venerdì 18 settembre 2009

Sonata Arctica - The Days of Grays (Nuclear Blast, 2009)


Il nuovo album del quintetto finlandese. Potrei fermarmi qui, ma mi ero promesso di farne una recensione più completa, quindi bando alle ciance.

Rispetto al precedente Unia rincontriamo una band power metal come ci aveva lasciato prima dello scorso disco, più rilassato e per questo forse anche più interessante. Soliti assoli ultraveloci, cavalcate epiche supportate dall'incalzante doppio pedale di Portimo, cantato in puro stile Kakko, senza eccezioni (compreso l'inserimento di una voce femminile che nulla toglie e nulla da al prodotto finale).

Aperto da un pezzo strumentale che ritroveremo in chiusura cantato (Everything Fades to Gray), molto migliore nella seconda versione, il disco prosegue con la tipica struttura da disco “nordico” per tutti i suoi cinquantasette minuti, forte solo di qualche azzardo in più (i cambi di tempo all'inizio di Deathaura, brano in realtà piuttosto noioso nel complesso, ne sono un esempio). Pezzi come The Last Amazing Grays, Flag in The Ground e The Dead Skin sono fotocopie di vecchie canzoni della band, così anche le ballate Breathing e As If The World Wasn't Ending, a metà tra le vecchie glorie come “The End of This Chapter” e i brani da pop scandinavo dell'ultimo di Kotipelto (Stratovarius). Va leggermente oltre, anche se non troppo, Zeroes, pezzo molto orecchiabile che aggiunge qualche venatura più calda al solito set di suoni glaciali/medievaleggianti tipici della band e di gran parte del panorama finnico. Serve a poco citare le altre, in puro stile Sonata Arctica e pertanto sicuramente apprezzate dai fan dello stile, ma per nulla valide nel loro dichiarato tentativo di fare “qualcosa di nuovo”. Che le chiacchiere da blog o da rivista servano ormai è cosa più che dimostrata, e questo disco non sarà certo l'eccezione che conferma la regola.

Che dire. Prodotto bene e suonato meglio, è un disco onesto per chi i Sonata li ha sempre seguiti ed apprezzati, ma venirci a dire che questa è roba nuova suona semplicemente un po' ridicolo. Forse anche patetico, in un genere morto da tempo. Solo per i patiti.

Voto: 4.5

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