brunori, con la sua chitarra e la sua voglia di dire le cose, può raccontarlo così, incazzato ma non sgraziato, felice ma non soddisfatto. Insomma, un cantautore come ne mancano da anni. Ascoltatelo.
Voto: 9
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