lunedì 28 dicembre 2009

The Hives - Tyrannosaurus Hives (Interscope, 2004)



Cultura post-punk, ne hanno fatto libri, documentari, gadget. Ma non ha senso se non conosci i gruppi più rappresentativi di questa etichetta. Non che sia la definizione più adatta per questi The Hives, perché le radici affondate nel punk si sentono almeno quanto gli spunti “alternative”, sperando che per qualcuno questa parola significhi ancora qualcosa.
“Tyrannosaurus Hives” è il terzo disco, dopo due parti ben riusciti (in verità dalla troppo lunga gestazione, forse), ma più che un semplice ulteriore album è la con ferma discografica di una carriera in crescita. Ancora più ballabili i brani contenuti in questo “tirannosauro”, da gustare perlopiù in versione live. E' fin dal primo ascolto che si capisce che difficilmente lo toglieremo dallo stereo, e chi scrive questa recensione non per niente è già al decimo ascolto in due giorni. E' il rock'n'roll più puro, fuso con il punk rock più moderno e qualche sprazzo di quella “indie” da classifica, che produce tramite le mani e le menti della band svedese tormentoni al limite del radiofonico come il singolo
Two Timing Touch and Broken Bones, la superballabile B Is For Brutus e No Pun Intended, forse la migliore delle dodici tracce (quattordici comprese le bonus track della versione inglese). C'è spazio per qualche salto nel passato, come in Walk Idiot Walk, con un sound quasi vintage, e la versione aggiornata degli Stones più rock (in senso moderno) appare infatti anche in altri pezzi, in particolare Antidote, per contaminarsi anche di Sex Pistols in Missing Link.
Ci si possono trovare milioni di influenze in un disco così, ma l'importante è che ogni pezzo brilla di luce propria, per usare un'espressione poco consona, nel senso che ogni canzone di questo “Tyrannosaurus Hives” sa colpire a suo modo, con la sua modesta durata (non si arriva mai ai quattro minuti) ed una carica veramente degna di nota, dall'animo prettamente punk ma in un senso più esteso, perché chiamare un pezzo in questo modo a volte significa anche sminuirne l'intensità e, soprattutto, l'originalità. Togliamo ogni etichette ai The Hives e avremo comunque uno dei dischi più potenti del decennio, senza cercare distorti atroci e cavalcate di doppio pedale, ma qualche power chord e urli da stadio per completare un disco godibile in ogni senso. Non perdetevelo.

Voto: 8+

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