venerdì 9 luglio 2010

GTBT incontra la scena italiana #2: MasCara - prima parte

I MasCara sono una band lombarda molto lanciata nell'underground della zona ultimamente. Secondo noi si meritano un posto in prima fila nel futuro della scena italiana, ed ecco perché abbiamo deciso di intervistarli. Lucantonio, tra i membri fondatori della band, ci ha dedicato un po' del suo prezioso tempo.

-INTERVISTA-
Ciao, è un vero piacere intervistare voi MasCara qui su GTBT. I più ferrati avranno sicuramente sentito già il vostro nome circolare ultimamente, ma purtroppo il grosso della gente ha ancora molto da imparare (giusto per perdere un po' di lettori con queste critiche, haha). Introducete il progetto. Perché suonate e, soprattutto, perché MasCara?
Ciao Emanuele, in primis grazie per la seconda volta, parto dal principio, cioè dal fondo. Il nome MasCara è stato scelto quasi per caso, ma siccome – per quanto mi riguarda – il caso è solo una somma di variabili che per limiti umani non possiamo prevedere né calcolare, è stato scelto in quanto denso di significati.
Mascara ha una doppia proprietà, fa pensare al trucco (ed è quindi immediato e facile da ricordare) ma la parola che non ha origini latine diventa Màscara cioè Maschera. Ultimamente ci è anche venuto in mente che se dividiamo la parola e la scomponiamo in Mas Cara il suo significato diventerebbe in spagnolo “più caro”. In ognuna di queste manifestazioni di senso la nostra band si ritrova.
Il mascara come trucco è un elemento che si aggiunge per dare potenza alla parte più nuda e sincera del nostro essere: gli occhi, la vista, potremmo dire che aiuti a concentrare l’altro verso, l’unica parte esteriore capace di comunicare uno stato interiore, verso la porta dell’anima. La nostra musica si sposa molto bene con le arti visive e cerca di dare potenza agli stati emotivi. E’ musica per l’anima che attraverso la potenza evocativa e sonora da forza e risalto all’interiorità.
La maschera rappresenta invece la possibilità di vestire diversi ruoli pur rimanendo se stessi. Rappresenta l’interpretazione. La nostra musica e i nostri testi sono come abiti di scena, sono personaggi di fantasia. Pensano, agiscono, lottano e sperano; qualcuno piange, qualche altro uccide ed ogni volta in veste di cantante mi sento un attore, pronto ad inscenare il dramma o la commedia. In più la nostra idea della vita potrebbe ben rappresentarsi attraverso il teatro e giusto per rimanere in tema di CASO proviamo in un cinema/teatro a Somma Lombardo da quasi un anno.
Per ultimo c’è il senso dovuto alle parole Mas Cara. La vita, le persone, i loro dubbi, le loro ansie e la loro esistenza ci sta MOLTO CARA e credo che attraverso i testi questo traspaia in maniera prepotente.
Sono convinto che dire dei MasCara che suonino per Caso sia abbastanza rappresentativo alla luce di quanto detto sopra.
La band nasce il 27 ottobre 2007 e dopo diversi cambi di line-up ci siamo stabilizzati a 6 elementi che sono: Claudio Piperissa (chitarra) Fusaro Lucantonio (voce e chitarra) Marcello Montorfano (chitarra) Marco Piscitiello (basso) Nicholas Negri (batteria) Simone Scardoni (synth, violoncello, pianoforte)
Ci tengo a precisare che l’età media della band è di 24 anni.

