giovedì 24 dicembre 2009

Lostprophets - Start Something (Visible Noise/Columbia, 2004)



Tutti si sono stancati da tempo di sentir parlare di nu metal. Vuoi perché da quando esiste tutte le band emergenti vogliono far parte di questa “nuova” generazione musicale di chitarre scordate in re e gente che rappa sopra distorsioni agghindate con qualche scratch, vuoi perché tutti i gruppi più famosi che si sono definiti tali dopo un paio d'album hanno fatto una brutta fine, il “nu metal” è forse il genere più interessante nato dal marasma di rabbia e tristezza che ha condizionato tutta la musica degli anni '90. E' infatti grazie anche alla mescolanza con il post-punk, con l'emocore, con il grunge (e il relativo post-) che sentiamo oggi generi come il metalcore, lo screamo, e anche quei gruppi più pop come i Linkin Park, osannati da tanti.
I
Lostprophets hanno proposto in passato già un bellissimo disco, The Fake Sound of Progress, molto più propriamente nu metal di questo nuovo “Start Something”. Abbeveratisi probabilmente di band come i Silverstein o le nascenti stelle del panorama emo, propongono un disco semplice, senza pretese, ma con un tiro fenomenale, contenente alcuni dei brani più belli della loro carriera e pochissimi motivi per cui storcere il naso. Last Train Home e Goodbye Tonight fanno ben intendere la svolta più melodica intrapresa dai gallesi, con un tipo di melodia vocale che ben si coniuga con la definizione già data sopra, di emocore. Le urla del primo disco tornano in To Hell We Ride e nella title-track, dimostrazioni perfette di nu metal applicato alla musica da classifica, assunto ancora più evidente in Make A Move, in cui il frontman Ian Watkins fa il verso al Chester Bennington dei bei tempi. Ci sono anche brani che non funzionano benissimo come A Million Miles e We Are Godzilla, You Are Japan, ma nel complesso, messi in fila con le altre undici tracce hanno il loro perché. L'album alla fine brilla non per la sua originalità o per qualche caratteristica che renda questi Lostprophets particolari, diversi dagli altri, ma perché sembra un disco suonato con l'anima, da chi questo genere lo fa perché ci crede (al contrario dello stuolo di imitatori di Korn, Limp Bizkit, ecc. che ha distrutto, a conti fatti, tutta la generazione nu metal ormai alla frutta). Tutti i brani assumono così una velatura di interesse che spiazza, dalla potentissima We Still Kill the Old Way in apertura (il cui titolo un po' lascia presagire quella volontà di cambiare sopracitata) e la melodica, quasi strappalacrime, I Don't Know in conclusione.
Ascoltatevi questo Start Something perché anche se non presenta nessuna novità, vi sa far sentire meglio di qualunque altro disco come proprio mentre il nu metal sta morendo ci sia ancora chi sa suonarlo, utilizzando mezzi non propri per innovarlo e non lasciarlo svanire. Loro si, hanno capito come fare. 

Voto: 8 

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