Avete scelto la forma dell'EP per debuttare, un veicolo abbastanza di moda ultimamente, che scelgono in molti per uscire dall'anonimato. Perché anche voi avete deciso di utilizzarlo? Seguirà un disco o che altro?
Lo abbiamo utilizzato prima di tutto perché è più economico (per modo di dire naturalmente, perché se vuoi un prodotto di qualità la spesa è comunque elevata, e visto che siamo stati da soli in questa scelta, è ricaduto tutto sulle nostre tasche), ma lavorando con Matteo Cantaluppi e Ivan Rossi abbiamo ottenuto un lavoro qualitativamente elevato che già mette in evidenza quali sono le nostre intenzioni e qual è il suono che ci caratterizza. Questo non riguarda il solo uscire dall’anonimato, siamo comunque poco noti, ma credo che sia più una questione legata alla necessità di sapere se sei in grado di fare bene o no. Ti misuri con il tuo suono e con le tue idee al massimo della forma, non ci sono più le scuse della registrazione casalinga, se quello che fai non suona o è poco chiaro lo devi affrontare. Poi naturalmente c’è la possibilità e la volontà di farsi conoscere e di poter ambire ad un ascolto attento grazie al raggiungimento di un livello, potenzialmente, pari a quello di una produzione medio-alta di band o artisti più conosciuti.
Il disco è già in cantiere e probabilmente uscirà a febbraio del 2011. Saremo ancora alla corte di Matteo ed Ivana questa volta al MONO STUDIO di Milano; saremo ancora soli, a meno che qualcuno voglia interessarsi al nostro progetto, e conterrà 10/11 brani originali tra cui i primissimi brani da noi composti le cui bozze erano sul nostro MySpace fino a due anni fa (insieme ad una versione ibrida ed elettronica di "Fiore del Male"). Il nuovo lavoro sarà caratterizzato dalla volontà di raccontare la forza distruttiva e ricreativa del cambiamento e nello specifico nel passaggio dalla fine dell’adolescenza all’ingresso nella giovane età adulta. Non ci sarà un vero e proprio filo che lega ogni storia ma come per “L’amore e la filosofia” ci saranno diverse storie e diversi personaggi che rappresenteranno i passaggi in maniera differente. Si parlerà di guerre personali, di speranze, di confronti generazionali. Per quanto riguarda il suono stiamo lavorando affinché ci sia continuità con l’amore e la filosofia nella sua alternanza tra Buio e Luce ma anche dando qualche nuovo spunto ritmico e qualche particolare arrangiamento di archi e di elettronica. A settembre tutto quello che è approssimativo inizierà a prendere una forma definitiva.

Parlando personalmente con uno di voi ho appurato una vostra consapevolezza della difficoltà di trovate date per una band uscita da poco. Date ai nostri lettori l'idea di cosa significa doversi promuovere agli inizi, circoscrivendo, se ritenete necessario, alla vostra regione.
Guarda la questione Live è un altro di quei problemi che soffrono un po’ tutte le band e nello specifico quelle che non hanno alcun tipo di agenzia o di supporto. I posti nella nostra zona sono pure pochi e in più quelli che ci sono o hanno i loro “giri” di artisti o di agenzie oppure non sono adatti. Devo confessare che siamo un gruppo problematico perché suoniamo in 6, il solo tastierista ha un “armamentario” ingombrante e da gestire e non contenti abbiamo anche le basi per le sezioni d’archi e per alcuni effetti elettronici. La quantità di suono è veramente tanta e il volume abbastanza elevato, questo comporta che se il posto è troppo piccolo o se non abbiamo tutti i mezzi necessari per la riproduzione dei suoni viene fuori solo un gran rumore scomposto e la godibilità dello show viene meno. I problemi quindi stanno nel sistema d’ingaggio e nelle scelte di stile che uno fa. Per il primo la soluzione è farsi un gran mazzo di telefonate, di pressioni, di implorazioni, di “mi ha detto di chiamare alle 14.30 ma non risponde…”, di “ mandami la richiesta sulla nostra posta così che ti rispondo”, di “abbiamo tutto pieno fino a settembre”, “abbiamo pieno fino a giugno”, di “vi faccio sapere”. Per la seconda riguarda la coscienza: o suoni dappertutto rischiando di rompere le palle anche ai tuoi amici che non possono seguirti ogni 50 metri per sentirti suonare ogni fine settimana il medesimo repertorio o decidi di mirare le tue uscite per dare sempre il massimo e per non rischiare di sfiancare la gente, specialmente agli inizi dove si suona fondamentalmente nel territorio di casa.

Cosa ne pensate delle collaborazioni con altre band? I featuring spesso sono scelte discografiche ma improvvisazioni, jam e partecipazioni ai live a volte regalano al pubblico "qualcosa di più". E' un'idea che condividete? Se si, la metterete in pratica in futuro?
Abbiamo avuto un brutta esperienza iniziale non tanto con le collaborazioni ma con il concetto “ti do una mano” o “mi piace quello che fate” espresso da altre band. Quindi preferiamo per ora uscire da soli anche perché suonando in questo assetto a sei siamo già abbastanza ingombranti, però non è detto che in futuro, con le giuste persone, e nel giusto luogo, si possa pensare di collaborare o di predisporre serate in cui band che si stimano suonino insieme. Per ora nelle strette vicinanze c’è solo la condivisione di palco nelle varie manifestazioni di provincia o nei concorsi. Per quanto riguarda gli album credo che sia una scelta dettata dalla conoscenza di artisti che possono stimare il tuo lavoro. Per ora a noi questo non è capitato, o meglio, abbiamo ricevuto complimenti anche da artisti noti ma non è capitato che da una buona considerazione da un artista o band dell’underground italiano sia nata la possibilità di una collaborazione.


(continua)
Emanuele Brizzante e Fusaro Lucantonio dei MasCara per GTBT

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